Governo
Benvenuti al circolo Montecitorio
Immaginate di essere in un bar o in un circolo di paese. Gente che va, gente che viene, clienti abituali, giovani, adulti e anziani. Ogni tanto arriva una nuova comitiva che prima guarda con sospetto un po’ tutti, poi scambia due battute con quelli più affini, poi magari unisce i tavoli e fa delle bicchierate insieme.
Ci si conosce, di vista, un po’ tutti. E ci si sta, chi più chi meno, simpatici o antipatici. Al mattino e all’orario degli aperitivi passa anche da lì qualche personaggio in giacca e cravatta, con il fare altezzoso e distante di chi tiene a rimarcare che è finito lì per caso. Ma poi ci torna sempre più spesso e capita anche che si metta a scambiare due chiacchiere con gli abituè. E, magari trova qualcosa da condividere con loro e ci scappa anche qualche bevuta insieme e, magari, qualcuno dei gruppetti si mette a chiedere consigli a quelli che, all’inizio aveva visto con maggiore sospetto perchè non appartenenti alle “tribù” diventate col tempo residenti.Ora proiettate queste dinamiche dentro l’ultimo parlamento e, forse, vi verrà meno difficile capire alcuni passaggi degli ultimi quindici mesi.
Fuor di metafora, i neofiti Cinquestelle sono stati caratterizzati, sia nella loro prima che nella seconda legislatura, dall’impeto dell’attivista precipitato nella stanza dei bottoni. All’inizio, nel ruolo ideale, quello dell’opposizione. Tanti strepiti, tanta scenografia e pochissima responsabilità. Dal 2018 nello scomodo ruolo di “obbligati” al Governo. Allora, al primo giro, il governo si fa con quelli cui si è condiviso l’opposizione, coi compagni di bravate e di bevute del tavolino accanto. Con costoro si sperava che, al di là delle differenze di visione generale e di obiettivi, si fosse uniti dal comune sentimento di “rottura” degli equilibri preesistenti (di cui il Pd è stato negli ultimi anni, ma si potrebbe dire dalla sua fondazione, custode inflessibile). Ma, col passare del tempo, si è dovuto prendere atto che, una volta al governo, le differenze di prospettiva si sono rivelate insormontabili. E, alla lunga, i nuovi arrivati hanno dovuto capire che nel tavolino accanto c’erano seduti dei giovani/vecchi frequentatori del circolo, che strepitano per far casino ma che al funzionamento del circolo, così com’è tengono molto. Tanto da volerne rilevare la gestione, magari proprio per cacciare i nuovi venuti.
A questo punto non restavano che quelli altezzosi, i professori, quelli in giacca e cravatta che, a parole, dicono di pensarla come loro ma che, a pelle, non piacciono mica tanto agli attivisti parlamentari 5s. Ma che sono anche quelli a cui, di tanto in tanto, si è chiesto qualche consiglio pratico, di nascosto, mentre li si prendeva in giro e li si insultava a voce alta con i vicini di tavolo. L’amalgama è complicato ma comporta da entrambe le parti un abbassamento delle difese, se si vuole portare a casa qualche risultato. E, qualora si consolidasse, riporterebbe finalmente a dialogare gli attivisti (finiti quasi tutti nei 5stelle, partito vuoto di classe dirigente e che, nell’ultima crisi ha visto vincere la base parlamentare contro i desiderata dei capibastone Di Maio e Casaleggio), con i dirigenti (cos’è, in fondo, il PD se non un partito di soli dirigenti? Chiedere all’ottimo Calenda, iscritto alla dirigenza appena iscritto). E magari a fare un mix in grado di contrastare un altro partito di dirigenti, ma che si finge partito di attivisti, come la Lega salviniana.
Ma, in questo quadro, mi direte, Conte, chi è? L’avvocato del popolo è anche professore, ha una parola buona (e una cattiva) per tutti, sta dietro il bancone, prepara i caffè e mixa le bevande per tutti. A qualcuno andranno di traverso, perchè troppo caldi o troppo forti. Ma, con un sorriso traverso, alla fine, proverà ad accontentare tutti. O, almeno, a scontentare il meno possibile gli avventori.
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