Governo
“Basta criticare il Pres.” Petizione del Manifesto o delle bimbe di Conte?
Quando un po’ distrattamente ho letto che era stata avviata una raccolta firme a sostegno dell’appello “Basta con gli agguati” a sostengo del Presidente Giuseppe Conte, che secondo i promotori starebbe subendo “attacchi che hanno raggiunto “livelli insopportabili” tesi a delegittimarne l’autorevolezza, ho pensato si trattasse di un’iniziativa di quelle simpaticissime promoter che sui social hanno fondato “Le bimbe di Giuseppe Conte”. Pagine instagram, Twitter, Facebook contornate da emoticon sorridenti, baci e desideri erotici, dove tra ironia e cuoricini proliferano le dichiarazioni d’amore. Il nostro, nei fotomontaggi assume le sembianze del Gladiatore, o del David di Michelangelo o quelle del Christian Grey di 50 sfumature.
Proseguendo nella lettura però mi sono reso conto che il tono si faceva serio. “Il nostro convincimento è che questo governo abbia operato con apprezzabile prudenza e buonsenso, in condizioni di enormi e inedite difficoltà, anche a causa di una precedente “normalità” che si è rivelata essere parte del problema”. Tradotto, se qualcosa non è andato bene è colpa di quelli che c’erano prima, del sistema, del buco dell’ozono, del bau bau. “Ma niente”, sottolineano i promotori, “ha intaccato la libertà di parola e di pensiero degli italiani”. Quindi loro, più re-alisti del Re, hanno pensato bene che bisognasse mettere la museruola a questa libertà, chiedendo accorati che il manovratore non sia più disturbato, che non subisca critiche, che venga fatta salva la sua buona opera. Sono preoccupati davvero gli scriventi “Negli ultimi giorni, questa campagna che alimenta sfiducia e discredito ha raggiunto il suo acme”. Il problema secondo i medesimi non sarebbe rappresentato dalla destra populista ma dai “democratici “liberali”, i grandi paladini della democrazia e della Costituzione, i cui show disinvolti e permanenti non fanno proprio bene al paese, anzi lo danneggiano”. Ohibò! Confesso, giunto al termine “acme” ho capito che non erano “le bimbe di Conte”, ma seri intellettuali. Gente come Marco Revelli, Luigi Ferrajoli e Stefano Bonaga e che l’appello “gne, gne gne” non era stato postato su Facebook ma pubblicato su Il Manifesto. Sì, Il Manifesto quello fondato da Valentino Parlato Rossana Rossanda, Luigi Pintor, Aldo Natoli, Lucio Magri e Luciana Castellina radiati dal Pci nel 1969 che non tollerava voci critiche e castigava quei dirigenti per aver proposto una “rivoluzione culturale” e una “riforma generale del partito”. Ora, partiamo dal presupposto che ci possono essere critiche fondate e critiche che sono semplicemente strumentali, sterile e persino ridicole, ma questo è il gioco della democrazia. A meno che non si voglia pretendere di essere i detentori di una superiorità morale, e di volerla elevare a ragione di Stato con un giudice supremo che stabilisca e autorizzi le buone critiche e quelle superflue, i buoni intellettuali e quelli di seconda mano. Preferivo che la petizione fosse stata lanciata dalle bimbe di Conte, probabilmente l’avrei firmata anch’io.
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