Governo
Il ritorno del dibattito nel PD
Tanti media nostrani si mostrano inorriditi dal dibattito interno al PD di Elly Schlein, tanto da dipingerlo come un partito frullatore che ha perso la bussola. In realtà, il PD affronta per la prima volta una dialettica tra le sue correnti, che potrebbero effettuare l’agognato passaggio da gruppi di potere ad aree di pensiero.
La dialettica nel PD
Il PD ha abituato gli elettori a litigare tanto in maniera poco produttiva. Infatti, le discussioni non erano tanto sulla linea politica, quanto sui nomi e sulla retorica. La parte liberale utilizzava una retorica aggressiva per imporre un governismo dove le regole tecniche eclissavano la politica. La parte socialdemocratica utilizzava una retorica pacata e nostalgica per poi mostrarsi impotente di fronte allo stesso governismo, mascherandosi dietro ai “vorrei ma non posso”.
Elly Schlein ha ringiovanito questi schemi con un misto di scelleratezza e visione politica. La poca esperienza della segretaria è diventata un punto di forza per poter affermare posizioni che sembravano lunari fino a poco tempo fa. Quando una posizione audace di un oscuro dirigente del PD sembrava poter provocare conseguenze devastanti, in grado di far collassare i mercati finanziari o l’Unione Europea solo per il fatto stesso di essere stata pronunciata.
Questo terrore contribuiva a limitare il dibattito a sinistra, mentre i leader di destra fanno tuttora a gara a chi la fa più grossa. Non mi stupisce quindi che tanti osservatori abituati al conformismo si siano spaventati per l’intervista con cui il candidato del PD alle Europee Marco Tarquinio ha ipotizzato di scioglimento della NATO.
Ovviamente, quell’ipotesi è una provocazione di un candidato indipendente. Un candidato che fa del pacifismo la sua vocazione e che, come tante persone di sinistra, dubita che la fine della guerra in Ucraina possa avvenire solo tramite la forza militare. Le sue parole saranno anche poco condivisibili, ma alimentano un dibattito ingiustamente soppresso negli ultimi anni.
Il ruolo della politica
Il PD non solo non aveva mai messo in discussione il suo atlantismo, ma non aveva neanche cercato di avere una posizione autonoma rispetto a quanto deciso dai generali NATO. Le posizioni dei dirigenti del PD sono apparse schiacciate su quelle dei comandi militari, senza alcun pensiero critico. Ma i compiti della politica e dei vertici militari sono ben diversi. Tanto che alcuni generali in pensione hanno espresso critiche all’alleanza atlantica molto più dure rispetto al principale partito della sinistra italiana.
Oggi, le posizioni critiche portano il PD sulla strada del dibattito interno. Penso sia importante che queste critiche non arrivino da politici rossobruni illuminati sulla via di Mosca, ma da pacifisti a tutto tondo. Infatti, chi paragona queste posizioni a quelle di Matteo Salvini e dei filo russi, non sa di cosa parla. Marco Tarquinio è un giornalista vicino alla comunità di Sant’Egidio, organizzazione religiosa vicina al pontificato di Papa Francesco. Un Papa che sta guidando la chiesa su posizioni di dialogo, aprendosi al mondo e scontrandosi con gli estremismi sia degli evangelici supporters di Donald Trump che degli ortodossi di Vladimir Putin.
Oltre alla politica estera, Schlein ha cambiato direzione anche alla politica interna, con la firma del referendum della CGIL contro il Jobs Act. Anche per questo è stata attaccata, con la scusa che la riforma era stata voluta dal PD in passato. Come se tutto ciò che ha fatto il PD avesse ricevuto una bollinatura di correttezza valida per tutte le stagioni, cosa che nessun partito può ottenere. Il mondo cambia e anche il PD può ripensare le proprie decisioni.
Le elezioni europee
Le elezioni europee di domenica saranno importanti per testare il rapporto tra destra estrema e destra moderata. Ursula Von der Leyen e Giorgia Meloni, tra inciampi e ritrattazioni, sembrano aver aperto a un rapporto che potrebbe sviluppare convergenze su alcuni temi specifici. Ciò sarebbe razionale perché la destra governa tanti stati e non può essere completamente esclusa dal governo dell’Unione Europea.
La sinistra non può stare a guardare perché rischia di rimanere schiacciata. Deve reagire istaurando un dialogo tra socialdemocratici, verdi ed estrema sinistra. Sarebbe un dialogo molto più legittimo visto che i partiti di sinistra sono in genere pacifisti senza essere filo russi e non hanno la componente razzista e sciovinista dell’estrema destra.
Per far questo ci vuole un dibattito senza pregiudizi, patenti e bollinature. E soprattutto senza temere ripercussioni mondiali dalle dichiarazioni di qualche oscuro parlamentare europeo. Schlein facilita questo dialogo portando posizioni alternative rispetto al governismo classico, come quelle di Marco Tarquinio e Cecilia Strada.
Il dialogo potrebbe essere il punto di forza della leader del PD, che è riuscita a comporre liste equilibrate, dove sono rappresentate posizioni diverse senza trascurare chi ha militato nel partito per tanti anni. Questo fattore, combinato all’abilità di Schlein di vivere e stare nella piazza, potrebbe garantire al PD un risultato migliore delle (basse) aspettative.
Le buone candidature si riflettono anche in ambito locale dove sono ben felice di vedere due amici alle prese con la campagna elettorale. Nel mio paese, Campiglia Marittima, Alberta Ticciati si ricandida a sindaco con una piattaforma che rispecchia una sinistra radicale, ma realista. In questa veste, ha ricevuto la visita di Schlein, che ha tenuto un breve comizio per le vie del centro. A Firenze, Valerio Fabiani tenta l’avventura di entrare in consiglio comunale, a sostegno di Sara Funaro.
Le posizioni di Giorgia Meloni
Infine, è utile ricordare che numerose posizioni e sensibilità diverse sono riassunte anche all’interno del presidente del consiglio. Al contrario del PD, Fratelli d’Italia non litiga nelle sedi di partito, ma più semplicemente all’interno della testa del proprio leader.
Giorgia Meloni appare leader di una destra sociale all’amatriciana che un giorno è filo russa e quello dopo è atlantista. Che si sveglia la mattina difendendo lo stato sociale e si riposa la sera sostenendo l’anarco capitalista Javier Milei. Che vuole aumentare la democrazia facendosi eleggere direttamente dal popolo pur sapendo che non otterrà mai il sostegno del 50% dell’elettorato.
Insomma, un caso clinico più che politico.
Immagine dalla pagina Facebook di Elly Schlein
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