Governo

Il problema dell’Italia sono le doppie punte

13 Novembre 2022

Il vero problema dell’Italia sono le doppie punte. È impossibile tenerlo segreto. Il signor Meloni, ormai ben sistemato sulla seggiola del Presidente del Consiglio dei Ministri, conosce bene questo problema. Vorrebbe nasconderlo, perché non sa come risolverlo, ma inconsciamente ogni tanto viene fuori perché si tocca con mano. Crosetto è molto avvantaggiato, come il sottoscritto, perché le punte proprio non ci sono più da tempo, e bisogna dire che è una gran comodità. Ma siccome al signor Meloni piacciono i capelli lunghi e biondi, immaginiamo strinati dalla tinta, le doppie punte sono un vero problema nazionale. Non esistono problemi più difficili da risolvere, né il ponte di Messina, né i rapporti colla Francia, né le magre figure sulle quote di migranti che ospitano gli altri paesi rispetto all’Italia, né le anticostituzionali idee di flat tax (tassa piatta) del capitano suo vice, né tutte le trovate per trovare soldi che non ci sono e non si possono creare dal nulla neanche ingaggiando tutti gli antichi falsari della Repubblica di San Marino, né la trovata imbecille di togliere il reddito di cittadinanza senza aver prima creato delle condizioni di lavoro serie. Va bene che i soldi sono un’astrazione e che ormai i contanti sono avviati a essere reperti archeologici: tanto siamo sempre lì, un correntista non vedrà mai tutti i suoi soldi davanti a sé, vedrà solo delle cifre sul suo monitor o su quello dei bancomat, finché ci saranno, e bona lè.

La Destra, quella vera, quella forte, quella che piace al signor Meloni e meno a tanti altri, è invece concreta e preferisce far girare tutti con almeno cinquemila euro in tasca. E chi li vede tutti insieme, cinquemila euro? Magari, signor Meloni, me ne darebbe un po’ lei? Io girerei volentieri con tanti quattrini, e certamente li spenderei per cose utili, favorendo i consumi e facendo girare l’economia.  Sicuramente tutti i percettori del reddito di cittadinanza sono soliti andare in giro anche con diecimila euro in tasca. Forse coloro sono tutti frequentatori del Twiga o del Billionaire o della Crazy Pizza, nomi che credo bisognerebbe cominciare a tradurre in italiano, sennò che significa “Prima gli Italiani”? Miliardario va bene, Pizza Pazza è facile, ma come si dirà Twiga in italiano? Fonti attendibili mi dicono che in swahili significa giraffa, lo sapevate? E, come logo, c’è una testa di giraffa stilizzata a ricordarlo per chi non lo sapesse. Ma certamente se a un complesso turistico metti il nome Giraffa Wellness Beach o, meglio, Spiaggia Benessere Giraffa, chi se ne sentirebbe mai attratto? Twiga fa rima con figa e quindi promette bene, se poi si accoppia a Wellness fa talmente chic che sarà impossibile rinunciarci. Un po’ come le cene eleganti. E lì, al Twiga Wellness Beach, in effetti, andarci con cinquemila euro in tasca può essere necessario, visti i prezzi sia del ristorante sia dell’ombrellone e del lettino. Sempre esotici gli imprenditori italiani, la boutique della carne, barber shop, coiffeur pour trans, le Delicatessen di Concettina, ecc. ecc.

Il Twiga poi è assolutamente esperantico: “Welcome to Twiga. Sei pronto per un’experience indimenticabile?” così recita il sito virtuale del luogo: per poi aggiungere “Trasforma la tua estate in un sogno indelebile e prezioso, che potrai vivere in armonia con gli amici, la famiglia e i tuoi affetti.”

https://www.twigafortedeimarmi.com/

Naturalmente i soldi non fanno l’alfabetizzazione e né il neoministro del Turismo, gran bella twiga, né lo straordinario Bryatore, né chi gli ha fatto il sito web, probabilmente l’azienda di comunicazione del neoministro, si sono resi conto dell’errore: “un’experience” coll’apostrofo. Fosse in italiano, essendo un sostantivo femminile, meriterebbe l’apostrofo. Ma, se fosse francese si direbbe “une expérience”. Siccome non c’è la “é” con accento acuto si arguisce che non è francese. Forse, vista la anglofilia del bilionario nonché della bella twiga, sarà in inglese: “experience”.

L’errore viene ripetuto anche nella sezione dedicata al ristorante, anzi al “restaurant”: “Tradizione e innovazione si incontrano in un’experience esclusiva”. E. considerando la parola femminile si è giustamente concordato l’aggettivo: “esclusivA”. Ma in inglese la parola non è né maschile né femminile. E quindi quell’apostrofo e quella concordanza che mi stanno a significare? Perché non mettere semplicemente “esperienza”? In italiano, certo, tutta questa avventura risulterebbe banale, a nessuno verrebbe in mente di fare un’esperienza, mentre “un’experience” ha un fascino straordinario, come se si facesse qualcosa che solo gli sceicchi arabi si possono permettere. È un po’ come dire che “escort” è chic, mentre “persona in affitto” risulterebbe assai meno attraente. Il sogno, poi, diventa “indelebile” come una macchia che nemmeno la candeggina Ace può eliminare. Se poi bisognerà viverlo anche in compagnia della famiglia o degli affetti, per quel sogno indelebile ci vorranno ben più di cinquemila euro in contanti in tasca. Ecco perché si voleva alzare i limite dei contanti a diecimila euro. Bravo, signor Meloni, adesso abbiamo capito, è stato abile a celare il vero motivo, probabilmente per non scontentare i suoi amici Santa e Bry. Ma la delizia anglofona continua, scorrendo il sito web: “Le 45 tende (con cabina doccia) sono servite da due punti bar e 8 addetti al costumer service, impegnati a soddisfare ogni tua esigenza.” Costumer service”, chissà che sarà mai il “costumer”. Forse intendevano un servizio costume, nel senso che anche se vai lì scostumato il costume te lo servono loro, soddisfacendo con impegno ogni tua esigenza. Naturalmente facendotelo pagare a peso d’oro. In inglese si scrive, secondo il dizionario, “customer” colla u. “Costumer” significa, infatti, “disegnatore di costumi”, o anche “venditore di costumi”,  che però sono i costumi di scena mentre i costumi da bagno sono “swim suit” o “bathing suit”. Non “cliente”, perché il “customer service” è l’assistenza clienti. E poi chissà perché “45 tende” e “8 addetti” mentre “due punti bar” anziché “2 punti bar”.

Ma nella pagina di apertura del medesimo website c’è un’altra perla idiomatica: SEA YOU NEXT YEAR. In italiano suona così: “mare tu l’anno prossimo”.  Equivoco stravagante che proviene dalla pronuncia uguale di “sea” e “see”, che però hanno due significati ben distinti. Il primo vuol dire, appunto, mare, e il secondo “vedere”. See you next year potrebbe voler dire, in effetti, “ti rivedo l’anno prossimo” (in una visione ottimistica dopo aver esaurito i diecimila euro in tasca), ma “SEE” non è “SEA”, il quale peratrlo è un sostantivo e non esiste nemmeno un verbo “to sea”. Infatti “to sea” vuol dire “al mare”, moto a luogo. O in un momento di poesia, forse, “al mare” o “per il mare” come complemento di limitazione o altri ancora. Vederla come un gioco di parole da parte di chi ha scritto quei testi, cercando di convogliare un messaggio marino, visto che il Twiga è sulla spiaggia, al cliente, ossia come “arrivederci al mare”, è un sopravvalutare ottimisticamente sia l’autore dei testi che il webmaster. Nel menù, tradotto in basso in inglese, fa bella mostra di sé il carpaccio di gambero rosso (Aristaeomorpha foliacea). Buonissimo, senza dubbio. Ma viene tradotto con “Red prawn carpaccio” senza sapere, probabilmente, che “prawn” significa scampo (Nephrops norvegicus), o comunque un genere di crostacei muniti di chele, mentre gambero, comunemente inteso, è “shrimp”, e in inglese si dice “giant red shrimp” oppure “giant gamba prawn” ma se si usa solo “prawn” vuol dire “scampo”, che è un altro animale. Il Polpo Teriyaki diventa “Teriyaki’s Octopus” con un genitivo sassone (o una terza persona singolare abbreviata del verbo essere, indicativo presente) improbabile. Al di là che “shrimp” e “prawn” possono essere, ahimè, utilizzati come sinonimi nel linguaggio gastronomico, pur essendo animali del tutto diversi (sarebbe come dire che “leone” e “lince” sono la stessa cosa) un po’ più di precisione e accuratezza, per il prezzo che si paga, sarebbe auspicabile. Tu vuo’ fá l’americano, mericano, mericano, Siente a me chi t”o ffa fá?

Come scrivevo in un mio articolo di più di due mesi fa, tutto ciò a Palermo si concentra in un termine: “tascio”. Chi se lo fosse perso potrà riparare alla perdita andando al link https://www.glistatigenerali.com/governo_partiti-politici/libera-il-tascio-che-e-in-te/ . Capirà meglio di che si tratta.

Tornando alla concretezza della Destra, le doppie punte sono concretissime. Sono uno dei problemi irrisolti del nostro mondo contemporaneo (o conteNporaneo, se volessimo vezzeggiare il neopresidente della Camera e confortarlo per l’ortografia, che ormai sembra sconosciuta, o forse esibire errori d’ortografia è un tocco di classe e lo stiamo imparando tutti) perché non è vero che basta questo o quello shampoo, questa o quella crema riparatrice: le doppie punte non scoNpaiono mai, si riformano anche se le tagli. Fa parte della genetica, non c’è nulla da fare. Hai voglia di accarezzarti i capelli finché vuoi, le doppie punte saranno sempre lì a ricordarti il tuo destino.

E, per gli italiani, sapere che le doppie punte non spariranno mai e si riformeranno seNpre, è una scoperta amarissima. Ci si può accontentare del foto ritocco, soprattutto dopo un selfie appena alzati al mattino, che è uno dei momenti peggiori in cui le doppie punte possono manifestarsi in poNpa magna ed essere evidenti al pubblico in men che non si dica. Ma il dramma è lì, in attesa di manifestarsi pubblicamente. Ce la farà l’Italia a superare questo drammatico ostacolo che rende la vita così difficile in Europa a tutti noi, anche se io e Crosetto le doppie punte non ce le abbiamo? Meglio adottare un look più pratico, come von der Leyen o Fumagalli Carulli del tempo che fu, signor Meloni. Il capello sciolto e biondo è più soggetto allo scabroso inconveniente. Chissà se anche Sansone, che aveva chiome fluenti sabotate da Dalila la maliarda, avrà conosciuto il medesimo problema.

Comunque le doppie punte resteranno un problema costante per gli italiani, me lo sento, almeno per i prossimi cinque anni. San Mattarella salvaci tu, sciogli le Camere nell’acido.

Doppie punte, metodo per esorcizzarle

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