Giustizia

Umbria Oh cara

17 Aprile 2019

Dal volume  ” Quinto Pilastro, il tramonto del SSN”

L’introduzione del concetto di “aziendalizzazione” non ha certamente giovato, perché non ha saputo creare all’interno della dirigenza e degli operatori sanitari il concetto di allocazione delle risorse in modo adatto a produrre la maggior quantità di salute ma ha invece ridotto coloro che con le tasse sostengono il SSN a divenire anziché “azionisti” dei “clienti”.

L’introduzione di elementi estranei alla gratuità ha di fatto reso impossibile agli strati più poveri della popolazione di ottenere con tempestività i trattamenti necessari. Infatti, l’introduzione dell’intramoenia e delle assicurazioni integrative ha determinato la divisione della popolazione in due grandi categorie: i privilegiati che possono pagare ed avere rapidamente i servizi richiesti e i poveri, che devono spesso affrontare lunghe liste d’attesa. Se a questa situazione si aggiunge l’introduzione del pagamento del ticket per farmaci, visite ed interventi diagnostici, si perde il concetto di gratuità, uno dei pilastri dell’istituzione del SSN. Infine, la gestione regionale ha creato grande disparità e discriminazione nei servizi disponibili per i cittadini italiani. In un sistema traballante e con regole spesso contraddittorie, dovute all’interferenza politica, diviene quasi automatica la corruzione. Se è giusto condurre un’analisi critica dei problemi che esistono nel SSN, bisogna evitare che prendano piede soluzioni che contrastino il concetto di SSN.

Queste parole sono la cronaca di un “misfatto” annunciato e sono di Silvio Garattini, tratte dalla sua Prefazione al Volume “Quinto Pilastro, il tramonto del SSN”. Il prof. Garattini, per chi lo conosce, da persona di livello superiore, ha una visione a tutto campo e non si sarebbe spinto fin qui se non ci fossero stati gli estremi.

Gli estremi sono 14 milioni di italiani che non possono curarsi, 7 milioni che non accedono alle cure odontoiatriche, 8 milioni che sono costretti a visite specialistiche private pagando out of pocket, 6 miliardi di corruzione documentata, 1 Azienda Ospedaliera o ASL su 3 in cui sono accertati fatti corruttivi. Le strutture ( tra ASL e Aziende Ospedaliere) sono 225 quindi 75. In media 3,75 per regione italiana.

Venti anni di aziendalizzazione sono stati sufficienti per svelare il volto duro e cinico di una strutturazione che ha trasformato il malato in cliente. Così da Servizio è assurto a Sistema, e come tale lo chiameremo in avanti, una macrostruttura amministrativa, politica, finanziaria, che ha perso la sua connotazione originaria.

Figlia di questi ultimi tempi è la presenza politica che avviluppa il Sistema, una prerogativa ben poco virtuosa, forse anche nefasta. Sporadica un tempo, oggi è diventata di stretta osservanza da parte di forze politiche all’assalto di un plafond di ben 111 miliardi di euro, il più elevato capitolo di spesa tra i Dicasteri della nostra struttura governativa.

La nuova fase che si profila è quella della privatizzazione, più o meno malcelata, in cui chi può crearsi un ombrello assicurativo è parzialmente protetto, chi non può resta condannato. Mentre nei Paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) aumenta la quota di PIL destinata alla Health Spending, in Italia la fase restrittiva è già in atto da tempo. Ma soprattutto è la mutazione del SSN che preoccupa gli italiani: da sistema pubblico, vanto europeo fino agli anni ottanta, a sistema semi-privatizzato, con un baricentro squilibrato a favore dei privati imprenditori della Medicina. Ed i cittadini divisi in intoccabili perché possono pagare e bistrattabili perché indigenti.

Così assistiamo a fatti documentati come quelli circa l’elusione o evasione del DRG ( Diagnosi Related Group, Registro che determina il costo di ogni attività sanitaria) avvenuti e passati in giudicato in Lombardia (Poggi Longostrevi, S. Rita, Istituto Maugeri di Pavia, alla fine parte lesa, per finire a Formigoni).

E come quelli da accertare in sede giudiziaria avvenuti di recenti in Umbria. E come quelli che potrebbero essere svelati anche in altre regioni, assai viciniori all’Umbria.

Sono note vicende che coinvolgono Professori Universitari, colpiti da conventio ad excludendum nelle Aziende Ospedaliere Universitarie, malgrado sentenze favorevoli del TAR, del Consiglio di Stato, e addirittura di ricorsi straordinari al Capo dello Stato.

Ciò evidenzia la tendenza di alcune Regioni a:

–         Demonizzare l’Accademia e metterla in un angolo;

–         Atrofizzare la Ricerca e la Didattica privilegiando il profitto da prestazione sanitaria aziendale;

–         Occupazione sistematica del potere, in mano, malgrado i Decreti Balduzzi alla Amministrazione Assessorile e alle sue ramificazioni amministrative.

Indipendentemente da fatti corruttivi già accertati e quelli comunque da accertare, l’Azienda, anche in ossequio alla stessa normativa vigente,  si rivela fallimentare nell’assicurare l’offerta di salute avendo trasformato il malato in cliente, quando è esso stesso azionista dell’Azienda Sanità.

Non è forse questa la vergogna: chiedere al cittadino tassazioni dirette, indirette, ticket e costringerlo alla cura privata, malgrado egli abbia già pagato a monte?

E’ come se avessimo già pagato l’anticipo della nostra vettura che poi viene regalata ad un altro cliente.

 

Fonte

A.Ferrara, Quinto Pilastro, il tramonto del SSN, 2016, Prefazione di Silvio Garattini

Ferrara A., De Giacomo L., Costanzo M. Guida al SSN, in press, 2019

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