Governo

Giovane e povera: ecco l’Italia alla quale non è bastato un sì

6 Dicembre 2016

I motivi del rifiuto della riforma costituzionale italiana sembrano essere socio-culturali più che politici. Marco Scalvini, che svolge attività di ricerca presso la London School of Economics, e Monica Fabris hanno identificato una nuova classe di elettori “svantaggiati” e disincantati che sentono di aver perso l’influenza politica ma anche le protezioni sociali che esistevano pre-austerità.

Il voto sulla Brexit e l’esito del referendum italiano riflettono ciò che Gramsci chiama “crisi di rappresentanza” in cui i legami tra partiti ed i loro elettorati si sono rotti. I risultati elettorali indicano pertanto un rifiuto delle forme tradizionali di rappresentanza. Questa crisi è una miscela esplosiva in cui le istituzioni politiche non possono difendersi se non ripensando e riformulando non solo le politiche economiche, ma anche la visione corrente che la classe dirigente ha della classe operaia.

Gli elettori si lamentano che le politiche economiche promesse e le riforme non hanno prodotto lavoro e crescita. Le leadership europee e americane hanno incoraggiato la globalizzazione che moltiplica l’esclusione e le disuguaglianze. L’illusione di tenere un ordine globale basato su interessi economici, che può essere regolato solo attraverso una lex mercatoria , significa ignorare le condizioni sociali che causano questo malcontento cross-nazionale.

In Italia, come nella maggior parte delle democrazie europee, a partire dagli anni ’90 c’è stata una tendenza di sfiducia e disaffezione verso la politica. Allo stesso tempo, la leadership politica non è stata in grado di creare politiche che potrebbero generare le condizioni per una crescita sostenibile.

Nell’indagine ATLAS, illustrata sul blog di LSE, Marco Scalvini e Monica Fabris, hanno identificato che l’80% degli intervistati si sente alienato dal linguaggio della politica e dei partiti politici.

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Tale diffidenza è gradualmente trasformata in rancore a causa del pessimismo, dell’incertezza e insicurezza che fanno sentire gran parte della popolazione esclusa.

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In questo contesto, i partiti tradizionali sono affetti da un impoverimento dell’identità: la destra (Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia) sta vivendo una crisi generale, e il Partito Democratico (PD) ha sconfessato le sue radici, a poco a poco perdendo il rapporto con i lavoratori. Infatti, oggi il PD interagisce per lo più con un segmento di popolazione benestante che si caratterizza per uno stile di vita cosmopolita, un atteggiamento positivo verso l’Europa e l’economia di mercato globale.

L’indagine rivela una preponderanza per il SÌ tra coloro che hanno una maggiore sicurezza economica (54,3%). Le professioni più rappresentate tra coloro che approvano la riforma sono pensionati e top manager. Il NO vince tra i lavoratori autonomi e i liberi professionisti (61,1%), (66,9%); le casalinghe (62,6%) e i disoccupati (68,4%), insieme a chi denuncia una situazione economica meno sicura (66,3%).

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Il processo di esclusione sociale di gran parte della popolazione italiana ha trovato la sua espressione in un voto di protesta per il NO – analogamente a quanto avvenuto per il referendum Brexit.

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Coloro inclini a votare SÌ sono principalmente uomini, anziani, e con un più alto livello di istruzione. Coloro che sono a favore del NO sono caratterizzati principalmente da origine geografica a distanza dal Sud e le isole, o dai grandi centri urbani.

I due grafici di seguito mostrano l’orientamento socio-culturale degli elettori per il SÌ e per il NO.

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Chi è favore del SÌ ha una maggiore fiducia in se stesso per i cambiamenti che la globalizzazione porta con sé. La fiducia nel mercato, la tecnologia, la sostenibilità sono i temi che caratterizzano questi elettori, anche con una forte attenzione al tema del lavoro e una fiducia persistente nei partiti tradizionali. Il voto del NO è caratterizzato da una grande preoccupazione per il futuro, che porta gli elettori a fare affidamento su politiche protezionistiche (per limitare l’effetto del liberalismo incontrollato) e per segnalare una distanza crescente tra loro e la politica. Allo stesso tempo, esprimono un grande desiderio di partecipare a forme di democrazia diretta, come il referendum attraverso la partecipazione e l’auto-direzione. Paradossalmente, questi elettori sembrano essere più resistenti all’influenza di slogan politici tradizionali, ma sono più predisposti a riprodurre nuovi slogan. L’indagine ATLAS ha però osservato che gli elettori del NO sono meno influenzati dai meccanismi di imitazione e dai social media.

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I motivi del rifiuto alla riforma costituzionale, quindi, sembrano essere influenzati più da ragioni socio-culturali, piuttosto che politiche. La nuova classe “svantaggiata” sente oggi di aver perso le protezioni sociali, storicamente garantite dalla sinistra. I risultati della ricerca a cura di Marco Scalvini e Monica Fabris evidenziano la misura in cui la crisi della rappresentanza politica va di pari passo con la pauperizzazione di gran parte della popolazione, specialmente i giovani. 

Potete leggere la ricerca nella sua versione integrale qui

 

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