Giustizia

Sentenza nel processo per la bancarotta della catena di drogherie Schlecker

28 Novembre 2017

Nel processo per bancarotta fraudolenta della catena di drogherie Schlecker che era iniziato a marzo, il tribunale di Stoccarda ha pronunciato lunedì 27 novembre, alla 29ma udienza, la sua sentenza.

Condanna con la condizionale e multa per il capostipite, carcere per i figli
Il 73enne imprenditore Anton Schlecker è stato condannato a due anni di reclusione, uno in meno rispetto a quanto era stato richiesto dalla procura, e perciò potrà fruire della sospensione della pena; dovrà però comunque versare 54.000 euro di multa. I suoi due figli, il 46enne Lars e la sorella Meike, di due anni più giovane, che dirigevano la consociata LDG responsabile della logistica del gruppo, sono stati invece condannati più severamente -riferiscono i media tedeschi- rispettivamente a 2 anni e 9 mesi (un mese in meno rispetto alle richieste dell’accusa) e 2 anni ed 8 mesi (come indicato dal procuratore). Le telecamere della tv pubblica ARD hanno colto Lars ascoltare la sentenza attonito, e la sorella scuotere la testa affranta.

I motivi
La corte è stata clemente con Anton Schlecker perché ha riscontrato che aveva distolto per la famiglia a vario titolo -come regalie al nipote, o pagando viaggi ai figli- “solo” 3,6 milioni di euro (mentre il procuratore aveva invece ipotizzato fossero 16) e poi comunque nel 2013 in ravvedimento operoso ha indennizzato il fallimento con 10 milioni di euro. I giudici hanno anche tenuto conto della sua età ed affermato di non intravvedere rischi di recidiva. Nondimeno hanno ritenuto che Anton Schlecker avesse avuto per mesi ben chiara la situazione finanziaria precaria del gruppo ed abbia volontariamente tardato a presentare l’istanza di insolvenza. Il fallimento della catena Schlecker, era stato dichiarato il 30 gennaio 2012, ma l’azienda aveva bilanci in rosso fin da quattro anni prima e l’assetto probatorio ha evidenziato che quantomeno dall’inizio del 1° febbraio 2011 la famiglia sapeva che l’insolvenza era inevitabile, tanto che quell’anno chiuse 600 delle sue circa 8000 filiali in Germania. Anzi già nell’agosto 2009, dopo le prime avvisaglie del declino, Anton Schlecker trasferì a titolo gratuito la proprietà della sua villa a Ehingen nei pressi di Ulm in Baden-Württemberg alla moglie Christa, per salvaguardarla dall’aggressione dei creditori i quali -essendo lui un eingetragener Kaufmann, cioè sostanzialmente un imprenditore individuale- avrebbero avuto titolo a rifarsi anche sui suoi beni personali. Perciò anch’ella era stata inizialmente inquisita per concorso in bancarotta, ma la procedura fu archiviata dopo il versamento di 60.000 euro. I suoi figli oltre che di concorso nella bancarotta e per avere procrastinato la dichiarazione di insolvenza, sono stati ritenuti anche colpevoli di frode, perché pur sapendo che la catena Schlecker stava accumulando perdite si sono fatti liquidare dalla LDG circa 6,1 milioni di euro appena dieci giorni prima della dichiarazione di insolvenza il 20 gennaio 2012.

Ascesa e declino con migliaia di disoccupati
Anton Schlecker aprì la sua prima drogheria a 31 anni, nel 1975, e due anni dopo ne aveva già 100, ricostruisce la Deutsche Welle. Nel 2007, nella sua massima espansione, la catena Schlecker era presente in 13 Paesi e dava lavoro a più di 52.000 persone. Il prestigio del gruppo in Germania fu però scalfito più volte. Già nel 1998 i coniugi Schlecker furono condannati a 10 mesi con la sospensione dal Tribunale di Stoccarda per aver raggirato il personale sugli stipendi effettivi. Anni dopo l’azienda fu aspramente criticata per la scoperta dell’adozione di videocamere idonee a sorvegliare costantemente le lavoratrici. Poi nel 2010 i sindacati avanzarono aspre accuse al management di spingere le dipendenti al licenziamento per riassumerle attraverso una propria agenzia di lavoro interinale e pagarle circa la metà. Ciò nonostante Anton Schlecker restò in sella e non pensò mai di cambiare la formula giuridica del suo impero.

Dopo quasi quarant’anni di leadership del mercato, la chiusura cinque anni fa del suo gruppo mise sulla strada 25.000 dipendenti delle sole filiali tedesche, ed oltre 1.000 che operavano in 295 punti vendita anche in Italia, oltre a diverse migliaia in altre 6 Nazioni. In Germania ai lavoratori delle drogherie Schlecker l’Agenzia federale per il lavoro ha anticipato circa il 60% degli stipendi, chiedendone l’iscrizione poi a debito del fallimento. La misura ha avuto l’effetto di calmiere sociale, ma non ha eliminato la rabbia delle addette che si sono trovate senza mezzi di sussistenza ed aspettano ancora gli arretrati.

Due settimane prima della sentenza la famiglia Schlecker, forse sperando anche di ingraziarsi la clemenza della Corte in vista del verdetto, ha reintegrato la massa fallimentare con ulteriori 4 milioni di euro. Il denaro però finora è valso solo a coprire i crediti che vantavano una prelazione e non quelli delle lavoratrici.

Cartelli di imprese profittatrici
Il curatore fallimentare Arndt Geiwitz però ha indicato alla Süddeutsche Zeitung che  ben cinque cartelli messi in piedi dai fornitori di merci di diverse categorie, dal caffè ai detersivi, erano riusciti a farsi pagare più del lecito danneggiando massicciamente il gruppo Schlecker. Sia il Bundeskartellamt, l’ufficio federale tedesco dei cartelli, che la Commissione dell’Unione Europea hanno già applicato delle sanzioni alle aziende che ne facevano parte. Contro queste imprese il fallimento ha depositato delle richieste di risarcimento e spera di ricavare altri 300 milioni con cui soddisfare le ex dipendenti cui spettano ancora il 40% circa degli stipendi. I processi dovrebbero iniziare nella primavera del 2018. Anche in caso di un esito positivo al fallimento, probabilmente il denaro sarà comunque insufficiente per soddisfare la massa di tutti i creditori chirografari. Geiwitz ha dichiarato infatti al quotidiano monacense che sono più di 22.000 e vantano crediti per oltre un miliardo di euro.

Conclusioni

Oggi il marchio Schlecker esiste ancora solo su internet e per la sola vendita in Germania ed Austria di occhiali, lenti a contatto e stampa di album fotografici, in mano ad una società di Kiel. Anton Schlecker ha perso il suo patrimonio, probabilmente cercherà di impedire di vedere i propri figli finire in carcere. La sentenza di condanna (Landgericht Stuttgart Az. 11 KLs 152 Js 53670/12) non è ancora passata in giudicato e può essere impugnata entro una settimana avanti al Bundesgerichtshof.  Prevedibilmente il fallimento della catena di drogherie impegnerà dunque i tribunali per ancora almeno un quinquennio.

 

 

Immagine di copertina, dettaglio del comunicato stampa del Tribunale di Stoccarda

 

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