Governo
Il delirio di De Luca e le ragioni non condivise
Il napoletano è allergico alla tirannide, al potere forte, alla necessità che un ordine cada dall’alto, senza la preventiva condivisione. Lo dimostra la storia del primo Masaniello, contro le gabelle fiscali dei viceré spagnoli nel 1647 o la breve vita della Repubblica partenopea del 1799 (si ricordi la testimonianza di Eleonora de Fonseca Pimentel) contro i Borboni, caratterizzata dal tentativo di una Costituzione democratica elaborata da grandi giuristi come Mario Pagano, ma molto più recentemente la ribellione eroica al potere nazifascista con le 4 giornate di Napoli nella seconda guerra mondiale.
Benedetto Croce diceva che Napoli era come un paradiso abitato da diavoli. E De Luca deve capire che quando l’ordine che impartisce è impopolare, a Napoli non passa, deve sempre richiederne il consenso. Non può procedere come se fosse un dittatore solitario con metodi bulgari, rumeni.
Indubbiamente risulta che abbia sentito il ministro della salute, ma ci sono anche i sindaci e soprattutto le categorie economiche dei commercianti, ristoratori, professionisti, industriali che andavano consultati. Una decisione a tutela della salute sì, ma non invece a salvaguardia anche di sacrosante esigenze economiche. I commercianti ed i professionisti sono autonomi, devono guadagnare, perché a fine mese non arriva lo stipendio e se si muore di fame c’è la Rivoluzione.
I politici come De Luca, si dice a Napoli, hanno lo stipendio sotto il cuscino, perché si consegue a prescindere, anche se non si lavora, come avviene con il pubblico impiego nelle Pubbliche Amministrazioni. Da qui le rivolte delle ultime ore: De Luca è un abile politico, ma gli ha preso il delirio di onnipotenza e, se continua su questa scia, la pagherà carissima.
Si pone ormai un problema serio e considerevole: come gestire nella cornice, non solo istituzionale ma anche delle parti sociali, la Regione Campania. E con la decisione del lockdown, di adottare il coprifuoco, di chiudere tutto (tranne che per poche categorie), ha dato il destro al Sindaco di Napoli che giustamente soffia sul fuoco del disagio sociale.
Così non arriverà lontano. Re melius perpensa: deve rivedere il meccanismo decisionale, non adottare decisioni da solo, guardandosi allo specchio, come se tutto dipendesse da un sovrano assoluto: non si fa così la politica, che è condivisione, soprattutto quando si tocca il portafogli (non pieno per tutti).
Distrugge l’economia ma salva la salute, a suo dire. Ma non regge: condividendo strategie decisionali potrà ottenersi, in una logica che superi il contrasto stridente, un risultato che abbia il consenso di tutti, nell’etica della responsabilità. La regione Campania assurge a questione nazionale e De Luca va seriamente ridimensionato.
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