Governo

Besostri: “Anche l’Italicum è impugnabile davanti alla Consulta”

27 Gennaio 2015

Felice Carlo Besostri, milanese, classe 1944, ex senatore e avvocato amministrativista, è esperto di diritto pubblico comparato. Insieme ad altri due colleghi, ha impugnato il “Porcellum”, la legge elettorale firmata Calderoli, e ne ha ottenuto la declaratoria di incostituzionalità con la Sentenza della Corte Costituzionale n. 1/2014. Recentemente, ha avviato  l’iter processuale per il riconoscimento dei sardi come minoranza linguistica e  della lingua sarda come idioma da tutelare. Come esperto in materia di legislazione elettorale, è stato audito dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato sull’Italicum.


Prof. Besostri, ora che la partita al Senato sull’Italicum sembra ormai conclusa, sarà più agevole portare a termine le riforme?

«Mi sembra che l’iter di riforme istituzionali di Renzi abbia portato a risultati semplicemente penosi, dal momento che non si è mai deciso se dovesse avere la priorità la riforma costituzionale o la legge elettorale. Da un punto di vista tecnico, sarebbe logico procedere prima all’approvazione della riforma costituzionale. D’altronde, come facciamo a discutere di legge elettorale se non sappiamo come sarà composto il Senato?».

Qui il nodo sembra tutto politico, però…

«In questo momento a Renzi non interessa molto il contenuto tecnico. La legge elettorale gli serve come strumento di pressione per far approvare la revisione istituzionale in discussione alla Camera. Non parlerei proprio di “riforma”, perché, come ripeto sempre, nutro ancora profondo rispetto per quest’ultimo concetto e usarlo per tutto finisce per svilirne la portata».

L’Italicum di Renzi è stato presentato come un sistema in grado di garantire rappresentatività  e governabilità? Sarà così?

«Attenzione a non farsi ingannare dagli specchietti per le allodole. Come già nell’Italicum di marzo, il nodo politico si gioca tutto sulle soglie di sbarramento. Nel testo approvato dalla Camera, il premio di maggioranza veniva attribuito alla coalizione, mentre adesso vogliono rimediare ad una situazione di fatto chiaramente incostituzionale, come anche i migliori politologici della destra reazionaria hanno in questi mesi osservato. Penso al Prof. D’Alimonte, il quale, dopo un dibattito, dovette riconoscere che il meccanismo per cui uno con i suoi voti non elegge nessuno, ma i suoi voti contano per far eleggere, addirittura con il premio di maggioranza, un altro partito, fosse palesemente incostituzionale. Stanno cercando di trasformare una situazione illegittima in un sistema legittimo».

Impugnerebbe ancora una legge elettorale del genere di fronte alla Corte Costituzionale?

«Con soglie di sbarramento più basse e un premio alla lista, più che alla coalizione, mi sembra meno incostituzionale, ma attribuire a chi prende il 40% dei voti il 55% dei seggi è comunque abnorme. Intendiamoci, io non sono contrario ai premi di maggioranza, che neanche altri sistemi elettorali europei escludono, ma dovrebbero essere o in misura fissa o percentuale rispetto ai voti presi. Si tratta anche di evitare una chiara violazione dei principi costituzionali del voto personale, diretto e uguale [artt. 48 e 56 Cost]. Questa roba che chi vince prende 340 seggi potrebbe essere, secondo me, censurata ancora dalla Consulta, anche se… ».

Continui…

«Anche se stanno cercando di avere una Corte Costituzionale che non riconfermi gli orientamenti espressi dal collegio nella sentenza n. 1/2014, quella che ha dichiarato illegittimo il “Porcellum” di Calderoli».

Non va per il sottile …

«E insisto, ribadendo che, dietro la questione delle nomine a giudice della Consulta, si è giocata una partita tesa ad alterare gli equilibri giuridici della Corte Costituzionale rispetto a quelli che hanno determinato l’incostituzionalità della precedente legge elettorale.
D’altronde, cosa potevamo aspettarci dal patto Berlusconi – Renzi? Il primo aveva voluto il “Porcellum”, il secondo “ l’Italicum”: mi sembra chiaro che abbiano degli interessi contrari a quelli affermati dalla Corte nella sent. n. 1/2014».

L’Italicum di Renzi si concilia con una forma di governo parlamentare come la nostra?

«Non si concilierebbe neanche con la forma presidenziale, che molti auspicano. In questa, infatti la separazione tra i poteri è più netta rispetto al sistema parlamentare. Noi abbiamo inventato, a partire dall’elezione dei sindaci, un sistema ibrido, in cui i poteri non sono separati e che non ha paragoni. Guardi quello che è successo al Presidente Obama, che ha perso la maggioranza sia alla Camera che al Senato.
Noi, invece, vogliamo attribuire per legge al Presidente del Consiglio una iper -maggioranza, forzando i risultati del voto, che come ha dimostrato l’ultimo Governo Berlusconi non è affatto sinonimo di stabilità e governabilità».

Da cosa ripartirebbe?

«Sicuramente da un dato: che le maggioranze costruite artificialmente, come stanno insistendo nel fare, non sono maggioranze vere. Vorrebbero che la distorsione indotta dal premio introduca a tavolino il bipolarismo, ma gli anni recenti hanno dimostrato l’esatto contrario.
Inoltre, bisognerebbe ripartire dal significato proprio di elezioni, che è quello di scegliere i propri rappresentanti. Un altro parlamento di nominati sarebbe un parlamento di non rappresentanti e di non eletti. Mi piacerebbe un sistema maggioritario in cui fossero presenti primarie obbligatorie e pubbliche, non come l’ultima volta in cui si fecero nella settimana tra Natale e Capodanno».

Perchè maggioritario?

«Perchè è un sistema in cui non si possono forzare né alterare i risultati: per avere la maggioranza dei seggi, devi avere la maggioranza dei collegi da conquistare uno per uno. Ed è per questo, in fondo, che facciamo delle leggi proporzionali con premio di maggioranza, dando vita ad un “ircocervo” e fondendo, così, i lati peggiori dei due sistemi».

L’unica certezza di queste riforme sembra l’obiettivo finale: riversare tutto il potere nell’Esecutivo…

«Questo si era capito fin dall’inizio ed è l’unica cosa che è rimasta chiara. Se si pensa, però, che concentrando il potere nelle mani dell’Esecutivo, si decida in modo migliore, forse Renzi avrebbe dovuto comporre il Governo diversamente: le qualità personali della maggioranza di questi ministri sono di un livello molto basso e non credo che lo stesso Renzi possa e riesca a capire tutto. Forse lui si illude, ma non penso sia così».

 

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