Giustizia
Trattativa Stato-Media. L’esame Napolitano solo con testo: e l’audio?
Soltanto tre giorni dopo l’udienza la Corte d’Assise di Palermo ha diffuso il verbale dell’esame testimoniale di Giorgio Napolitano in formato testo ma non quello audio. Tre giorni che hanno creato (prevedibili) pasticci mediatici sin dal momento in cui alcuni avvocati sono usciti a fine udienza nella piazza del Colle a raccontare la loro versione ai cronisti, salvo qualche laica eccezione. Un lasco di tempo troppo lungo per i tempi dei media: tre giorni che – a certi sguaiati miliziani di certa antimafia mediatica – hanno offerto su un vassoio d’argento l’occasione di attribuire parole, atteggiamenti, concetti e deduzioni mai espresse da Napolitano. Ancora fino a ieri il pasticcio si è consumato con la dozzinalità televisiva. Ovvero su La7. Quando a “Di Martedì”, nell’intervista a Giancarlo Caselli, il conduttore Giovanni Floris domanda “facendo il punto, un ex premier condannato e un presidente della repubblica interrogato: c’è qualcosa che ancora non va nel rapporto tra politica e magistratura?”. Qualcosa non va, appunto ma nei media. Qualcuno informi Floris che un civico testimone è una cosa, un imputato condannato un’altra. Ad ogni modo, finché di Napolitano non se ne libera la voce ostaggio della cancelleria del Palazzo Di Giustizia di Palermo, quella lezione di stile del Presidente della Repubblica non sarà possibile documentarla fino in fondo. Con ogni probabilità al Quirinale volevano evitare l’effetto Un Giorno In Pretura ma ne hanno ottenuto un effetto Travaglio. Col senno di prima che di poi, quell’udienza andava trasmessa – anche solo in audio – in tempo reale.
Ora. A più di una settimana dall’avvenuto esame testimoniale di Napolitano al processo c.d. Trattativa Stato-Mafia, non si ha notizia della voce del Presidente che ha avuto luogo in ciò che il combinato disposto della Corte d’Assise di Palermo ha configurato come esame a domicilio nell’evento più mediatico degli ultimi anni. Un minuto dopo la nota del Quirinale, rilasciata dal Colle a fine udienza, che ai giudici palermitani sollecitava “tempestivamente” la diffusione della testimonianza integrale “all’opinione pubblica”, Radio Radicale (come da rito già autorizzata alla ripresa audio di tutto il processo Trattativa) inviò subito un’istanza alla Corte per ottenere la copia audio dell’escussione testimoniale di una udienza pubblica seppur a tenuta a porte chiuse: che ancora però non viene rilasciata. Di quella testimonianza c’è solo il testo integrale, le cui 86 pagine abitano solo sul web visto che al momento nessun supporto cartaceo le ha pubblicate interamente.
Al monumentale e prezioso archivio di Radio radicale, manca dunque la registrazione-delle-registrazioni. Manca la voce, la registrazione audio senza suggestione alcuna delle telecamere: e va assolutamente esclusa la possibilità che Radio Radicale ricorra all’improvvido metodo Santoro un po’ cantastorie, un po’ fiction alterata con l’ingaggio di un Tony Sperandeo, di un Tony Servillo o di un Francesco Pannofino per buttarla in recita. Non sapremmo dire quanta “opinione pubblica” sia andata “tempestivamente” sul web a cliccarsi quel verbale d’esame testimoniale che – alla fine della fiera – i giornali di carta hanno declinato solo in alcune alcune porzioni, abbinandole peraltro a commenti di parte con chiavi di lettura che in molti casi non proprio-proprio hanno raggiunto il concetto di piena oggettività.
Ancora oggi e su una istanza presentata il 28 ottobre scorso, dalla Corte d’Assise Palermo non fanno sapere nulla. Qui scatta la retorica domanda. Chi meglio di Radio Radicale, con tanto di quarantennale tradizione può dare ampia, integrale e fedele informazione e diffusione senza filtro alcuno di quella storica testimonianza raggiungendo ben più ampio spettro “d’opinione pubblica”? Liberare quella straordinaria voce in ostaggio – peraltro di un pubblico esame in pubblico processo – sarebbe solo un laico gesto di buon senso: e nulla più. In punto di fatto e di diritto, come si usa dire in quelle aule.
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