Governo
È Natale e a Natale si può fare di più
Puntuale come la morte arriva il Natale. Ma non è carico di doni. O, forse, doni per alcuni e per molti altri no, soprattutto dopo quest’oculatissima manovra economica del nuovo governo. Doni al contrario.
Lo Spirito del Natale Futuro si presenta a Scrooge come uno scheletro che non parla ma indica colla mano scheletrica le scene che si presentano davanti agli occhi angosciati e increduli del protagonista.
Lo Spirito del Natale Futuro che si presenta a noi ci mostra varie scenette ugualmente angoscianti, in parte frutto di comportamenti precedenti e incancreniti, in parte frutto di attitudini assai recenti.
Tra i comportamenti annosi ci sono l’irresponsabilità, l’incoscienza, l’avidità, l’ignoranza e la miseria. Queste ultime due erano i bambini aggressivi e vocianti nascosti sotto la cappa verde dello Spirito del Natale Presente e fonte dei comportamenti precedenti. Perché l’irresponsabilità, l’incoscienza e l’avidità provengono da ignoranza e miseria. Dal Presente, ormai Passato, i bambini si sono trasformati in adulti e hanno sviluppato le loro attitudini nefande, amplificando viralmente tutto quanto. Una pandemia assai più estesa di quella del coronavirus è proprio questa, dove le tre virtù negative sono la nuova trinità di riferimento che contagia tutti e dove chi ci governa, al suo turno, si incarna perfettamente perché le esprime benissimo. E, d’altro canto, l’attuale governo è frutto di quei due pestiferi bambini.
Non passa giorno che gli interventi di qualche personaggio del governo, siano essi di spicco o solo comprimari, non esprimano come l’irresponsabilità e l’avidità siano i loro punti di riferimento, travestiti da regali di Natale, infiocchettati come se fossero forieri di una nuova vita per tutti nell’anno che sta per cominciare. Da inserire nel quaderno di appunti per ricordarsene, perbacco.
Ed ecco che le tre virtù negative figliano a loro volta per partorirne una quarta, il quarto moschettiere: l’ipocrisia.
L’ipocrisia si esprime col sorriso sulle labbra, come se doni mai visti prima fuoruscissero dal sacco di Babbo Natale per quei bambini che avevano scritto nelle loro letterine che avrebbero voluto il Ponte sullo Stretto o altri desideri assai costosi. Più costosi e più appariscenti erano più godevano di maggior considerazione, ovviamente, perché, oltre a essere anche i più ingombranti erano i più facilmente irrealizzabili e proiettati nel tempo e quindi anche passibili di interruzioni non dovute alla volontà di chi li aveva avviati. Colui, nel caso non fosse sopravvissuto (politicamente) alla conclusione del regalo, avrebbe sempre potuto dire che la colpa non era la sua ma quella di chi è venuto dopo che non ha compiuto le sue volontà. Un dono crudele, ma, d’altro canto, lo Spirito del Natale Futuro è uno scheletro impassibile e mostra solo le conseguenze.
L’ipocrisia stende le sue braccia apparentemente amabili e morbide che si tramutano in men che non si dica in spire rettili che trasformano l’abbraccio in un soffocamento per la paralisi che provocano.
Il nostro Paese, ma è un destino abbastanza comune ai paesi che sono stati divorati dall’avidità, vedi la Gran Bretagna colla Brexit, sta soffocando in una morsa che a poco a poco lo immobilizzerà definitivamente. Forse alcune parti sono già immobilizzate senza che le formiche che le abitano ne abbiano coscienza. D’altronde la virtù negativa dell’incoscienza produce proprio questo, un allontanamento dal discernimento delle cose che ci succedono intorno. Ogni cosa viene accettata passivamente e viene vista come inevitabile, una sorta di destino o forse come se seguisse un suo decorso naturale.
E in parte è vero, perché le conseguenze che osserviamo oggi sono il frutto di comportamenti passati.
Prendiamo, per esempio, la catastrofe geologica dell’Italia. Le inondazioni e le frane che hanno colpito le Marche, la Campania, la Sicilia, la Liguria, il Lazio, il Trentino, la Toscana, la Venezia Giulia. Nessuno sfugge alla cattiva gestione del territorio o, meglio, all’incoscienza, all’inconsapevolezza di ciò che un territorio è. Tutti, da chi vuole costruire per speculare a chi semplicemente vorrebbe realizzare la casa dei propri sogni, credono per opportunismo che qualsiasi territorio possa sopportare una speculazione, senza conoscerne la vera natura, senza soppesare i rischi, senza analizzarlo, preferendo ignorarne la storia. L’incoscienza. Quando la catastrofe si presenta più o meno puntualmente e, a volte, regolarmente, forse qualcuno capisce che qualche considerazione andava fatta prima di considerare quel terreno edificabile. Ma l’incoscienza, preponderante, aggiunta a una buona dose di fatalismo, presente in una cultura intrisa di cattolicesimo, dove la volontà di Dio è sempre misteriosa e quindi se una cosa è successa è per oscuri disegni del creatore, avrà la meglio su tutto e si continueranno a fare gli stessi errori. Anche da parte di chi in Dio non ci crede: l’imprinting culturale è talmente forte che condiziona i pensieri e le azioni. I condoni e le sanatorie, piaga delle nostre amministrazioni, soprattutto nei casi più gravi, dove non si tratta dello spostamento di una porta interna o di un allargamento della cucina, sono come il perdono di un Dio a cui si sia chiesta una grazia. In fondo che cosa ho fatto se non aumentare di un piano la mia casa, abusiva, in modo che potessero abitarci anche i miei figli, senza magari considerare che quel terreno in pendenza, che già sopportava a malapena il peso della mia casa, dovesse sopportare quello di uno o due piani supplementari? Ho chiesto la grazia e mi è stata concessa. Ma la natura è vendicativa e non può cambiare la composizione del terreno friabile che, sottoposto a stress idrico e ponderale, pensa bene di vendicarsi. L’incoscienza derivante dall’ignoranza. Tanto la colpa è del riscaldamento globale, oggi prudentemente corretto in cambiamento climatico, mica di chi ha concesso permessi senza pensare.
Ma i regali dello Spirito del Natale Presente sono più importanti, almeno per i nuovi arrivati, che vogliono subito fare buona figura, la parte dei benefattori che distribuiscono giustizia, finalmente, in un paese inquinato dal malaffare e dalle vessazioni. Regaliamo quindi, come un Babbo Natale, o una Befana, visto che ci sarebbe anche un personaggio principale femminile, una maggiore libertà per usare un rotolino di 5.000 euro in contanti per acquistare regali, regali, regali e far felici gli altri con tutti ’sti regali. Regaliamo anche la libertà di non farsi obbligatoriamente vaccinare e di lasciare le mascherine a casa. Chi vuol esser lieto sia, di doman non c’è certezza. E invece le certezze ci sono, eccome: lo Spirito del Natale Futuro indica col suo indice scheletrico i danni a venire. Infatti, non è un caso che, non usando più le mascherine anti contagio, l’influenza si sia presentata in pompa magna e il coronavirus, ormai variato con tutte le lettere dell’alfabeto greco e fenicio, continui a infettare. Ma lo Spirito del Natale Presente mostra i regali, nascondendo i due pessimi bambini che saranno la punizione per quei regali.
La Befana nel suo sacco ha tanto di quel carbone da lasciare nelle calze appese ai camini! Una caratteristica di codesto carbone è che, ben lontano dal diventare diamante, sarà un combustibile per le poche risorse rimaste, facendole fatuamente bruciare. Ma questo, ai donofori, non gliene cale molto, l’importante è cominciare bene e farsi amare.
Qual sia l’idea di farsi amare che hanno resta un mistero perché in poco tempo hanno fatto una gran confusione con tutti i regali, prima questo sì, poi quello no, e prima 10.000 euro e poi 5.000, e prima niente sanzioni per esercenti che rifiutavano di usare il POS per transazioni di qualsiasi importo e poi l’importo è diventato “inferiore ai 60 euro”, niente impedimenti per chi vuole “fare” (fare “che cosa” è abbastanza inespresso, meglio non essere troppo espliciti, in politica) e così via. Il regalo più grande l’hanno dato ai percettori del reddito di cittadinanza, fornendo corsi di formazione per un’eventuale occupazione, in cambio dell’annullamento del percepimento di quel reddito. Doni utili, veramente degni di una Befana generosa e attenta ai bisogni della gente.
Ma i veri regali, quelli che durano nel tempo, quelli che veramente farebbero bene a tutti, come un territorio messo in ordine, con una significativa riduzione (eliminazione sembra un’utopia) dei grandi evasori fiscali, con una sanità pubblica che funzioni, una scuola che istruisca e non sia un’azienda zoppicante che produce persone unificate nell’ignoranza (le défaillance grammaticali, di concetto e di diritto al concorso per i magistrati di quest’anno ne sono l’implacabile specchio, con un 95% di bocciati, IL 95%!), una pace sociale che faccia sentire i cittadini tutti parte di un progresso comune e non classi di cittadini una contro l’altra, una serie di lavori pensati per gli italiani, che nelle intenzioni dovrebbero venire prima di tutti, una bella botta contro la povertà, e tanti altri bei regali, lo Spirito del Natale Presente, Futuro e Futuro Posteriore proprio non saprebbe dove andare a cercarli.
A Natale si può fare di più, come no, ma Befana e Santa Claus proprio non si sforzano. Forse, ormai pluricentenari, hanno perso il lume della ragione e credono di regalare tante belle cose. Mandiamoli in pensione ma senza retribuzione, così capiscono che vuol dire la povertà.
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