Governo
“Ci vorrebbe una donna al Quirinale” Espressione di un maschilismo prêt-à-porter
“Ci vorrebbe una donna al Quirinale”. Chiunque pronunciasse questa frase, si ritroverebbe costretto ad ammettere il proprio maschilismo. Anche se fosse femmina. Stiamo ascoltando di tutto: Berlusconi, Draghi, Mattarella Bis, Casini, etc. Non uno che abbia detto “Ci vorrebbe un uomo come Presidente della Repubblica.” E se ognuno ha un suo motivo per sostenere questo o quel candidato, a sorprendere sono ancora una volta i 5 stelle, divisi come non mai tra Conte, Di Maio, il silente Grillo e “compagnia cantante”. Sono passati dal Mattarella a tutti i costi, nonostante il Nostro abbia più volte espresso la sua contrarietà, ad un “no” senza riserve per Silvio e Mario, per ovvi e differenti motivi. Conte ha voluto ricordare a tutti che “serve un Presidente di alto e autorevole profilo, una figura che possa realmente garantire l’unità nazionale”. Una frase che oggi mi dicono si trovi anche nei bigliettini dei Baci Perugina. Poi ha assicurato i suoi: “Noi dimostreremo coi fatti che siamo l’unico sicuro ago della bilancia”. Ora, un po’ di spaesamento “matematico” questa gente deve avercelo. Se è pur vero che nel corso della legislatura i parlamentari 5S sono passati da 338 a 233, rappresentano comunque il gruppo di maggioranza relativa. Tra i partiti più rappresentativi il Pd conta 133 grandi elettori, la Lega 197, Forza Italia 127 e via via gli altri diminuendo. Ora, a fine dicembre Conte aveva lanciato “una donna al Quirinale”, evidentemente come soggetto astrato, metafisico, indistinto, filosofico. Avesse avuto il coraggio di formulare un nome, che so io, la giurista Lorenza Carlassare, oppure Marta Cartabia ex presidente della Corte Costituzionale nonché ministra della Giustizia, voluta in quel ruolo espressamente dall’attuale capo dello Stato, Mattarella che i 5 Stelle ora amano alla follia, quando nel 2018 ne volevano chiedere l’impeachment ma, si sa, i tempi cambiano. Insomma, avessero voluto riconquistare un ruolo attivo, centrale, nello scacchiere per il Quirinale e nel Parlamento, avrebbe davvero dovuto puntare su una donna, ma non come un ente generico, ma su una personalità con un volto e una storia. Lo avessero fatto, anche solo per tattica, perlomeno nello schieramento del centrosinistra sarebbero ritornati i primi attori, perché avrebbero costretto Pd e Leu a spiegare il loro “no”, a motivarlo e a giustificarlo anche ai propri elettori che sulle questioni di genere sono i più sensibili. Ed invece no. Conte, come tutti gli altri, ha usato “la donna” come soggetto propagandistico e c’è da chiedersi perché nessuno e nessuna gli ha spiegato che questo “giochino” si chiama maschilismo! Altroché le quote rosa!
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