Governo
FINE DI UN INCUBO
Promemoria per un Paese senza memoria:
La vergogna del 7 marzo, con la notizia della Lombardia che diventa “zona rossa” spifferata ai giornalisti per ingraziarseli.
La mancata zona rossa in Val Seriana. Le mascherine che mancano, i camici che mancano, i reagenti che mancano, le siringhe che mancano.
Le conferenze stampa a social unificati. La promessa di “un intervento poderoso”, i “400 miliardi alle imprese italiane” di cui non si vede manco l’ombra, il sito INPS che va in tilt per gli utenti che fanno la fila per accaparrarsi almeno la beneficienza dei 600 euro agli autonomi.
Le decine e decine di task force che non producono nulla.
L’umiliazione di Vittorio Colao, voluto da Mattarella, a capo dell’unica task force che avrebbe potuto avere un senso, il cui lavoro viene schiaffato sul fondo di un cassetto per non fare ombra al Sire.
Le conferenze stampa a Palazzo Chigi con l’inquadratura storta solo per farci entrare dentro Roccobello. La stampa italiana in ginocchio davanti a Roccobello. L’inutile Circo Barnum degli Stati Generali voluto da Roccobello.
Il liberi tutti dell’estate con le discoteche aperte.
Il mancato tracciamento dei contagi. Il mancato potenziamento della medicina sul territorio. Il piano Crisanti ignorato per l’aumento dei tamponi. Il mancato piano per regolamentare i trasporti. Il mancato piano per riaprire la scuola in sicurezza. I soldi spesi per i banchi a rotelle che poi addirittura finiscono in magazzino perché fanno venire male alla schiena. La app Immuni che non funziona.
L’indifferenza davanti alla recrudescenza dell’epidemia a settembre, quando i numeri sono in salita esponenziale. Il Ministro della Salute che pubblica un libro chiamato “Perché guariremo” scritto durante l’estate con i contagi che schizzano come nemmeno in Primavera.
La solenne dichiarazione dell’11 ottobre, con gli ospedali già al collasso: “Escludo a ragion veduta un nuovo lockdown”.
Il nuovo lockdown pochi giorni dopo, senza uno straccio di giornalista che gli domandi che cosa diamine volesse dire quel “a ragion veduta”.
I Ristori che non arrivano. I parametri per i colori che dovevano essere “trasparenti” e trasparenti non sono. La geolocalizzazione di Roccobello in Libia che sembra una gag da cinepattenone e invece è vero.
La promessa di chiudere a novembre per riaprire a Natale. La decisione di tenere chiuso a Natale. La controdecisione di riaprire a Natale. La controcontrodecisione di tenere chiusissimo a Natale.
Con il Paese in ginocchio, la lettera del bambino preoccupato per Babbo Natale, roba da Istituto Luce. Con il Paese in ginocchio, la conferenza stampa con la lettera del disoccupato che grazie al reddito di cittadinanza “dopo anni si è mangiato una bistecca”, roba che nemmeno l’Istituto Luce avrebbe avuto il coraggio.
Il record di essere il Paese con il più alto numero di morti nonostante le misure restrittive più stringenti, dopo mesi e mesi di balle sul “modello Italiano” riportate dai giornalisti in ginocchio.
La bozza del Recovery plan accolta in Europa da risate. Il proposito di gestire i 209 miliardi del Recovery fund da solo, insieme a gente scelta da lui, esautorando il Parlamento, roba che nemmeno Gueddafi in delirio di onnipotenza. La panzana dell’attacco hacker sul profilo Facebook di Conte per giustificare una story su Instagram.
La Gabanelli che sderena Arcuri. Le siringhe, i padiglioni con la Primula, il piano vaccinale che fa acqua da tutte le parti.
L’unica cosa importante è esserne sopravvissuti.
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