Governo
Commissione Antimafia, chi l’ha vista?
La commissione parlamentare approvata lo scorso due marzo non parte. A tutt’oggi non ci sono state convocazioni e tanto meno la nomina del presidente e dei componenti.
In realtà le mafie, con i relativi fenomeni generati e connessi al traffico di sostanze stupefacenti, alla corruzione, al gioco d’azzardo e ai disastri ambientali, non si prendono né pause di riflessione tantomeno rallentano e rinviano il loro operato in vista delle ferie estive. Non solo. In vista delle imminenti elezioni Amministrative, previste per il mese di maggio, il Parlamento non potrà segnalare agli elettori i nomi dei candidati sindaci e degli aspiranti consiglieri inquisiti e/o condannati, andando così a rendere vano il primo strumento che può informare chi dovrà esprimere il proprio voto. Anche se si accelerasse, con un guizzo politico improbabile, la formazione della Commissione, l’iter previsto dalla legge non consente tempi rapidi. È necessario il controllo su curriculum e certificati penali dei candidati, l’insediamento e il lavoro di un ufficio di presidenza e di consulenti deputati a un controllo scrupoloso sulle liste, attività che va realizzata in concerto con le Prefetture, chiamate a effettuare una prima selezione delle candidature. Non ultimo, perlomeno in termini d’importanza, l’ulteriore filtro che dovrà essere apposto dalla Direzione nazionale antimafia. Proprio la Commissione Antimafia, infine, avrebbe poi il compito di apporre il timbro finale con un riscontro conclusivo e l’elaborazione definitiva della lista degli “impresentabili”.
Le elezioni amministrative rappresentano per le mafie l’occasione in assoluto più appetitosa per esercitare la propria influenza negativa, promuovere accordi in cambio di utilità, promuovendo, inoltre, il proliferare della cosiddetta “zona grigia“, quella parte di società che, per interessi personali, si alimenta delle necessità della mafia proponendosi come partner che riceve il proprio tornaconto.
Rimane il fatto che debba essere necessariamente riconsiderato l’allarme sociale in atto a seguito dell’aggressione delle nuove mafie, pronte a utilizzare le difficoltà e le fragilità sociali, la spesa pubblica per giovarsene e consolidare la propria presenza nella politica e nel mondo degli affari e pronte per banchettare con i fondi del PNRR. Proprio per questo, sorge spontanea una domanda: ma il contrasto alle mafie e alla corruzione enunciato dalla attuale compagine di governo dov’è finito?
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