Governo

Il nuovo che arretra

7 Novembre 2022

C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.

Walter Benjamin

Avanti Savoja! Al grido belluino con cui le truppe piemontesi andavano all’assalto dell’avversario, e che si potrebbe ripristinare come colonna sonora in un videogame che si chiami Savoy über alles, la “nuova” classe dirigente italiana sembra voler rimettere insieme le anticaglie che pensavamo ormai ricoperte di ragnatele nell’angolo più remoto della soffitta.

Ma è proprio nella soffitta che nei film dell’orrore si annidano demoni e fantasmi, relegati lì da qualche incantesimo e risvegliati dal bacio di milioni di elettori che hanno voglia di fare i principi azzurri e che hanno confuso che non è Biancaneve o Aurora che stanno risvegliando ma i mostri di Jurassic Park.

Diciamo che se è vero che il mondo sta andando a ritroso, in questi ultimi anni post pandemici, l’Italia presenta le sue novità recuperando i resti delle soffitte, appunto.

L’unica novità, che però non si è capito se sia veramente un bene, sebbene rimarcata perfino dal papa, che, anche lui, diciamolo chiaramente, è un’anticaglia, è un presidente del Consiglio dei Ministri di genere femminile che però rivendica con orgoglio che si parli di lei al maschile, strano paradosso per chi lotterebbe contro la fantomatica ideologia gender. Ma al di là che sia una signora non ci sono altre novità.

Di nuovo c’è, forse, un peggioramento del livello culturale di importanti cariche dello Stato, come il presidente della Camera dei Deputati che offre svarioni imbarazzanti nel CV e anche accenti improbabili su parole omofone. Va detto che la lingua italiana è molto difficile e che parlarla e scriverla bene è ormai un vezzo da dinosauro, e che in Paramento ci sono certi deputati, la cui imitazione fatta da Crozza è solo una pallida copia, che parlano un rimarchevole italiano creativo. Quindi accontentiamoci degli svarioni del presidente della Camera che dovremo tenerci per almeno cinque anni. A meno che il Presidente della Repubblica non sciolga le camere per sopraggiunti problemi.

Di nuovo non sembra ci sia altro. La Moratti che passa da Forza Italia al Centro di Renzi e Calenda? Dove sarebbe la novità? Se perfino Gelmini e Carfagna hanno individuato in quel Centro il loro futuro, pensando che, coi posti ristretti in Parlamento, forse nella compagine dove hanno pascolato in precedenza per molti anni sarebbero ripartite dal Via!, come nel gioco dell’oca o nel Monopoli, la Moratti ci può stare benissimo. Ecco, le sorellastre di Cenerentola e la Matrigna, riunite nel Centro a perpetuare il loro passato senza dire niente di nuovo: c’entro anch’io!

La vera Cenerentola è l’Italia, povera cara, anche perché la Fata Madrina è scomparsa, o l’hanno rapita, o le hanno sciolto la bacchetta magica nell’acido, oppure ha visto che nulla poteva contro la stupidità imperante, e, disgustata, l’ha lasciata in mezzo alla strada colla zucca a cercare di capire come tornare a casa. A piedi, naturalmente, e senza i lampioni che indichino la strada. Topolini, lucertole e il cane probabilmente l’aiuteranno. I sogni son desideri, va bene, ma sognare è ormai un privilegio di pochi.

Il nuovo che arretra si è presentato con concetti obsoleti, usando un dolce eufemismo, concetti che forse al presidente del Consiglio, uomo forte e deciso anche se si presenta come una donna, ma è la moda di questi ultimi anni di scegliere il genere che si vuole, sembrano nuovi. Forse per lui saranno nuovi, perché nuovo è il ruolo che ha attualmente, ma noi che assistiamo alla débacle della politica riteniamo che sanno di muffa. Dai, prima gli Italiani lo poteva dire un capitano in perenne campagna elettorale per impressionare certi elettori che non sapevano nemmeno chi erano, continuare a dirlo significa che ancora non ci si è resi conto del contesto in cui viviamo e si vive in un sogno adolescenziale. I sogni son desideri, appunto. Il capitano è pur sempre al suo fianco (e sarà una bella spina nel suo fianco, presidente), e ha subito ricominciato colla solita solfa. Nessuna novità, quindi.

Ma la vera arretratezza consiste nel non conoscere niente dell’Italia attuale. E questo vale, comunque, anche per l’opposizione. Il nuovo che arretra investe inevitabilmente anche coloro che, pur essendo in decomposizione avanzata, restano lì, come Goldie Hawn e Meryl Streep in La morte ti fa bella: sono morti ma nessuno li ha avvertiti.

Codesta opposizione ha diversi peccati. Ma non è il peccato di essersi concentrati sui diritti civili e le battaglie LGBT+, perché almeno loro se ne sono occupati. E non è nemmeno ciò che viene classificato come radical chic, perché, almeno nei “salotti” delle frattaglie della sinistra dei problemi si parla, mentre altri politici, nei “salotti”, fanno i festini colle olgettine o peggio. Questo anzi è l’unico guizzo che hanno mostrato i radicali chic. Il resto è noia, direbbe il califfo. Ma non è nemmeno noia, è insipienza, è il non riuscire più a individuare una linea, frastornati dalla morte delle ideologie, appigliandosi alle mode del momento e cercando di cavalcare tutte le tigri possibili prima che lo facciano gli avversari, che naturalmente poi lo fanno regolarmente e meglio. Il non riuscire a elaborare qualcosa di veramente adeguato per contrastare il nuovo che arretra è indice che forse Letta nipote, e molti altri che appena scelgono sbagliano, dovrebbero togliersi di mezzo e lasciar emergere qualcosa o qualcuno che abbia recuperato il senno sulla Luna. E che non è Cacciari, naturalmente, che non sa fare nient’altro oltre a borbottare e farsi ospitare in tv per dire le sue, creando il personaggio dello scontento cronico che però, appunto, sta lì, in televisione, senza andare magari nei centri sociali o nei circoli Arci a dire qualcosa di saggio. È pur vero che lì non lo capirebbe nessuno, forse.

Ecco un altro problema. Il linguaggio. Oggi è difficile farsi capire e proporre quindi qualcosa di nuovo e rivoluzionario, adeguato ai tempi. Il linguaggio, ormai storpiato dalla tecnologia che va più veloce del comprendonio degli umani, è diventato più un ostacolo che qualcosa che unisce. Il bravissimo maestro Manzi, che faceva del bene a un popolo di analfabeti non per scelta ma per situazione, oggi riceverebbe un pugno da un allievo perché lo ha ripreso o perché gli ha detto che scuola non si scrive colla k e che “x” significa “per” solo in matematica. Nel frattempo soloni e solonesse riformano la skuola, provocando disastri uno dopo l’altro, non escluso il presidente della Camera che ci omaggia, creativo, con “inpiegato” e “ìndica”, frutto probabilmente di scolarizzazioni dubbie, nonostante si vantino molte lauree, perfino in Scienze Politiche, Storia e Filosofia. Vuol anche dire che chi lo ha esaminato non ha valutato altri probabili svarioni come tali, forse perché pensava che fossero corretti. È il nuovo che arretra, non possiamo opporci a questo tsunami al contrario, il mare della sapienza che si ritira spaventato da ciò che avviene sulla terraferma sconvolta e che batte in ritirata per non contaminarsi.

Non c’è nessun viatico possibile. Dalle macerie qualcosa verrà fuori, si vedrà.

 

 

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