Governo

Il discutibile investimento del Gatto e la Volpe

28 Settembre 2018

Ieri sera il governo ha deciso sotto quali alberi seppellire i denari estorti a Pinocchio. Invece di fargli sottoscrivere una cambiale con l’1,6% di interessi, ora sostengono di aver ottenuto un tasso del 2,4%. Ma, probabilmente, il tasso sarà molto più alto.

Mio nonno, quando le cose andavano male, diceva: pensavo che piovesse, non che diluviasse. Questa è anche la mia sensazione, man mano che le ore passano e si accresce la mia comprensione dell’accordo siglato ieri sera dal governo Salvini – Di Maio. Analizzare questo disastro nel dettaglio è troppo lungo, mi limiti ai punti più dolenti. Inizierei dicendo che la cantilena, che recita: “siete tutti corrotti, i partiti di prima ci hanno messo nei guai, ora lasciateci fare”, non vale. La Lega aveva posizioni di governo già nel 1994, e la legge (che non ha mai funzionato) sull’immigrazione si chiama Legge Bossi-Fini, indovinate perché. Ancora più grave è la frase: “I mercati dovranno accettare, di loro ce ne freghiamo”. Il nostro debito viene finanziato dalla vendita dei Titoli di Stato. Se i mercati non li comprano, o li comprano solo se aumentiamo a dismisura la loro redditività, sarà la bancarotta in pochi anni. Non saranno i poteri forti, ma il buon senso. Io compro un oggetto solo se mi serve e se mi conviene. Nessuno può obbligarmi a comprare uno strumento finanziario che mi appare una fregatura. Così funzionano i mercati, che non sono una cospirazione dei Vulcaniani, ma gente che sceglie seguendo criteri semplicissimi e trasparenti. Ed infatti oggi le banche, che hanno la pancia piena dei buoni obbligazionari del Tesoro italiano, sono in picchiata, in Borsa. I fanatici di questo governo non si accorgono del fatto che, nel mondo contemporaneo, quello che loro considerano il 2,4% del debito può raddoppiare in 24 ore, se la finanza si ferma. Ma andiamo con ordine.

Reddito di cittadinanza. Secondo i proclami del governo, il disoccupato dovrà passare attraverso gli Uffici di Collocamento e, finché verificherà seriamente la possibilità di essere assunto da tre proposte inoltrate da questi uffici, avrà diritto a percepire una cifra mensile paragonabile alla pensione minima, che dovrebbe essere intorno ai 750 € mensili. In Italia ci sono 9,6 milioni di persone che cercano di lavoro. Ogni anno, i 536 uffici di collocamento riescono a trovare un’occupazione a circa il 3% dei richiedenti. (http://nuvola.corriere.it/2016/06/17/centri-per-limpiego-a-che-punto-siamo/). Questo significa che, senza alcun’altra prospettiva, ogni anno 9’663’000 persone avrebbero diritto al reddito di cittadinanza. Questo significa un costo di 87 miliardi di € all’anno. (http://amato.blogautore.repubblica.it/2017/04/19/centri-per-limpiego-ancora-inefficaci-solo-il-25-dei-giovani-ha-trovato-lavoro-grazie-al-loro-intervento/). Le cifre proposte dal governo sono quindi una bugia.  Se l’Italia pagasse questa cifra, l’aumento del debito non sarebbe del 2,4%, ma del 5,7%. Questa è una questione algebrica, altro che poteri forti.

Disoccupati in fila all’entrata dell’Ufficio di Collocamento di Firenza

Dissesto idrogeologico. In Italia vengono distribuiti annualmente 123 miliardi di metri cubi di acqua potabile. Dal momento che i ghiacciai si stanno riducendo drammaticamente, questo aumento è stato reso possibile dalla possibilità tecnologica di andare a pescare acqua a profondità sempre maggiori. Di questi 123 miliardi di metri cubi, il 38,2% va perduto a causa delle cattive condizioni della rete idrica (https://tg24.sky.it/ambiente/2017/03/22/acquedotti-italiani-perdono-38-per-cento-acqua.html). Se è vero che il costo alla fonte è di 0,722 € al metro cubo (https://tg24.sky.it/ambiente/2017/03/22/acquedotti-italiani-perdono-38-per-cento-acqua.html), questo significa che ogni anno l’Italia butta 83,27 miliardi di € di acqua che, prodotta alla fonte, viene dispersa prima di raggiungere la destinazione – senza calcolare quanto costerà, in futuro, il fatto che buttiamo via quasi 50 miliardi di metri cubi d’acqua, e che quest’acqua manca dai fiumi, dai laghi, dalle necessità di persone, animali, terreni. Per il governo un investimento per risolvere questo problema, che verrebbe coperto quasi completamente da operatori privati, non è un’emergenza. Ogni anno continuiamo a perdere oltre 80 miliardi di €, e chi se ne frega.

Azzeramento degli stanziamenti per la manutenzione delle infrastrutture. Come ho già documentato in un altro post, in Italia l’88% degli edifici scolastici, il 56,55% degli edifici giuridici ed amministrativi pubblici, il 91,2% dei monumenti, tutti i ponti costruiti prima del 1970, e circa il 6,6€ dei chilometri di autostrade, hanno bisogno di essere rifatte. Dal momento che la legge del 1996 sull’anagrafe dei problemi infrastrutturali è rimasta disattesa, non esistono cifre per quantificare di quanto denaro ci sarà bisogno o per evitare le tragedie, o per pagarne le conseguenze. La scelta del governo è stata chiarissima: le infrastrutture vanno riparate quando crollano. Qualunque numero sarebbe inventato, ma capite bene, solo guardando ai costi per il disastro di Ponte Morandi a Genova, che si parla di perdite in vite umane e di cifre milionarie per ogni oggetto. Se non si fa nulla, ovviamente, la situazione peggiorerà.

Superamento della Legge Fornero. Il meccanismo proposto considera che un cittadino possa andare in pensione quando abbia raggiunto, sommando età anagrafica e periodo retributivo tassato, la quota di 100. Nell’esempio ideale, un cittadino che ha lavorato per 38 anni (dai 24 ai 62) va in pensione immediatamente. Questo significa che oggi, come sostiene il governo Salvini – Di Maio, molte persone, che con la Legge Fornero sarebbero state costrette a restare al lavoro per un altro decennio, potrebbero andare in pensione. Ma nel futuro prossimo, ovvero già dopo il 2025, le persone con 38 anni di pagamenti all’INPS inizieranno a diminuire. Io, per esempio, ho già scelto 30 anni fa di andare in pensione in Germania, e quindi ci andrò con 67 anni ed una cifra modesta (intorno agli 800 € mensili), dovuta al fatto che io, solo tra otto anni, avrò raggiunto i 25 anni di contributi. In Italia, secondo il metodo Grillino, potrei andare in pensione con 71 anni, e prendere 615 €, oppure andarci prima, e prendere la pensione sociale. Quanti di coloro che hanno, oggi, meno di 40 anni, saranno in grado di avere 38 anni di contributi allo scoccare del 62° anno d’età? Un calcolo che ho sentito ad una conferenza diceva il 13,4% della popolazione. Quindi questa riforma nasce morta, perché non affronta il problema.

I resti del Ponte Morandi a Genova

Azzeramento del welfare. Sono bloccati tutti i programmi di riqualificazione delle periferie, di sostegno ai disabili, di promozione della cultura, di sostegno dello sport, di finanziamento delle cooperative che gestiscono le ambulanze, molti ambulatori, gli asili, e viene cancellato il programma SPRAR (come già prevedeva il decreto Salvini sulla “sicurezza”, che aveva tolto 35mila immigrati dalla strada ed aveva provveduto alla loro integrazione, con il risultato di gettare quei 35mila per strada.

Non so cosa sperare. Che ci siano tre anni di questi pazzi, di modo che il disastro sia visibile a tutti, o che accada un miracolo, e scompaiano. Sarebbe bello se esistesse un solo partito di opposizione. Ne basterebbe uno solo, serio, che prendesse il 6%, e su quello si potrebbe costruire un futuro. Ma non c’è.

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