Governo

De Mita – Renzi, stilettate e colpi bassi

29 Ottobre 2016

Com’è andato il duello Renzi – De Mita sulla 7?
Due mondi a confronto, due modi di considerare la politica.
Colpi bassi, tentativi di delegittimazione reciproca, malignità : in questi terreni il duello finisce alla pari, il giovane non accetta i tentativi di reprimenda del vecchio e restituisce colpo su colpo.
Sul merito della questione De Mita si mostra impreparato e alla fine riesce a farsi un vanto anche di questo.
Risulta però più efficace del preparatissimo Zagrebelsky : da uomo politico navigato – e ancora…navigante – sa che la questione riforma sì/riforma no è quasi secondaria, che quello che conta veramente per molti elettori è la questione Renzi sì/Renzi no.
Ed è infatti sugli attacchi personali al premier che si concentra.
Renzi sta al gioco per lo stesso motivo : sa che chi sta dalla sua parte spesso lo appoggia a prescindere dalla qualità della riforma, ma per la convinzione che non esistano valide alternative alla sua leadership.
Accetta quindi di sconfinare dal tema del confronto, anzi a volte propone lui stesso lo sconfinamento, per marcare le distanze tra la sua politica e la vecchia politica, tra i suoi risultati e i tentativi andati a vuoto dei suoi predecessori.

Sceglie quindi di colpire ripetutamente De Mita sotto la cintola in due modi :
1) accusandolo di essere un politico di lunghissimo corso – “Tu sei entrato in parlamento nel 1963, il presidente degli Stati Uniti si chiamava John Kennedy. Il tuo G7 lo hai fatto con Reagan e con la Thatcher. E ancora oggi devo chiamarti sindaco”- e un irriducibile del poltronismo : “Cambi partito quando ti levano il seggio” ;
2) imputando a lui e agli altri leader degli anni ’80 il disastro della finanza pubblica, grazie al quale siamo uno dei paesi più indebitati del mondo : “In quegli anni avete fatto la cicala, costringendo noi a fare la formica”.

De Mita reagisce, tenta di bacchettare l’interlocutore quando ne viene interrotto – “Mica siamo nel Pd dove parla solo lui”– contesta la ricostruzione del passato proposta da Renzi – “Dici che c’è stato un ritardo infinito e adesso c’è la luce, non sono d’accordo” – infarcisce il discorso di citazioni importanti – “Diceva Moro che la costituzione è la casa di tutti” – di giudizi risentiti e sprezzanti – “Non mi aspettavo da te questa volgarità”– e di avvertimenti ironici : “Chi te lo ha detto che ce la farai? Cautela.”

Usciamo dal dibattito con le stesse informazioni di prima sulla riforma.
Ma anche con la certezza di avere assistito ad uno scontro tra due modi diversissimi di rappresentare la politica: diretto, semplice, anche se a volte superficialmente sloganistico quello di Renzi, tortuoso e involuto, anche se attraversato di tanto in tanto da aforismi brillanti, quello di De Mita.
Sicuramente per nessuno dei due il duello è stato una passeggiata di salute.

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