Governo

ACHTUNG! Non siamo beoti, siamo italiani (2). Un Paese più agile?

21 Novembre 2016

 

Il quesito referendario su cui dovranno esprimersi gli italiani il 4 dicembre è composto da cinque sotto-quesiti: ”Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”.

Iniziamo ad analizzare il primo sotto-quesito: “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario”. E’ vero? E’ falso?

Su questo tema abbiamo intervistato l’avvocato Felice Besostri di Milano. L’avv. Besostri è cofondatore del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale e del Comitato nazionale del NO ed è coordinatore dei ricorsi contro l’Italicum promossi dal CDC . E’ stato membro del collegio degli avvocati che hanno fatto dichiarare incostituzionale il Porcellum, la legge elettorale che, dal 2006 ad oggi, ha garantito ai nominati dai partiti e non scelti dai cittadini di occupare i 630 seggi alla Camera ed i 315 seggi al Senato. L’avv. Besostri è stato anche parlamentare: capogruppo DS in Commissione Affari Costituzionali del Senato dal 1996 al 2001.

Domanda: La riforma prevede che il Senato non sarà più eletto dai cittadini, tuttavia rimarrà. Cosa cambia se vincesse il SI’?

Risposta: Cambia che i cittadini perderanno una parte della loro sovranità nella composizione di un organo costituzionale che avrà il potere di: 1) cambiare la Costituzione e approvare le altre leggi costituzionali; 2) eleggere il Presidente della Repubblica; 3) eleggere 2 giudici costituzionali su 5 di nomina parlamentare; 4) approvare le leggi sulle forme e i termini della partecipazione dell’Italia alla formazione della normativa e delle politiche europee; 5) approvare le leggi di attuazione  delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari e le altre forme di consultazione; 6) approvare le leggi che determinano l’ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo e le funzioni fondamentali di Comuni e Città Metropolitane. Compito importante dopo il fallimento della legge n. 56/2014 e l’abrogazione delle Province in caso di esito positivo del referendum costituzionale.

Domanda: Un compito molto impegnativo per i nuovi senatori che dovranno dividere il proprio tempo tra i loro incarichi principali, di sindaco (21: uno per Regione e due per le Province Autonome di Trento e Bolzano) o di consigliere regionale (74), e quello che è stato ribattezzato il “dopolavoro” al Senato. Ma chissà! Forse sarà il pensiero di godere della stessa immunità parlamentare che hanno i deputati a farli lavorare di più? Comunque, avvocato Besostri, se vincesse il SI’, finirà quella che è stata definita l’anomalia tutta italiana, ovvero il bicameralismo paritario?

Risposta: Intanto definiamo cosa si intende per bicameralismo paritario. Il bicameralismo paritario è quello che  prevede un Parlamento di due Camere con gli stessi poteri. Non è assolutamente vero che esiste solo in Italia e che, per questo motivo, deve essere cambiato perché obsoleto. Hanno un bicameralismo paritario gli Stati Uniti, la Svizzera e parzialmente la Romania. Comunque, si può sempre superare il bicameralismo paritario differenziando bene i compiti delle due Camere, ovvero stabilendo quale Camera, in caso di dissenso, abbia l’ultima parola. Il superamento del bicameralismo si può raggiungere senza necessità di intervenire solo su una delle due Camere , nel caso italiano sul Senato dove è stato ridotto il numero dei senatori ma si è lasciato intatto il numero dei 630 deputati, e, soprattutto, senza eliminare l’elettività dei senatori. Tranne che negli Stati federali, Stati Uniti, Svizzera e Germania Federale, dove vi sono altre garanzie a tutela degli Stati membri e delle loro competenze, in nessun altro Stato esiste una sproporzione eccessiva tra il numero dei deputati e quello dei senatori come previsto da questa riforma costituzionale. Ad esempio, in Spagna i deputati sono 350 ed i senatori 259, in Francia i deputati sono 577 ed i senatori 346. In nessuno Stato, con più di 20 milioni di abitanti, vi è un Senato così squilibrato come quello previsto da questa riforma, 100 membri rispetto alla Camera di 630 membri, e che viene eletto da così pochi elettori di secondo grado, ovvero dai consiglieri regionali che saranno più o meno un paio di migliaia in tutta Italia.

Domanda: Renzi e la Boschi sostengono la necessità di questa riforma perché, eliminando funzioni analoghe e pari compiti e poteri di Camera e Senato, l’approvazione delle leggi sarà più veloce e più semplice. Sarà davvero così?

Risposta: Le leggi, tranne quelle paritarie (per le quali sono previste 2 procedure se sono costituzionali o ordinarie), che devono essere approvate nell’identico testo dalle due Camere, saranno tutte approvate dalla sola Camera dei Deputati, ma il Senato potrà intervenire su tutte, se lo decide entro 10 giorni dalla trasmissione. Lo potrà fare con la decisione di un terzo dei suoi componenti, cioè di 34 senatori su 100, e dovrà trasmettere le proposte di modifica entro 30 giorni. E’ la procedura n. 3.

Quando la legge statale invade le competenze esclusive delle Regioni, per non conformarsi alle proposte di modifica deliberate dal Senato a maggioranza assoluta, la Camera dei Deputati deve deliberare a maggioranza assoluta. E’ la procedura n. 4.

Per le leggi di bilancio ex art. 81 Cost. il termine per le proposte di modifica è ridotto a 15 giorni. E’ la procedura n. 5.

Il Senato può, a maggioranza assoluta, chiedere che si esamini un disegno di legge sul quale la Camera si deve pronunciare entro 6 mesi. E’ la procedura n. 6.

Per i disegni di legge di iniziativa governativa, dichiarati “essenziali per l’attuazione del programma di governo” ex art. 72 u.c. Cost. rev, i termini per la richiesta di esame sono ridotti a 5 giorni e le proposte di modifica devono essere fatte entro 15 giorni. E’ la procedura n. 7.

Per le leggi che disciplinano l’elezione della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, prima della loro promulgazione, può essere chiesto l’esame preventivo da parte della Corte Costituzionale da parte di un quarto (158) dei Deputati. E’ la procedura n. 8. O da parte di un terzo (34) dei Senatori. E’ la procedura n. 9.

La conversione ordinaria dei decreti legge deve avvenire entro 60 giorni. E’ la procedura n. 10.

I disegni di legge di iniziativa del governo devono essere autorizzati dal Presidente della Repubblica, ex art. 87, comma.4, Cost. E’ la procedura n. 11.

Il Presidente della Repubblica prima di promulgare una legge può, ex art. 74  comma 1 Cost, richiedere una nuova deliberazione. E’ la procedura n.12. Se riguarda  la conversione di un decreto legge, il termine è differito di 30 giorni, quindi 90 giorni  totali. E’ la procedura n.13. Non è chiaro se, in caso di rinvio, il Senato, che non avesse fatto osservazioni al testo della legge, lo possa fare in caso di riapprovazione.  Si richiamano le 2 procedure  abbreviate  ex art 72 comma 3 Cost. o comma 4 Cost. rev.: approvazione in Commissione deliberante (è la procedura n. 14)  o redigente( è la procedura n. 15).

Conclusioni dell’avv. Besostri: Alla faccia della semplificazione! Si passa dalle attuali 7 procedure (2 procedure standard per leggi costituzionali e leggi ordinarie, 2 procedure abbreviate, disegni di legge di iniziativa governativa autorizzati dal Presidente della Repubblica, conversione dei decreti legge, riapprovazione in seguito a rinvio presidenziale) a ben 15 procedure. Più del doppio.

Conclusioni personali: Altro che Paese più agile! Per quali motivi, agli italiani converrebbe votare SI’ se non è vero che, nella sostanza, non viene superato il bicameralismo paritario, e che le procedure per approvare le leggi, invece che più semplici, come ci dicono, diventeranno più complicate e che, addirittura, saranno raddoppiate? Ma quanto ci costerà, a noi contribuenti, tutto questo lavoro in più che dovranno sbrigare i dipendenti di Camera e Senato e gli addetti assegnati ad ogni deputato e ad ogni senatore? Se devo cascare in un paese peggiore, preferisco rimanere dove sono. Per questo voterò NO.

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