Governo

Il concetto di semplicità in Senato

14 Ottobre 2015

Ieri Maria Elena Boschi ha esultato dopo il voto che riforma il Senato. Ha detto:

”Finalmente abbiamo un’Italia più semplice”

Bene. Non mi interessa entrare ora nel merito della riforma, ma mi preme invece soffermarmi un secondo sul concetto di quel “più semplice”

Perchè “semplice” è diventata la parola magica, il concetto guida.
Più semplice questo, più semplice quello.
Come se la semplicità fosse di per se un valore fondativo e la complessità un male da affrontare.

Non saprei (come scrivo qui, cliccate).

Complesso è Einstein. Semplice è Gasparri, come scrive il mio amico Gianmarco Bachi.
Dunque da che parte sta il valore?

E’ semplice sganciare una bomba. Più complesso avviare un processo di pace. Insomma, non è che la semplicità sia necessariamente un merito.

Non è che se fai riscrivere la Treccani a Calderoli, poi ti ritrovi un’enciclopedia migliore. Sicuramente ti occupa meno spazio sullo scaffale ed è più semplice poi spolverare la mattina.

Sia chiaro. Non è che ami la complessità a tutti i costi. Anzi

Non la tollero nella burocrazia o nei regolamenti condominiali.
Non la reggo nell’artificiosità dei linguaggi o nell’arzigogolo delle architetture vistose.

Dopodichè non penso nemmeno che la semplicità ad ogni costo sia un valore salvifico.
Ma sto semplificando, eh.

(fonte: Gianmarco Bachi)

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