Governo

Casini: «se Conte vuol mangiare il panettone serve un extra di ragionevolezza»

21 Gennaio 2021

Pier Ferdinando Casini è stato eletto deputato per la prima volta nel 1983, dopo tre anni trascorsi come consigliere comunale nella natia Bologna, e da allora il Parlamento non lo ha lasciato più. In quasi quarant’anni tra Palazzo Montecitorio e Palazzo Madama l’ex presidente della Camera ne ha viste tante; martedì, dal suo scranno al Senato, ne ha vista un’altra: la conquista da parte del Conte II senza Italia Viva di una fiducia risicata, dopo una giornata lunga, che il discorso di dubbio gusto di Salvini, quello sin troppo lirico di Cioffi (sua la metafora del ciclo del glucosio) e i voti last minute di Nencini e Ciampolillo non hanno certo reso più memorabile.

Casini, com’è noto, ha rinnovato la sua fiducia al Conte II, ma questo non significa che non abbia qualche suggerimento per l’esecutivo. Ieri lo abbiamo raggiunto ai margini della seduta sullo scostamento di bilancio, ecco che cosa ci ha detto.

Lei ha votato la fiducia a Conte, dicendosi al contempo molto preoccupato che il governo uscisse indebolito da questa crisi. È stato così?

Sì, purtroppo per me è ciò che è accaduto. In tutta Europa si cerca di allargare l’area della condivisione, i governi devono coinvolgere l’opposizione in un cammino accidentato. Noi usciamo da questa vicenda senza essere riusciti a coinvolgere l’opposizione, e abbiamo anche indebolito la maggioranza. Perché un conto sono dei singoli parlamentari, altro è che venga meno una forza politica organizzata. Io ho votato per la fiducia perché è giusto difendere la governabilità, non si può gettare il nostro Paese in una sorta di terra di nessuno, però sono preoccupato, non ho fatto questa scelta a cuor leggero. Penso che dobbiamo trovare il modo per recuperare nel disegno comune gli amici che se ne sono andati.

Luciano Nobili, deputato di Italia Viva, oggi pomeriggio ha annunciato il no del suo partito alla relazione di Bonafede. Ha detto anche che l’incidente è dietro l’angolo… Come evitare che la strada del governo non sia costellata di “incidenti”?

Il fatto che Italia Viva voti contro la relazione di Bonafede purtroppo è assai prevedibile. Perché è chiaro che, una volta prodottasi la dissociazione, loro appoggeranno alcuni elementi fondamentali come lo scostamento di bilancio, mentre su altri eserciteranno la loro libertà di manovra. Ed è altrettanto ovvio che tutto questo contribuirà a creare una situazione di fibrillazione permanente nella maggioranza. È l’avverarsi delle preoccupazioni che ho esternato in Parlamento. La matematica dei voti qui aiuta poco, io sono sempre dell’idea che la bussola sia la politica, e credo che il far prevalere sentimenti di ostilità non sia mai positivo.

In che modo Conte potrebbe mangiare il panettone?

Conte mangia il panettone innanzitutto se lo vuole mangiare lui, nel senso che io mi aspetto un supplemento di disponibilità e di ragionevolezza da parte sua. Ha rallentato il percorso di questa crisi, secondo me sbagliando; e ha motivi di risentimento verso Renzi, peraltro comprensibili. Però, oggi, non possiamo continuare a guardare al passato. Non possiamo continuare a guardare al passato perché allora rimaniamo tutti prigionieri delle contraddizioni e delle polemiche. Bisogna guardare al futuro. Purché anche Matteo Renzi e gli amici di Italia Viva dimostrino questa disponibilità e questa volontà, perché per fare i patti bisogna essere in due.

A suo parere è stato fatto un buon lavoro sul Recovery Fund?

Il Recovery Fund è stato presentato in modo affrettato e certamente discutibile, però dopo i consigli e le critiche l’ultima redazione del Recovery Fund è molto migliorata. Ciò dimostra che a volte le discussioni non sono inutili, se si vogliono fare bene le cose. Non possiamo più permetterci di distribuire soldi a pioggia perché noi stiamo distribuendo dei debiti, non è che ci sia uno zio d’America che ha lasciato un’eredità agli italiani. Per canalizzare le risorse verso investimenti produttivi dobbiamo assolutamente evitare di proseguire con una politica di sussidi a pioggia. Non è quello che serve.

E cosa serve?

Serve una visione dell’Italia, serve capire che il nostro Paese deve recuperare i ritardi. Ad esempio nell’innovazione tecnologica, nelle infrastrutture, nelle politiche dell’ambiente, nella formazione dei giovani. Ci sono interi settori dove, rispetto al resto d’Europa, arranchiamo.

Quindi?

Quindi se nei prossimi mesi perdiamo questa occasione, avremo perso un’occasione irripetibile, perché stiamo indebitando le nuove generazioni. In altre parole se l’indebitamento è finalizzato a far veramente ripartire l’Italia, allora è un investimento produttivo, altrimenti no.

Si parla molto di un governo Draghi, però in questo Parlamento non sembra che ci sia una maggioranza per un simile scenario. E chi può essere sicuro che, dopo un eventuale nuovo voto, un Parlamento dominato da Lega e Fratelli d’Italia potrebbe essere pronto a sostenerlo?

Questo non riguarda me, deve chiederlo a loro.

Lo storico Paolo Pombeni ha scritto sulla rivista Il Mulino che la “quarta gamba”, questa nuova forza cattolica e moderata che si vuole costruire, potrebbe scompaginare l’orizzonte del bipolarismo italiano e sortire persino effetti destabilizzanti sul PD. Altri osservatori hanno invece notato come una “quarta gamba” potrebbe in realtà aiutare il PD a ridefinire la propria fisionomia, e casomai andare a detrimento di Forza Italia. Lei come la pensa?

Io penso che i partiti personali durano il tempo di un mattino. I partiti che durano sono quelli che hanno insediamenti sociali, ideali, politici. Ma quelli costruiti intorno a persone che magari provvisoriamente si ritrovano a occupare una carica come quella di presidente del Consiglio, come è già stato dimostrato, sono esperienze elettorali che si dissolvono alla prima crisi. Ormai i partiti personali sono un elemento della crisi. Il populismo si alimenta del fatto che non ci sono più radicamenti popolari e ideali nei partiti, e che invece ci sono partiti costruiti intorno alla figura del leader. Per cui se la “quarta gamba” del tavolo sarà l’ennesimo partito personale, francamente sarà l’ennesima occasione persa per l’Italia, secondo me.

Secondo lei quali sono i punti di forza di Giuseppe Conte, e quali quelli di debolezza?

Ha dimostrato di avere una certa duttilità, una certa costanza. Si sta concentrando molto sulle relazioni internazionali, e fa bene, sull’Europa ha avuto una posizione coerente che condivido. Come elemento di perplessità invece, posso dire che a volte è un po’ troppo temporeggiatore. Qui c’è bisogno di decidere, e soprattutto sulle questioni che riguardano l’economia l’Italia deve correre, la politica dei rinvii non serve a molto. Ho letto invece di preoccupazioni molto rilevanti espresse dai sindacati, da Confindustria, le forze sociali del Paese sono perplesse rispetto al governo. Dicono che è chiuso, che è autoreferenziale, e credo che queste siano preoccupazioni che vadano dissipate con la concretezza delle decisioni.

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