Governo
Autostrade, che cosa dice Draghi su quest’«offerta che non si può rifiutare»?
Il consorzio di CDP ha presentato ad Atlantia “un’offerta che non può rifutare” per Autostrade per l’Italia (ASPI). Offerta economica di 9,1 miliardi di euro per il 100% di ASPI, inferiore al range di 9,5-11,5 miliardi stimato dagli advisor di Atlantia, che pur dimentica il premio per il controllo che si inserisce nelle valutazioni per la cessione di società (dimenticarlo è come proporre un’OPA a premio 0%: chi aderisce se è libero di farlo?). Una beffa, nel momento in cui Gavio e Ardian alzano del 10% il prezzo per l’OPA su ASTM (OPA che era già a premio del 36% sul prezzo medio a 6 mesi).
Un bel taglio anche rispetto alla valutazione di ASPI a 14,8 miliardi di euro dell’estate 2017, quando nel capitale era entrata Allianz ed anche alla valutazione fatta da Allianz dopo il crollo del ponte (12,5 miliardi) che pur non comprendono nessun premio per il controllo.
Quindi che senso ha, perché gli investitori dovrebbero aderire, se il prezzo non è adeguato? Dai documenti predisposti dal CDA di Atlantia in vista dell’assemblea si evince che l’approvazione di un nuovo piano economico finanziario di Autostrade per l’Italia, essenziale per la vita della società, dipende dall’accettazione dell’offerta, non discutibile. Al di là della forma, la sostanza è che uno strumento funzionale al rapporto di concessione viene utilizzato per ottenere un risultato diverso, una vendita forzata.
Impossibile quindi per il mercato rifiutare questa proposta in assenza di valide alternative, perché si aprirebbe uno scenario caratterizzato da incertezza e rischi gravi per ASPI, che il mercato non sopporta.
Il fondo TCI ha proposto con un’intervista sul Corriere una strada alternativa, equivalente per il Governo (CDP acquisisce il controllo di ASPI) ma rispettosa dell’interesse delle minoranze di Atlantia. Che tanto minoranze non sono, perché hanno il 70% della società. Però subito dopo un gruppo di senatori ha presentato un’interrogazione chiedere se l’offerta di CDP non fosse troppo generosa per circa 1,7 miliardi di euro. Un caso o un modo per ricordare a tutti che i termini potrebbero cambiare sfavorevolmente se non venisse accettata così com’è?
Diamo per scontato che l’offerta venga approvata dall’assemblea. È opportuno porsi la domanda: qui prodest? A chi conviene?
Chi vince e chi perde
Il Governo e CDP ottengono all’apparenza quello che vogliono: CDP acquisisce il controllo di ASPI. Ma CDP è in minoranza (40%) rispetto ai fondi della cordata (60%). Siamo sicuri che nelle pieghe del contratto non ci siano clausole che non riservano amare sorprese, come è successo peraltro nel caso di ILVA?
La reputazione del Governo viene devastata e poco conta l’alibi che l’operazione sia stata ideata dal Governo precedente. Quando conviene (come per i vaccini) si cambiano piano ed attori. Le modalità dell’offerta corrente, irrispettose degli interessi del mercato e dei principi ideali di uno stato di diritto, sono del Governo attuale, che è stato secondo la stampa parte attiva nella formulazione dell’offerta di CDP (ad esempio l’intervento del prof. Giavazzi sulla ticking fee).
Gli investitori di Atlantia non sono i Riva. Gli investitori in Atlantia sono in larga parte fondi pensione ed assicurazioni, soggetti non speculativi e degni di tutela. Soggetti con bilanci enormi, da migliaia di miliardi di dollari che non dimenticheranno i modi illiberali del Governo italiano. Oggi la BCE compra i titoli di Stato ed i prezzi di borsa sono gonfiati dalla liquidità, quindi gli effetti non si vedono. E quando questo finirà? Ancora prima: chi farà gli investimenti in attività reali che servono allo sviluppo del paese? Comincerà lo Stato con il Recovery plan (a debito). E poi?
Cosa succederà se gli investitori di Atlantia faranno causa? La cordata ha acquisito le azioni a sconto e manterrà il beneficio. Ma chi pagherà i danni? È giusto che sia lo Stato, a fronte di un beneficio (minor prezzo) che mantengono gli investitori privati? E soprattutto che cosa dice il presidente del Consiglio Mario Draghi in merito? Per citare Warren Buffett, «ci vogliono vent’anni per costruire una reputazione e cinque minuti per rovinarla». Perciò, Draghi, che sulla vicenda mantiene una prudente una distanza istituzionale, non può sottovalutare il fatto che questa operazione sta avvenendo mentre a Palazzo Chigi c’è proprio lui.
Ma allora non conveniva nazionalizzare (non si potrebbe ma la teoria si discosta comunque da quanto sta accadendo) e discutere un prezzo congruo di cessione? Così chi comprava le azioni di ASPI lo faceva a condizioni trasparenti e non pagate, forse, dai contribuenti italiani.
Certo in quel caso i coinvestitori per CDP sarebbero stati scelti con una gara competitiva e trasparente. Sul prezzo e sui programmi e sarebbero state scelte le condizioni migliori. Allora mi chiedo: perché proprio Macquarie e Blackstone devono beneficiare di questo? Se lo chiedono probabilmente anche gli altri numerosi investitori che si erano presentati in coda per coinvestire, percependo il regalo, non ultimi Perez, Apollo e Toto. Ma non solo loro.
Il mercato è il vero perdente. Le azioni dei Benetton coincidono quasi con le azioni comprate da CDP. Le azioni degli altri azionisti di Atlantia coincidono quasi con le azioni comprate da Macquarie e Blackstone. Perché il mercato deve subire un trasferimento forzato, non necessario delle azioni ad un prezzo inferiore al valore? Non a beneficio dello Stato, ma di investitori privati! Scelti come e perché?
Quindi una tragedia nazionale viene utilizzata, grazie a metodi non condivisibili e non propri di uno Stato fondatore dell’Unione Europea, non solo per ottenere il passaggio del controllo di ASPI allo Stato, ma anche per nascondere un trasferimento di valore dal mercato a due fondi. Non è un po’ cinico?
E poi la definizione del piano economico finanziario solo dopo la cessione alla cordata CDP, come è possibile? Altro colpo esiziale alla trasparenza del Governo. Possibile solo perché la cordata è organica rispetto al regolatore (quale acquirente di mercato in circostanze normali si assumerebbe il rischio di acquistare senza conoscere il piano approvato???), a dispetto di ogni trasparenza e con il rischio che nasconda benefici indebiti o non fattorizzati ex ante nelle valutazioni.
E gli utenti? I fondi sono famosi per essere molto attenti alla generazione dei flussi di cassa. Non è che l’ombrello protettivo creato dalla presenza di CDP nel capitale rischia di creare un sistema di incentivi perverso? Cosa accadrebbe se ci fosse un altro incidente con CDP tra gli azionisti e che nomina l’amministratore delegato? Con chi ce la si potrebbe prendere in quel caso?
In sintesi, il ragionamento dei politici è semplice: chiudiamo questa vicenda che è durata troppo a lungo, anche se non è perfetta. Poi vigileremo sui fondi. Ricorda il ragionamento della cessione dell’ILVA a Mittal. Se vigiliamo non si ridurrà né occupazione né produzione, si disse allora. Sappiamo come è andata a finire.
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Immagine di copertina di Luca Fascia
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