Governo

Caro Papa Francesco, sei tu a vivere nell’errore

22 Gennaio 2016

“… la Chiesa non abbandona chi vive nell’errore”  cit. Papa Francesco

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Ricordo che, tempo fa, dicesti: “chi sono io per giudicare” e pensai che un primo passo di civiltà era stato fatto, che quella ingessatura ortodossa e clericale fosse superata.
Mi sbagliavo.

Tempo dopo tempo, ormai, si assiste (in maniera impotente) ad una continua commistione tra religione e politica, tra Chiesa e Parlamento: da una parte “tutti” e dall’altra “l’ala cattolica”, “i cattolici del partito” e “i democratici cattolici”.
Da una parte i Santi e dall’altra i peccatori.

Scavando con l’immaginazione vedo un quadro tutt’altro che civile, anzi medioevale, squallido e arcaico, colpevole di questo blocco culturale.
Un blocco che mi spinge a dire che siete colpevoli di questo impedimento che non fa altro che certificare quanto questa nazione sia “poco civile”, che preferisce vietare diritti inserendo dogmi e postille. Tanto affamata di un’etichetta (quella cattolica e cristiana), che distorce e violenta la vita quotidiana di ognuno di noi.

Mi chiedo perchè continuare ad essere ipocriti, o dimenticare puntualmente quello che recita l’articolo 7 della Costituzione italiana (salvo cambi da parte delle truppe di Comunione e Liberazione a sostegno di questo governo): “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.

Personalmente, importa poco quel che pensa il Papa dell’omosessualità, sulle adozioni, sulle unioni civili. Con tutto il rispetto per chi crede, importa poco sapere cosa diceva il Vangelo in merito.
Anzi, penso, non interessi a nessuno, o al massimo può riguardare chi segue il Papa e chi lo ama.
Ma le Sue opinioni non sono quelle di tutti i cristiani.

Ecco perchè, il matrimonio omosessuale vorrei diventasse realtà, perché gli uomini, le donne, sono tutti uguali. Uguali davanti a Dio.

E se fosse vero questo “senso di uguaglianza” spero che questo passo arrivi quanto prima.
Perchè ci si può amare liberamente, sinceramente, senza che vi siano brani del Vangelo che ingessino la libertà di ognuno di noi (mi rivolgo anche dei Suoi cardinali, preti, vescovi).

Che qualcuno sia gay o etero, crede in Dio o no, o è musulmano, a me poco importa.
Perchè amare non è contro natura. Quello che importa è la felicità e auguro a tutti di cercarla, tutti i giorni, continuamente.

L’hanno data in dono quando eravamo piccoli, ce l’hanno data in regalo, in dote ed era (anzi è) un regalo così bello che l’abbiamo nascosta, come fanno i cani con l’osso quando lo nascondono.

Cercatela anche voi della Chiesa: guardate in tutti i ripostigli, attici, conventi adibiti ad alberghi, scaffali, nei scomparti della vostra anima e vedrete che esce fuori. C’è la felicità.

Perchè dobbiamo pensarci sempre alla felicità e anche se a volte lei si dimentica di noi, noi non ci dobbiamo mai dimenticare di lei. Fino all’ultimo giorno della nostra vita.

Il cristiano non dovrebbe essere quello che predica l’amore verso il prossimo?

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