Governo
Che ci fa Roberto Fico con Grillo e Salvini? Se manca il coraggio di uno strappo
Scorrendo la pagina Facebook di Roberto Fico si scoprono post di assoluto buon senso. In favore dei rifugiati, contro la pena di morte, in memoria dei martiri del fascismo, eccetera. I suoi comportamenti in occasioni cruciali, come il crollo del Ponte Morandi a Genova, si sono distinti per equilibrio e sobrietà. Fico appare certamente come il volto migliore del M5S, tanto che gli si perdona quella certa attitudine demagogica, basata su iniziative di facciata o su patetiche formulette comunicative in stile Casalino-Casaleggio (vedi il caso vitalizi o la scenetta dell’arrivo a piedi a Montecitorio).
E però, tesserne le lodi fino in fondo risulta difficile, se non impossibile. Perché se Roberto Fico fosse coerente, dall’alto della sua carica super partes, non starebbe un minuto di più a fianco di un governo che avalla cose come l’allucinante sequestro di 177 migranti a bordo di una nave italiana, dentro un porto italiano, in assenza di motivazioni e pericoli reali, di atti formali veri (che non siano una telefonata o messaggio sui social) e di procedure corrette per la verifica dello status di rifugiati. Un governo che non sta difendendo lo stesso Fico, mentre il vice Premier e Ministro degli Interni Matteo Salvini lo percula in diretta Facebook con un messaggio intimidatorio, sfottente e volgare, fuori da qualunque decoro istituzionale (“Tu fai il presidente dalla Camera e io faccio il ministro! Bertinotti, Fini, Boldrini… A volte mi viene il dubbio che non sia una carica fortunata!“). Nessuno proferisce parola in suo supporto, a partire dai capi politici e gli illustri esponenti del suo partito. Una cosa mai vista.
E non starebbe un minuto di più, Roberto Fico, in un Movimento che – con spirito eversivo – ritiene la democrazia una pratica obsoleta, da archiviare nel nome di una folle oclocrazia digitale; che ha ritenuto di consegnare le istituzioni democratiche a una società privata di comunicazione dalla gestione opaca, firmando persino dei contratti ricattatori che offendono il ruolo stesso del parlamentare; che vuole introdurre l’assurdo vincolo di mandato, contravvenendo ai principi della Costituzione; che sulla costruzione di falsi nemici, sulla politica come esercizio di slogan demagogici e sul nutrimento di paure collettive ha fatto la sua fortuna; che nella mediocrità e nell’ignoranza ha visto (furbescamente, assurdamente) uno strumento di emancipazione e di riscatto sociale. E che infine ha sottoscritto un contratto di governo con la Lega, nel nome di una comune sensibilità sovranista, populista, anti-europeista. Ma anche nel nome di una incompetenza politica clamorosa, tra promesse irrealizzabili, assenza di copertura finanziarie, visioni contraddittorie.
Il partito di Roberto Fico regge il gioco a Matteo Salvini e ne condivide le scelte. Tacendo in un’occasione drammatica come quella del blocco della Nave Diciotti a Catania. Di Maio e Toninelli sono in vacanza, il Premier Conte latita (as usual), mentre il Ministro degli Interni fa il bullo contro 177 esseri umani disperati, sfidando anche a muso duro la magistratura (“arrestatemi se volete!”) e minacciando di far cadere il Governo se qualcuno osasse contraddirlo.
Cosa ci fa Roberto Fico là dentro? Fa il Presidente della Camera, certo. Ma fino a quando la sua collocazione politica sarà accettabile, dignitosa? Gli elettori grillini – la maggior parte – lo insultano, come quelli leghisti, dandogli del “comunista” (!). Se resta al suo posto ancora per molto sarà evidente quanto la sua figura serva a tenere dentro il M5S quel pezzettino di elettorato di origine pseudo progressista, che potrebbe tornare all’ovile. Una “foglia di Fico”, come in molti lo hanno definito in queste ore. Fico è il volto di sinistra – per molti semplicemente “buonista” – che rassicura i grillini moderati, a suo modo funzionale all’ambigua comunicazione pentastellata, di cui contribuisce a ripulire un’immagine sempre più confusa, sempre più contaminata.
E allora, sulla scorta della stima che in tanti oggi gli dimostrano, Il Presidente Fico compia lo strappo. Con coerenza, con coraggio. Non sarà lui, dall’interno, a cambiare il Movimento, tanto meno questo disgraziato Governo.
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