
Governo
Ecco chi dovrà dire addio agli 80 euro di Renzi
Con l’ultima manovra finanziaria del governo Meloni, molti italiani dovranno rinunciare al bonus in busta paga istituito dal 2014 come forma di sostegno al reddito. Maria Chiara Gadda (Italia Viva): “300 mila italiani con reddito basso perderanno 1.200 euro l’anno”
Qualcuno dovrà salutare i famosi 80 euro di Matteo Renzi, il bonus che milioni di italiani si sono ritrovati in busta paga come forma di sostegno al reddito. Con l’ultima manovra finanziaria del governo Meloni, che trasforma il taglio del cuneo da contributivo a fiscale, centinaia di migliaia di persone rischiano di perderlo completamente o almeno in parte. E il paradosso è che a rischiare di perdere tutto siano i lavoratori più poveri: “La maggior parte dei redditi sotto i 35 mila euro l’anno – ha spiegato la Cgil in un comunicato – perde qualcosa, ma a quelli tra 8.500 e 9 mila euro l’anno viene a mancare l’intero trattamento integrativo da 1.200 euro”.
La beffa di chi dovrà restituire gli 80 euro
C’è una differenza sostanziale – spiega la vice capogruppo di Italia Viva alla Camera, Maria Chiara Gadda – tra il cosiddetto bonus Renzi e il bonus Meloni. Il secondo rischia di diventare uno sgradito pacco sorpresa. Con il passaggio dal metodo contributivo a quello fiscale, ha spiegato l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, circa 300 mila persone non prenderanno più l’intera cifra, ovvero 1.200 euro l’anno. E questo avviene perché mentre prima il bonus veniva erogato a tutti in busta paga, ora entra in concorrenza con altre detrazioni. Il rischio è che moltissimi italiani lo dovranno restituire a fine anno quando andranno a pagare le tasse. E la cosa più grave è che a perderlo del tutto saranno lavoratori poveri”. Insomma, molti lavoratori italiani rischiano di veder dimagrire le loro buste paga o di dover subire la beffa di dover restituire dei soldi allo Stato nel calcolo delle tasse da pagare.
Voci dal Palazzo puntata #03 – Chi dovrà dire addio agli 80 euro di Matteo Renzi
Bonus con tanti paletti e non per tutti
Anche il governo Meloni ha messo in campo dei bonus, come il famigerato “bonus mamme” o la cosiddetta card “Dedicata a te”, ma non sono misure che riguardano tutti e spesso anche molte famiglie in difficoltà non rispettano i requisiti per accedervi. “Pensiamo alla differenza tra l’assegno unico universale e il bonus mamma – continua Gadda – che non viene dato quando ad esempio si ha un solo figlio o si è un genitore single. Oppure la card “Dedicata a te”, che poi sarebbero 500 euro una tantum, voluta dal ministro Lollobrigida: anche quella misura, comunque insufficiente perché è un bonus che si riceve una volta sola, non è accessibile a tutti ma ci sono una serie di paletti che la precludono a molti. Creare differenze tra cittadini e famiglie non è il miglior modo per investire”.
Meno incentivi per far tornare i “cervelli in fuga”
Un altro taglio che si trova nell’ultima manovra finanziaria, riguarda i contributi per i cosiddetti “cervelli in fuga”, che saranno molto meno motivati a tornare a casa. “La norma varata dal governo Renzi – spiega ancora la deputata di Italia Viva – prevedeva uno sconto fiscale del 70% per i nostri laureati, gli ingegneri, i professionisti che decidevano di ritornare nel nostro Paese. Oggi lo sconto è stato portato al 50%: non è una grande idea con l’inflazione che corre e con l’emergenza abitativa che rende molto più difficile, per questi giovani, tornare a vivere in Italia con le loro famiglie”.
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