Giustizia
Sequestro della DIA a ex amministratore giudiziario. Il “sistema” è il solito
Ancora non si è chiuso il processo di secondo grado nei confronti di Silvana Saguto, l’ex potente presidente della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo che è imputata, insieme ad altre 11 persone, di corruzione e abuso d’ufficio. In primo grado era stata condannata a 8 anni e 6 mesi di carcere. Il suo è stato un “sistema perverso e tentacolare”, come lo hanno definito i pubblici ministeri Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti nel corso della requisitoria del processo di primo grado. Quella su Silvana Saguto è un’inchiesta nata quasi per caso, prima del clamore mediatico de “Le iene”. Era il 2014 quando, durante un’intercettazione ambientale in un autosalone di Gela, tra un dipendente e un finanziere, fu colta una frase rivelatrice. «La Dda di Caltanissetta comprese che questo dipendente si lamentava del fatto che per l’acquisto di dieci autovetture dalla concessionaria Bmw era stata pagato una somma di mille euro, cento euro a macchina, probabile frutto di un’attività estorsiva. Ecco perché la Procura di Caltanissetta trasmise per competenza copia dell’annotazione alla Procura di Palermo. Questo è il primo atto d’interesse. Cosa fa la procura di Palermo? Avvia un’indagine e individua la concessionaria nella “Nuova Sport Car”, che era sotto amministrazione giudiziaria in danno degli eredi Rappa. Sei mesi dopo la procura di Palermo trasmetteva un’annotazione d’indagine alla procura di Caltanissetta perché dalle intercettazioni erano emersi profili di responsabilità sulla dottoressa Saguto, in relazione alla gestione delle misure di prevenzione. E la procura di Caltanissetta iscrive Saguto nel registro degli indagati» ebbe a dichiarare la dottoressa Lia Sava, Procuratore Capo della Procura Generale della Repubblica di Caltanissetta che ha seguito il processo anche come procuratore facente funzione.
È di oggi la notizia che il fallace operato riscontrato in questo caso sia diventato una sorta di modus operandi tant’è che la DIA (Direzione investigativa antimafia, ndr) ha eseguito un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Palermo nei confronti di Maurizio Lipani, 55 anni, ex amministratore giudiziario di Palermo, già destinatario di due misure cautelari di sequestro e confisca di secondo grado, attuati sul patrimonio personale e del suo nucleo familiare. È stato accertato che il professionista, in qualità di amministratore giudiziario nominato dallo stesso Tribunale estensore dell’odierno provvedimento, eseguiva indebiti e sistemici prelevamenti di somme di denaro sui conti correnti delle società affidategli – in quanto temporaneamente sottratte al tessuto criminale – accreditandole in favore della consorte, anch’ella colpita da analogo provvedimento restrittivo di divieto d’esercizio dell’attività professionale. Quanto è stato riconosciuto “frutto di attività illecite”, in quanto derivante da plurime condotte di peculato, per alcune delle quali è già intervenuta sentenza di condanna di secondo grado, e del relativo “reimpiego” della sottoscrizione di quote societarie di una srl, nonché dell’acquisto di un immobile in Palermo. Il sequestro ha interessato una società immobiliare ed un appartamento di pregio costituito da 12 vani, per un valore complessivo stimato di oltre 600 mila euro.
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