Governo
E la task force partorì il test psicologico a risposta multipla
Non è facile districarsi nella babele di informazioni, notizie, presunte tali, indiscrezioni, e vere e proprie fake. Si cerca un po’ tutti di fare il filtro, o di affidarsi a quello spot delle reti Mediaset che recita: “Fidati dei professionisti dell’informazione. Scegli gli editori responsabili, gli editori veri. Scegli la serietà.” Fatto sta che da un paio di giorni, circola sui quotidiani la news relativa all’idea di chiedere ai 150 mila cittadini che si presenteranno per sottoporsi al test sierologico finalizzato ad un’indagine campione sulla diffusione dell’infezione da SARS – CoV-2, di compilare contestualmente un test psicologico utile a capire quanto la popolazione sia ancora in grado di sopportare il lockdown. Il questionario a quanto pare sarebbe stato suggerito dal pool di psicologi del Comitato tecnico scientifico che assiste il governo assieme alla task force che correderà la decisione sulle riaperture. Questa mattina (22 aprile 2020) Il Fatto narrava di una vera e propria rissa nel bunker della Protezione civile, dove si riunisce il Comitato. In molti tra i presenti avrebbero fatto presente che l’ipotesi in campo avrebbe potuto causare un effetto boomerang, scoraggiando i volontari al test. Il Messaggero addirittura un paio di giorni fa ha anticipato quello che potrebbe essere il contenuto del questionario le cui risposte sarebbero multiple: “poco”, “spesso”, “tanto”. Si passerebbe quindi da “Ti capita spesso di avere pensieri negativi durante la notte?” a “Pensi sia vero che tutto andrà bene?” sino all’ambiguo “I mezzi di informazione ti influenzano positivamente?” e al provocatorio “Riesci a dare libero sfogo ai tuoi hobby?”. Ora, io non ci credo. Non credo che l’imponente squadra di lavoro guidata da Colao possa partorire davvero un tale prodigio! Insomma, che questa clausura forzata abbia provocato, più o meno a tutti, uno stato d’ansia è talmente scontato, che cercare di comprenderlo attraverso un test a risposta plurima, lascia davvero senza parole. Se lo scopo è capire se siamo sotto pressione, la risposta è sì, ma non serve un test, basta avere un po’ di testa. Ci siamo svegliati la notte del 9 marzo, senza più poter uscir di casa se non firmando una serie sconfinata di autocertificazione. Droni e mezzi delle forze dell’ordine si sono poste a guardiani, con un dispiego di energie da far impressione, con tanto di telecamere e spettacolo di massa. Siamo stati bombardati da quel “io resto a casa” che anche il più sedentario di questo mondo ha sentito l’urgenza di darsi al podismo. Ad un certo punto, abbiamo sperato tutti di aver un cane, o perlomeno un gatto vagabondo da andare a rincorrere all’aperto. Ci hanno massacrato con le mascherine, che neanche Zorro a carnevale. Chi ha pensato di offrire una boccata d’ossigeno sotto casa ad un proprio figlio, quando non ha rischiato la multa, si è sentito dare dell’untore da quelli dei balconi. Le famiglie con disabili, soprattutto autistici, per i quali il momento quotidiano di uscita all’aria aperta rappresenta un indispensabile supporto alla propria difficile condizione, sono stati vilipesi dalla disattenzione riservata a loro. Abbiamo dovuto accogliere di buon grado la coda non solo alle poste (quella l’abbiamo sempre fatta) ma anche in farmacia, al supermercato, dal tabaccaio per prendere una marca da bollo. Chi ha pensato di accedere al bonus per i 600 euro ha dovuto affrontare il sito Inps con le stesse armi di un vietcong! E poi? Non basta tutto ciò per capire che anche il più stabile degli esseri umani, un po’ psicolabile lo è diventato?!
Massimo Cacciari in un’intervista all’HuffPost di inizio aprile diceva “Solo un irresponsabile può avere l’animo sereno in un momento così”. Come dargli torto! Dunque, se proprio si dovesse fare questo test, allora si parta proprio da questo presupposto: viste le condizioni di questo periodo infausto, chiunque manifestasse gioiosa e serena disinvoltura, venga subito messo sotto osservazione e analizzato assieme ovviamente a questi geni della task force.
Ma alla fine mi viene un dubbio. Nei vecchi centri di reclutamento che anticipavano il servizio di leva obbligatorio, dopo le visite mediche veniva fatto fare un test psicologico. Chi è passato da quel guado non potrà scordarsi le cinque domande che qualificavano l’intero questionario: “ti sei mai sentito osservato?”, “Ha mai sentito le voci?”, “Vuoi bene alla mamma”, “Ti piacciono i fiori?”, “Vuoi fare il fiorista?”.
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