Governo
Comandanti e capitani
Infine Carola Rackete è libera.
Ha vinto il diritto, ha vinto il rispetto delle leggi, ha vinto il coraggio di una giovane donna che ha messo a rischio la propria libertà per difendere quella di uomini, donne e bambini a cui è invece negata perché hanno, per parafrasare proprio lei, il passaporto sbagliato.
Ha vinto chi non si arrende alle ingiustizie anche a costo di venire additato come accadeva un tempo ai lebbrosi, chi ha scelto di continuare, nonostante tutto, a far qualcosa per arginare la valanga di fango e detriti che ci sta travolgendo portandosi via sogni, vite, passioni e cataste di cadaveri.
Ha vinto chi crede che solidarietà, compassione, comprensione dell’altro, condivisione, mutuo soccorso, non sono passatempi per ricchi annoiati ma armi potenti in grado si spezzare le catene che ci tengono prigionieri dell’ignoranza, della paura verso ogni forma di diversità, della codardia propria dei servi, del disprezzo verso i più deboli.
Questa tostissima, meravigliosa scricciola ci ha ricordato che ci sono momenti nella vita e nella storia in cui bisogna prendere posizione, in cui non si può voltare lo sguardo altrove, in cui la neutralità è nient’altro che obbedienza al potere, meglio, complicità, con il potere.
Ha perso chi vuole questo paese chiuso a riccio in un cupo rancore, insensibile di fronte al dolore altrui, incapace di empatia, senza un’idea di futuro che non sia costruito sulla sopraffazione del più debole, che sia esso migrante, senzatetto, povero, disoccupato, sull’ipocrisia di chi impugna rosari, va in chiesa tutte le domeniche e poi gioisce alla notizia dell’ennesimo naufragio, o davanti all’immagine di un corpo morto affogato o di freddo o di stenti dubita che sia un fotomontaggio di qualche stronzo buonista.
Ha perso chi pensa che seminare odio, legittimare la violenza, sdoganare razzismo e xenofobia, alimentare le più becere forme di ignoranza, dare libero sfogo alla parte peggiore degli esseri umani, devastare il tessuto sociale, sarebbe bastato a spaventare e far abbassare lo sguardo a chi non intende vivere oppresso da tanta barbarie e ancor meno arrendersi e smettere di lottare per una società in cui a farla da padrone siano la civile convivenza, il senso di umanità, il bene comune, il rispetto, in ogni sua forma.
Hanno perso quelli che basta con il tifo da stadio, che altro non è che un altro modo di evitare il conflitto, i rischi che comporta, le responsabilità che da esso derivano, mascherato dietro una facciata, anch’essa ipocrita, di ragionata equidistanza, di equilibrato raziocinio, in realtà espressione di quella stessa detestabile indifferenza che ha tacitamente permesso, quindi complice, se vogliamo dare un nome alle cose, dell’abbrutimento umano e culturale sotto il quale stiamo rischiando di rimanere seppelliti.
Dunque lanciamo in alto i cuori e festeggiamo, un’importante battaglia è stata vinta, ma occhi aperti perché arriverà presto la vendetta del Regime e dei suoi sgherri, e sarà tremenda, senza pietà, e quando ci grandinerà addosso dovremo esser pronti a resistere e magari, perché no, contrattaccare.
Molte altre battaglie ci attendono, e, saranno sanguinose, spietate, sarà bene tenerlo sempre presente.
Ma oggi sappiamo che siamo forti, e siamo tanti, molti più di quanto i padroni del vapore vogliano farci credere.
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