Governo
La caccia ai 5 parlamentari è la prima mossa di una sporca campagna referendaria
Immaginate di ricevere una lettera dalla Polizia Stradale che recita: “La S.V. il giorno tal dei tali, a bordo della propria autovettura, percorreva la strada Pinco Pallino, rispettava i limiti di velocità, aveva l’assicurazione a posto e la revisione in regola. Tuttavia, era proprio il caso di andare fuori città? Non sarebbe stato più appropriato andare a trovare la sorella della S.V. medesima, malata e che non va a trovare da tempo?“.
Sgranereste gli occhi, pensereste ad uno scherzo di cattivo gusto e, ovemai fosse certa la provenienza della lettera, correreste da un magistrato per denunciare il tutto.
Sembra una cosa impossibile, vero? E invece è quello che è accaduto in questa brutta storia dell’INPS e dei 5 parlamentari che hanno percepito il bonus di 600 euro per il mese di marzo.
La vicenda è partita con uno scoop di Repubblica che non esita ad etichettare i 5 parlamentari come “furbetti”. Peccato che sia stesso l’articolo a svelare che no, non c’è stata nessuna furbizia, nessun magheggio o imbroglio. Il Decreto Cura Italia, all’art. 27, recita: “Ai liberi professionisti titolari di partita iva attiva alla data del 23 febbraio 2020 e ai lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa attivi alla medesima data, iscritti alla Gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, non titolari di pensione e non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie, è riconosciuta un’indennità per il mese di marzo pari a 600 euro.”
Nessun requisito di reddito, nessuna dichiarazione di indigenza, nessuna perdita di fatturato erano necessari. Solo la presenza di due requisiti: avere una p.iva o una co.co.co in essere e non essere titolari di pensione.
Norma sbagliata? Maniche troppo larghe? Soldi a pioggia dati anche a chi non ne aveva bisogno? Sì, con tutta evidenza. E tuttavia questa è la norma che dava il diritto, a chi si trovasse nelle condizioni descritte dall’art. 27, di percepire una indennità di 600 euro.
Dunque, appurato che i 5 parlamentari non hanno violato nessuna norma, non hanno attestato il falso, non hanno imbrogliato e non sono furbetti, a quale titolo la Direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’INPS avrebbe segnalato la cosa? E a chi l’avrebbe segnalata? Esiste un atto ufficiale contenente tale segnalazione?
Forse l’INPS si è trasformata nella Santa Inquisizione e la Direzione Antifrode è stata messa a guardia della morale pubblica?
Si badi, quella dei bonus è una “moda” che in Italia ha preso sempre più piede negli ultimi tempi. Il bonus diciottenni, quello per i docenti, quello per le nascite nella sua nuova formulazione, spettano a tutti, a prescindere dal reddito. Ne avranno sicuramente usufruito figli e coniugi di miliardari, parlamentari, imprenditori e notai. Ma la cosa non è stata mai segnalata. Perché? Per il semplice motivo che ne avevano diritto e negli stati di diritto non si segnala un cittadino, fosse anche Paperon de’ Paperoni, che usufruisce di una misura prevista dalla legge.
L’Italia garantisce i libri delle elementari gratis a tutti i cittadini, l’accesso alle cure dietro il pagamento di un ticket e decine di altre misure universali che non richiedono, per l’accesso, nessun requisito di reddito. A queste si è aggiunta, a marzo, la misura decisa con il Decreto Cura Italia.
La canea che si è scatenata contro i 5 parlamentari e la ridda di dichiarazioni di politici di primissimo piano contro di loro, perciò, sono prive di fondamento e totalmente fuori luogo. Ancor di più perché non accompagnate da nessuna critica nei confronti di un provvedimento che reca in calce la firma di Conte, Gualtieri e Bonafede, fortemente voluto da un Governo che molti degli indignati di oggi sostengono a spada tratta.
E allora viene spontaneo chiedersi se la venuta alla luce di questa vicenda, con modalità tutt’altro che trasparenti, non sia da mettere in relazione all’apertura della campagna elettorale per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari.
Un parlamento già umiliato, offeso e completamente esautorato durante la crisi Covid, nel silenzio quasi totale (fa eccezione il solo Sabino Cassese), sotto attacco da parte di una forza di governo, i 5 stelle, che non ha mai fatto mistero di preferire una forma di governo autoritaria che ne faccia a meno. Non a caso tra i primi e più veementi commenti sulla vicenda figurano quelli di Di Maio, Fico e Di Stefano, pronti a strumentalizzare una vicenda risibile (stiamo parlando di 3000 euro in tutto, percepiti legalmente) per portare acqua alle ragioni del Sì.
Nel calderone, nella rinnovata lotta alla casta, come se non bastasse, sono finiti consiglieri comunali e provinciali, la maggior parte dei quali prende dalla politica quattro spiccioli come gettone di presenza, indicati al pubblico ludibrio come malfattori per aver percepito dei soldi che la Legge gli assegnava. Incredibile.
Se i soldi pubblici vanno a finire a chi non ne ha bisogno, signore e signori, la colpa non è di chi li prende in nome della legge, ma di chi approva norme populiste, elettorali e scritte male.
La colpa dello spreco di danaro pubblico che è finito nelle tasche di chi non ne aveva bisogno è di un Governo che ha accentrato tutti i poteri su di sé per novanta giorni, che ci ha rabbonito a colpi di conferenze stampa, che ha assicurato di aver pensato a tutti, anche a chi non era certo indigente e che ora vuole offrire in pasto ad un Paese avvilito e preoccupato 5 capri espiatori. Non ho nessuna simpatia per costoro; non avrebbero dovuto chiedere il bonus per dignità e senso dello Stato, così come non ne avrebbero dovuto fare richiesta tutti quelli che il lockdown non ha messo seriamente in difficoltà, ma questo non toglie niente al fatto che chi agisce secondo la legge non può essere segnalato, non può essere vilipeso e additato come malfattore, perché malfattore non è.
La campagna elettorale per il referendum costituzionale comincia, dunque, con un colpo bassissimo, mirato a delegittimare l’istituzione del Parlamento in nome di una presunta morale. Me ne dolgo e combatterò affinché vinca il NO con maggiore profusione di energie.
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