Governo

Gli squilli di tromba sull’Italicum non si possono sentire

4 Maggio 2015

Gli squilli di trombitter proprio non si possono sentire. Ora che questo Italicum è stato votato, una parte significativa della stampa analogica e non, andrebbe ammirata e premiata. Non foss’altro che è riuscita a tenere alto il livello della storytelling, della rappresentazione-bluff drammatica come se il voto potesse in qualche modo essere a rischio (da chi? da Civati? da Brunetta?) quando poi, numeri alla mano, nulla sarebbe stato più scontato dell’esito finale.

Basterebbe fare l’inventario dei titoli. “Spaccatura nel PD”. “Non indietreggia di un millimetro”. “E’ fascismo!”. “Missione Compiuta”. “Mattarella non firmerà”, “Lui tira dritto e li asfalta tutti”: e via andare. In realtà, sullo sfondo della storytelling, c’erano già (e ci sono) le prove tecniche di Italicum con le cooptazioni transe-unte nell’ultimo miglio della politica: che per mera e irrinunciabile attitudine ogni tanto (o spesso?) fa capolino pure in cronaca giudiziaria. Oggi con De Mita per le regionali in Campania – seconda regione più popolosa d’Italia, la prima in questa tornata elettorale – e “ieri”, un tot di settimane fa, in Sicilia con l’inossidabile e potente diaspora demo-cuffariana cooptata nella faraonica Leopolda sicula, con tanto di vertici del partito scesi armi-e-bagagli da Roma, chiavi in mano.

Qualcuno aveva dubbi? No, quei dubbi sul voto parlamentare occorreva crearli mediaticamente per motivare il prevedibile e vittorioso piglio di quelli che Spezzeremo Le Renzi Alla Grecia.

Si resti pure nell’Impero Dei Sensi ma abbiate pietà per il maestro Turchetti, almeno.

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