Governo

Giuseppe Conte alla festa de Il Fatto Quotidiano

8 Settembre 2024

In una giornata di inizio settembre particolarmente afosa e umida, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte è intervenuto alla festa de Il Fatto Quotidiano, nella bella cornice romana di villa Osio, che ospita la casa del jazz. La festa ha avuto numerosi ospiti importanti, dal prof. Alessandro Barbero al concerto di Elio e le Storie Tese, più tanti dibattiti politici. Il principale è stato appunto l’incontro con Giuseppe Conte.

I rapporti con il Movimento…

L’ex primo ministro si è presentato in giacca elegante, come non soffrisse il caldo, e con un sorriso umile. Gli spettatori avrebbero voluto sentir parlare di politica e di proposte, ma i due giornalisti che coordinavano l’evento hanno preferito intercettare i sentimenti della stampa, insistendo sui rapporti dell’intervistato con Beppe Grillo e Matteo Renzi. Così, i quotidiani hanno riportato soprattutto questa fase dell’intervista.

Le domande di scarso interesse hanno comportato un certo borbottio del pubblico e qualche lamentela da parte dello stesso Conte. Per una buona mezz’ora, Giuseppe Conte ha dovuto trattare le dinamiche interne al Movimento 5 Stelle e alla coalizione del centrosinistra.

Dal punto di vista del partito, Conte ha ribadito di voler ribaltare alcuni assiomi del Movimento delle origini, ormai non più attuali. Ad esempio, le proposte non possono essere calate dall’alto del blog di Grillo e ratificate dalla base. Il Movimento deve diventare un partito che raccoglie le proposte degli iscritti e dei parlamentari per provare a fare una sintesi. Opera gigantesca e non facile, ma assolutamente necessaria.

Inoltre, è importante quanto affermato sul secondo mandato. Se il M5S deve fare un’alleanza e scegliere insieme al centrosinistra i candidati, rischia di non esprimerne neanche uno, perché i partiti devono accordarsi sulle persone con più esperienza e consenso quando scelgono un potenziale sindaco, presidente o parlamentare. Insomma, servono politici e non chi deve tornare alla propria occupazione dopo appena tre mandati qualsiasi, a causa di una regola obsoleta.

 

… e quelli con Renzi

La discussione è quindi virata su regole e regolette del Movimento che sono incomprensibili per chi non vi è dentro. A proposito di Renzi, il discorso è più semplice, perché non lo vogliono gli elettori, né del M5S né del PD. Nessuno si fida e nessuno ormai vota il leader di Italia Viva, che però gode ancora di un’attenzione spropositata da parte della stampa. Per questo, gli intervistatori hanno provato a far dire a Conte “Mai e poi mai con Renzi”.

Fortunatamente, il leader del M5S ha saputo evadere questa domanda stupida, pur rimarcando l’impossibilità attuale di dialogare con Renzi. In particolare, non si può dargli torto quando afferma che si possono avere interessi in tutte le società del mondo, ma si dovrebbe avere il coraggio di fermare l’attività politica, che non può essere condotta insieme a quella affaristica.

Dopo abbondanti conversazioni su regole e persone, si sono affrontati i temi più prettamente politici, preceduti dalle dimissioni del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. Conte si è limitato a dire cose ragionevoli, ribadendo la vicinanza umana e l’apprezzamento verso le dimissioni, mentre altri si sono dimostrati ben più attaccati alla poltrona. Al tempo stesso, ha marcato il distacco politico.

Non poteva mancare una domanda sulla Rai, sulla quale si sono ripetute le stesse cose sull’occupazione politica della TV pubblica. Parole che sento ripetere da bambino e che non hanno mai avuto corso, anche perché non sono una priorità per un paese che si informa su ben altri canali.

I temi

Troppo poco tempo è rimasto per trattare le due tematiche più importanti, ovvero la politica estera e la politica sociale, mentre i diritti civili sono stati saltati a piè pari. Soprattutto sulla politica estera, il discorso avrebbe meritato un ragionamento più ampio. Giuseppe Conte può rivendicare che da primo ministro ha detto di no a Donald Trump, siglando l’accordo con il governo cinese che ha incluso l’Italia nella via della seta.

Al contrario, Giorgia Meloni ha tenuto una politica estera schiacciata agli interessi degli Stati Uniti, inviando armi all’Ucraina e uscendo dalla via della seta. Per poi andare in Cina pregando il governo a stipulare un accordo di partenariato volto a risollevare le aziende italiane.

Sono inoltre condivisibili le affermazioni per cui l’occidente avrebbe dovuto trovare subito un accordo per fermare la carneficina in Ucraina. Ma, ormai non è sufficiente affermare che non vanno inviate nuove armi e che sia folle lottare fino al completo collasso di Mosca. Abbiamo bisogno di proposte un po’ più concrete. Magari, con più tempo avrebbe potuto articolare meglio la sua posizione.

Infine, Giuseppe Conte ha affermato che troppi componenti delle élite hanno provato a manipolare i lavoratori facendogli credere che il loro problema fossero i soldi del reddito di cittadinanza distribuiti ai disoccupati. Invece, il bilancio dello stato può permettersi di dare qualche soldo ai disperati, senza di certo svantaggiare nessun altro. Ritengo questo il punto più alto dell’intervista, perché la strategia di delegittimazione del reddito di cittadinanza è stata vergognosa.

Riflessioni finali

Mi pare di aver assistito a un’intervista strana, dove un politico molto più scaltro di quello che si pensa è stato frenato da due intervistatori poco interessati a idee e programmi. Mi sono quindi ricordato cosa distanziava il PD e il M5S delle origini.

Da una parte, il PD voleva parlare di politica alta, ragionando sui massimi sistemi. Ciò lo ha portato a volare troppo alto per scottarsi come Icaro, finendo per acquisire una supponenza insopportabile e a scambiare le ricette liberiste e atlantiste come le uniche politiche possibili.

Dall’altra parte, l’area che ruotava intorno a Beppe Grillo e Il Fatto Quotidiano ha scavato verso il basso, rifiutando i grandi temi e concentrandosi sulle persone. Tanti sembravano trovare piacere nello scoprire i segreti inconfessabili della classe politica, tra cui problemi personali e piccole azioni dubbie. Ciò è stato accompagnato da una sorta di feticismo delle regole, per cui ancora oggi si pensa che il secondo mandato sia rilevante per i cittadini.

A mio parere, entrambi hanno interpretato una forma distorta della politica. Oggi, PD e M5S hanno bisogno l’uno dell’altro per appianare questi difetti originari. Elly Schlein e Giuseppe Conte paiono averlo capito, ma hanno molti compagni di partito pronti a remare contro.

Foto di Hua WANG

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