Governo
“Dopo Renzi ci sarà Renzi”. Ma Mattarella prende il tram, va dal barbiere e tace
E se vince il No che vince il Sì come il miglior Caproni poeta? Nella vita radiofonica questa tastiera ha scomodato la voce dell’ottimo Paolo Natale un paio di giorni dopo il confronto Renzi-Zagrebelsky, il giorno dopo il referendum ungherese, il giorno stesso di quello colombiano. Ovviamente, episodi differenti, contenuti differenti. Alcuni referendum con quorum, altri senza quorum alcuno. Benché in Ungheria la maggioranza dei sondaggi si palesò pari-pari nell’esito del voto senza però varcarne il quorum, c’è una sindrome che in vista del referendum non va affatto sottovalutata. Alla domanda posta da Radio Radicale, Natale concordò sul rischio di una Sindrome Magiara per il 4 dicembre, quantomeno nelle dinamiche. Dozzinalmente tradotto: il “forchettone” tra virtuale e reale. Ovvero, il rischio maggioranza No in sondaggi (ma restano a casa) e vittoria del Sì (quelli che vanno a votare).
Per i promotori del Sì occorre dunque provare a disinnescare una serie di mine con tutti gli stratagemmi possibili e non è detto che non riescano a centrarne il target. Fatta la tara delle questioni “mance&mancette” contestate dai sostenitori del No, la prima mossa utile alla Sindrome Magiara è stata proprio la scelta della data del 4 dicembre in cui convocare il corpo elettorale, giusto per ottenerne l’effetto sfinimento tra tecnicismi e risse da talk in una campagna che dura dal Patto di Yalta ai giorni nostri. Quanto basta per non far capire la vera ciccia dei contenuti a chi, della Costituzione, ne conosce solo l’incipit dell’articolo primo stremandolo, ora col Barocco-Tardo-Rococò in salsa ucraina, ora col machiavellismo diversamente populista. Quanto basta pure per stremare perfino anche chi già chi “maneggia” queste cose per lavoro.
La scelta del 4 dicembre come data, seppur “irrispettosa verso gli elettori” secondo Massimo D’Alema, ha una sua pur genialità. Diabolica ma geniale, benché Renzi non si sia sempre-sempre rivelato un Churchill da War Cabinet, come Napolitano ha fatto notare (senza mandarle a dire) almeno su un altro aspetto: neutralizzare la personalizzazione. Qui, però, potrebbe montare una storytellin’ che al tempo stesso mette a dura prova alcune, delicate, delicatissime, prerogative. Un altra mossa dai connotati diabolicamente geniali, seppur scivolosi da un punto di vista della mera buona creanza tra gli alti ruoli istituzionali della Repubblica, o delle “prime magistrature dello Stato” come amava dire Marco Pannella.
E se vince il No? “Dopo Renzi ci sarà Renzi” vanno ora dicendo groupies e medium più renziani di Renzi in tv, web e giornali, con una diffusione goebbelsiana che si vorrebbe pari a quella grillina. Non è da escludere che si andrà avanti così nei prossimi giorni da qui al 4 dicembre, From Here To Eternity, come un mantra. O meglio, si prova “pure questa”: la personalizzazione con la ripersonalizzazione, e non è detto che non riescano a centrarne il target pure in questo caso. Ergo, dovesse vincere il No, si fa già capire agli elettori che “a monte” ci sarà comunque un Renzi Bis. Un antidodo all’effetto personalizzazione secondo gli accenti critici del Presidente emerito Napolitano, un siero anti Renzi-Sì-Renzi-No.
In sostanza: quelli che vorrebbero votare, non per la riforma ma per sanzionare e cacciar via questo governo, il 4 dicembre è meglio che restino a casa sapendo che tanto, se vince il Sì “dopo Renzi ci sarà Renzi”, se vince il No, “dopo Renzi ci sarà un Renzi bis”. Con probabile vittoria del Sì alla fine della fiera? Non abbiamo la sfera di cristallo, chiaro. Se riusciranno a rendere tuttavia virale questo mantra, che ha già fatto capolino tanto nelle “line” notturne e serali dei talk quanto sui giornali, oltre alla scelta della data di dicembre, occorre riconoscere un altro colpo di genio utile alla Sindrome Magiara. Diabolico, ma geniale che nemmeno il giorno della marmotta di Bill Murray in Ricomincio Da Capo.
E la buona creanza istituzionale? Le “prime magistrature” italiane di pannelliana evocazione? I dettami costituzionali? Chi ha già dato l’incarico in tasca per la formazione di un Renzi-Bis-Dopo-Renzi in caso di vittoria del No? L’aspetto significativo è che il primo magistrato d’Italia e primo cittadino sul Colle, tace senza rivendicare e richiamare prerogative ex Costituzione che – a memoria d’uomo – pare siano ancora del Presidente della Repubblica, non dei medium più renziani di Renzi. Prende il tram, va dal barbiere e tace.
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