Governo
Cronaca di un suicidio annunciato
Sono passati molti, moltissimi anni. Salvo alcuni timidi tentativi di gridare alla ripresa facendo premio sulle rilevazioni statistiche, le cose non sono mai sostanzialmente cambiate, e sicuramente non lo sono agli occhi della grandissima parte degli italiani. L’ascensore sociale rimane bloccato, la disoccupazione giovanile permane a livelli elevatissimi, il male di vivere è ampiamente diffuso, il salario sociale continua a contrarsi, l’immigrazione ovviamente non si arresta – e l’emigrazione nemmeno, i libri si vendono sempre di meno e costano sempre di più, il cinema costa sempre di più, la sensazione di insicurezza permane (e, da questo punto di vista, non fa differenza che, di fatto, la nostra società sia invece relativamente sicura), la deindustrializzazione si accentua, dell’inquinamento neppure si parla più, i giovani fanno sempre più fatica a uscire di casa, i non più giovani fanno fatica a uscire di casa e forse neanche ci pensano più, il lavoro è ancora precario, i populismi dilagano. L’arrivo di un esecutivo gialloverde non era poi imprevedibile (http://effimera.org/tre-perche-della-separazione-la-sinistra-le-periferie-milanesi-luigi-vergallo/). Noi, intanto, siamo ancora lì che sbraitiamo che “loro” sono cattivi, che sono razzisti, che sono omofobi, che non leggono, che non vanno al cinema, che sono ignoranti. Sì, molti fra loro sono cattivi, sono ignoranti e sono razzisti, ma cambiamo la solfa, perché ora è già troppo tardi. Da due mesi Salvini impone l’agenda della comunicazione di massa: gli sbarchi, la sicurezza, il buonismo della sinistra sulle spalle dei lavoratori italiani. E da due mesi, di nuovo, noi combattiamo l’ennesima (pur sacrosanta) battaglia sui diritti degli esseri umani. Di lavoro parla soltanto il governo: tutti gli altri, lo fanno soltanto per dire che quanto da Di Maio proposto non è realizzabile. A sinistra, si evita di imbarcarsi nelle riflessioni di sistema, nelle grandi elaborazioni, forse perché i progetti politici di largo respiro richiedono tempo, ma tanto il tempo passa ugualmente e a produrre pensiero non si è nemmeno iniziato. Se si andasse a votare in autunno, ciò che non possiamo escludere, provate a indovinare come andrebbe a finire? Possiamo in effetti ipotizzare che Salvini voglia andare al voto e piazzare un ulteriore tassello del meraviglioso castello politico che ha costruito. Se questo è il progetto, ad oggi non ha sbagliato praticamente nulla, a partire dalla scelta del premier, che certo non poteva essere un intellettuale di grande autonomia di pensiero come Giulio Sapelli. Con l’imposizione dell’agenda politica di breve e di medio periodo sui temi cari alla Lega si è preso la scena, a scapito dei Cinque Stelle che, a dire il vero, sembrano essere caduti in ogni tranello. Non è nemmeno escludibile che la coalizione di governo possa trovare un suo assetto più stabile, ma è difficile pensare che Salvini e la Lega non vogliano sancire anche a breve il loro predominio per via elettorale. Quello che servirebbe per gettare le basi di una graduale risalita è un programma di lungo periodo – costruito attorno al tema del lavoro – che sia almeno socialdemocratico, ciò che non si capisce perché debba apparire così complicato, dato che quanto proposto dalla coalizione gialloverde non è neppure poi tanto lontano da lì.
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