Governo
Caro Landini, lei non rappresenta l’aritmetica
Caro Landini,
è evidente che è partita la campagna anti-elettorale contro Renzi e che le pare opportuno discettare chi e cosa il presidente del Consiglio rappresenti.
“Renzi non ha consenso delle persone oneste” o forse sì, oppure no, forse di una parte… ma non di tutti. Che è un po’ come dire che i banditi che prima votavano il signor B oggi votano Renzi. Ma è anche un po’ come non dirlo oppure dirlo e poi rinnegare di averlo detto che, guarda un po’ , era tecnica abituale proprio di quel nemico pubblico numero 1 che ha lasciato privi di un antagonista legioni di compagni in cerca di baruffa.
Ok ricominciamo, Renzi “Non ha il consenso della maggioranza dei lavoratori onesti”. Che vuol dire? Che c’entrano gli onesti? Che ne sa lei di chi votano gli onesti? Certo, se gli onesti siete lei, i suoi e quelli che stanno con voi e avete tutti Renzi sui coglioni, allora il discorso fila.
Epperò le parrà strano sentire che c’è un sacco di gente in Italia che lavora, è onesta e ha Landini sui coglioni più di Renzi.
Pensi che esistono anche lavoratori dipendenti, che se ne fottono dell’articolo 18. Gente che cambia lavoro ogni 3 anni, perché il loro lavoro cambia anche più volte l’anno e le società per cui lavorano, nascono, muoiono e si trasformano di continuo. Sa Landini, sono certo che è duro farsi il culo in fabbrica e che non fa bene alla salute, ma le assicuro che anche sbattersi nei treni e aerei, fare nottate sul PC, cambiare vita lavoro e città sempre un momento prima che il lavoro ti cambi la vita non è uno scherzo. Sono tempi che cambiano ma rogne che restano una volta ci si ammazzava sui campi all’aria fresca, oggi ci si logora negli uffici alla luce di un neon e me non pare il caso di esprimere giudizi su cosa è meglio o peggio (mica sono il padreterno che va in televisione e rappresenta la parte sana del paese io).
Ma chi è poi questa banda degli onesti che lei si candida a rappresentare? Quelli pagati con le mie tasse per lavorare che poi non lavorano sono onesti? Quelli che di mestiere complicano gli affari semplici e tanto contribuiscono a rendere gran parte del paese la merda che è, sono onesti? Quelli che in nome dello stato sono sistematicamente forti con i deboli e deboli con i forti? Quelli che incarnano un sistema di regole che spinge i cervelli a emigrare e le imprese chiudere, quando non sono fallite prima sono onesti?
Gliela lascio volentieri la rappresentanza dell’onestà formale di un sistema distorto, clientelare, ottuso e fondamentalmente ingiusto.
No dai, scusate l’ultima è “il governo non ha il consenso della maggioranza delle persone che lavorano, dei giovani e dei precari”
E lei che ne sa dei precari? Quanti iscritti ha che sono precari? Quanto crede di essere popolare tra i precari? Tra quelli che stanno nella parte brutta del dualismo del mercato del lavoro?
Ma com’ è poi questa cosa del governo che è sostanzialmente sostenuto da una maggioranza di persone che non lavorano? Certo bisogna intendersi sul concetto di lavoro. Forse non è lavoro l’impresa o la libera professione. No quella è evasione e disonestà.
Mi spiace Landini, ma c’è una sgradevole evidenza aritmetica che qualcuno prima o poi dovrà rappresentarle: quel ragazzino lì rappresenta la maggioranza del paese.
Sarà una maggioranza monca, malcontata al netto delle astensioni e del disinteresse, sarà una maggioranza in valore assoluto più piccola di tante minoranze del passato; sarà una vittoria di comodo per manifesta assenza di alternative plausibili. Sarà quel che vuole lei e in TV e in strada può raccontare qualunque cosa, che tanto ormai una volta infranta la legge d’incompenetrabilità dei corpi in piazza San Giovanni ci può far stare anche 10 milioni di persone.
Quel ragazzo lì rappresenta il partito di riferimento dei moderati di centro sinistra e, con la sua gentile collaborazione, si appresta a rappresentare una parte ragionevole dei moderati di centro destra: a spanne si può dire che ha la maggioranza più vasta dai tempi della democrazia cristiana.
Lei rappresenta una minoranza nell’ambito dei sindacalisti e la linea comunicativa in base alla quale dell’aritmetica si può fare allegramente a meno.
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