Giustizia
Sallusti: “Non è ancora scoppiato uno scandalo, perchè il Sistema esiste”
Dopo l’uscita de “Il Sistema”, con oltre 300.000 copie vendute, è uscito nello scorso febbraio “Lobby e Logge” il nuovo libro intervista di Sallusti – Palamara, già in cima alle classifiche.
Incontro una decina di giorni fa il Direttore Sallusti a Milano nella sede di Libero, gli chiedo un pronostico sul nuovo lavoro e mi conferma di non credere ad un nuovo caso editoriale. Gli ricordo che diceva così anche prima dell’uscita de “Il Sistema” dove affermava che Palamara aveva raccontato solo una parte di ciò che sapeva; sappiamo tutti com’è andata a finire.
Ad oggi nessuno può ancora dire come finirà, ma una cosa è certa: viste le vendite delle prime settimane si può affermare che il tema è di grande interesse per l’opinione pubblica, nonostante l’approfondimento arrivi dopo le elezioni del Presidente della Repubblica e si collochi tra la pandemia (non ancora finita e passata in secondo piano) e la tragedia ucraina.
Il Direttore di Libero si apre e racconta aneddoti che accompagnano piacevolmente la lettura del suo ultimo lavoro.
Cominciamo dal travolgente successo de “Il Sistema”, edito da Rizzoli, che ha venduto oltre 300.000 copie, il vero caso editoriale del 2021. Te lo aspettavi?
No non me l’aspettavo, non se lo aspettava nemmeno la casa editrice, infatti qualche copia si è persa per strada, perché all’inizio non ne venivano stampate a sufficienza. Battute a parte, il successo è il sintomo che il tema giustizia interessa l’opinione pubblica, più di quanto ci si immagini. Difficilmente una persona pensa di avere a che fare con la giustizia, il caso Palamara introduce la novità che le anomalie della giustizia non riguardano solamente gli imputati e i processi, ma riguardano la democrazia. Per la prima volta si afferma che il sistema anomalo della magistratura italiana ha condizionato, in maniera rilevante, la democrazia del nostro Paese, facendo e disfacendo Governi a suo piacimento, andando contro alla libertà dei cittadini elettori, che hanno votato una cosa e poi invece si ritrovano con un’altra, perché i magistrati hanno deciso diversamente. In questo modo il problema della giustizia è uscito dai consueti recinti ed è arrivato profondamente all’interno dell’opinione pubblica, questo penso sia il vero successo del libro.
Un successo tale che il libro diventa uno spettacolo teatrale, portato in scena da Edoardo Sylos Labini, con il riadattamento di Angelo Crespi, Come è nato questo progetto? Come ne sei stato coinvolto? Hai contribuito all’idea?
Non ho contribuito all’idea, non è il mio mestiere fare delle riduzioni teatrali, i due libri sia “Il sistema” che “Logge e lobby” sono stati oggetto di attenzioni di produttori teatrali e televisivi che ne hanno opzionato i diritti. Sono certo che Labini e Crespi abbiano fatto un ottimo lavoro, è meglio però che l’autore non lo guardi, perché inevitabilmente non ci si ritroverebbe, il mio giudizio potrebbe rivelarsi irrilevante in quanto non neutrale e non onesto. Naturalmente l’ho visto, mi è piaciuto, ma non mi ci sono ritrovato.
Dobbiamo aspettarci una serie su Netflix?
Come ti dicevo, sono stati opzionati i diritti televisivi, li ha comperati Luca Barbareschi, produttore teatrale e televisivo di successo. Non è il mio campo, ma penso potrebbe fare qualcosa di simile alla serie 1993, una ricostruzione tra lo storico e la fiction che dia l’idea di cosa è successo in questo paese dal 2008 ad oggi.
Quando vi è venuta l’idea di scrivere “Lobby e logge”? L’avevate previsto fin dall’inizio?
No, non lo avevamo previsto. Non è stata una mia iniziativa, anche per pigrizia, ma la casa editrice ritenne che dopo il successo de “Il Sistema” sarebbe stata pura follia non proporre un seguito. Il problema era che tipo di seguito fare. L’idea fu quella di non proseguire in orizzontale, avremmo si aggiunto storie, ma con lo stesso cliché del precedente libro. Fu scelto così, non so se ci siamo riusciti, di raccontare la storia in verticale, cerco di spiegarmi meglio. Se “Il Sistema” raccontava gli intrecci tra politica, magistratura e informazione, cioè tra ambienti e persone che sono alla luce del sole, che hanno un volto, un nome, una storia, nel nuovo libro raccontiamo come quel sistema sia a sua volta infiltrato da persone che in realtà non sempre hanno un ruolo e una faccia, si tratta di faccendieri, di servizi segreti, di logge, di lobby e di pentiti di mafia. Nell’introduzione chiamo e assimilo tutto questo al dark web della giustizia. In rete infatti il dark web è quel luogo dove l’utente di internet solitamente non accede, un luogo dove non è semplice entrare e dove accadono cose indicibili. In questo nuovo libro cerchiamo di raccontare queste cose indicibili, delle infiltrazioni di mondi esterni all’interno della magistratura italiana.
Sei soddisfatto delle confessioni di Palamara?
Si sono soddisfatto delle confessioni di Palamara, anche se mi resta sempre il dubbio che non mi abbia raccontato tutto. Alla fine del primo libro giurò di avermi raccontato tutto, ma considerato tutto quello che c’è in “Logge e lobby” si scoprì che non fu proprio così. Mi auguro di non doverne scrivere un terzo.
Perché la scelta di non uscire nel periodo di Natale, ma posticipare l’uscita a febbraio? Per evitare l’affollamento delle novità in quel periodo o ci sono state logiche politiche vista la vicinanza delle elezioni del Presidente della Repubblica?
Non uscire nelle librerie per il periodo di Natale è stata una scelta precisa di Rizzoli, che ti devo dire anche a me è sembrata strana, successe così anche per il primo libro. L’editore sostiene, a ragione, che i libri in uscita a Natale siano molti e che dopo questo periodo ci sia un vuoto che vale la pena cercare di riempire per primi. L’uscita era prevista per i primi di gennaio, infatti venivo sollecitato a concludere il lavoro all’inizio di dicembre perché l’obbiettivo era quello di uscire in libreria nei primissimi giorni di gennaio. Hanno deciso poi di non uscire in quelle date per scavallare il periodo dell’elezione del Presidente della Repubblica, ufficialmente per evitare una possibile distrazione dell’opinione pubblica.
Se il libro venisse letto da un lettore lontano dal nostro Paese e fosse classificato come un romanzo, non avrebbe nulla da invidiare a testi che hanno trovato il successo nella ricchezza di avvenimenti puramente inventati. Qui si parla invece di cose realmente accadute, secondo te, quante cose ancora potremmo scoprire nelle vicende e negli intrighi tra politica e giustizia?
Constatato il successo del primo libro, a un certo punto, Rizzoli valutò l’ipotesi di tradurlo per veicolarlo in altri mercati, non lo fece poi per due ragioni: la prima perché i protagonisti di queste storie non sono personaggi noti all’estero, l’altra, più importante, è che all’estero non avrebbero capito, soprattutto nei Paesi anglosassoni, per loro si tratterebbe di pura fiction. È vero si tratta di verità bizzarre, se ne scopriranno altre? Il pozzo è senza fine, se ne possono scoprire altre, ma il seme è sempre lo stesso, invece di raccontare 10 storie ne puoi raccontare 100, in questi due libri ci sono degli indizi, ma la vera storia è molto più ampia.
Perché non è ancora scoppiato uno scandalo?
Ha ragione Palamara: è la prova provata che il sistema esiste ed esiste a prescindere da Palamara stesso. In primo luogo tutte le persone delle quali abbiamo raccontato in questi due libri sono esattamente ancora nello stesso posto che occupavano prima che scoppiasse lo scandalo Palamara. Si tratta di un sistema molto forte, molto compatto, fatto da politici, magistrati, giornalisti, un libro del genere, ambientato in un qualsiasi altro settore della vita civile, che avesse riguardato la politica, lo sport, il mondo delle aziende, avrebbe generato provvedimenti giudiziari importanti, invece lì non è successo nulla, perché chi avrebbe dovuto generarli rappresentava lui stesso il cattivo. Ripeto è la prova provata che quanto Palamara ha raccontato è assolutamente vero, si tratta di un fortino inespugnabile, dove chi tenta di aggredirlo sbatte contro un muro di gomma ed è ancora la prova che il problema non era Palamara, lui era solo il capo pro tempore di quel sistema, via lui ne arriverà un altro che ancora non ha un volto ben definito, ma che farà esattamente quello che faceva Palamara prima.
Hai dichiarato che la riforma della giustizia recentemente annunciata è solamente un annuncio di riforma, è quasi certo che la stessa non avrà vita facile in Parlamento, non pensi che i referendum potrebbero servire a smuovere finalmente un sistema incancrenito?
Ho scritto che hanno annunciato una riforma della giustizia che non c’è, ad ora c’è solo un pezzo di carta varato dal Consiglio dei Ministri che dice alcune cose, ma lo stesso è ancora senza valore, in quanto non è stata posta la fiducia. Probabilmente Draghi non ha avuto il coraggio di farlo, cosa che invece è stata fatta per altri provvedimenti meno stringenti, quindi questo provvedimento entrerà in Parlamento chissà quando e soprattutto chissà come ne uscirà rispetto al testo originario, per quello ho scritto che ad ora si tratta di una riforma scritta sulla sabbia. Sui referendum la Corte Costituzionale ha approvato la legittimità dei principali, quindi ottima notizia. Io sono un referendario, laddove non arriva la politica deve arrivare il parere dei cittadini, ora la palla passa agli italiani, il problema non sarà sul quesito “Si” o “No”, che appare scontato, ma il problema sarà il raggiungimento del quorum. Come sai, per essere valido, questo referendum deve superare il 50% di affluenza, che è un traguardo enorme. Mi auguro che gli italiani vadano alle urne in massa, indipendentemente dal voto, ma nei casi in cui ci si deve sostituire alla politica non si può restare poi assenti.
Cosa ne pensi della vicenda Open, di Renzi e delle sue accuse ai pm?
Mi sembra di vedere uno schema già visto, contestano a Renzi di essersi fatto una fondazione privata, con la quale ha finanziato la sua politica. Che poi l’abbia finanziata bene o male sono problemi di Renzi, perché si tratta di soldi privati e non di soldi pubblici. Se qualcuno si deve incazzare perché Renzi ha speso 140 mila euro di quei soldi, per andare, con un aereo privato, a mangiare con Obama, saranno i finanziatori privati a lamentarsi e magari la prossima volta non gli daranno più soldi. I magistrati invece contestano che in realtà si è trattato di un finanziamento occulto ai partiti, che è una tesi, un teorema, dove è difficile piazzare una bandierina, cioè un politico crea una fondazione per finanziare la sua attività politica, di lobbying sua e della sua area. Chi può decidere qual è la verità? E comunque non parliamo di un reato infamante per un politico, non si tratta di una tangente, non è una bugia, non ha commesso un reato a danno di minorenni, ha chiesto dei soldi a degli imprenditori, che gli sono stati dati in chiaro, tutti tracciati e tracciabili, poi spesi in un certo modo per fare politica. Quindi è un’inchiesta a tesi, è un teorema, ed è l’ultima di una lunga serie di aggressioni giudiziarie nei confronti di Renzi, io non sono il suo avvocato, però bisogna ammettere che, come racconta peraltro anche Palamara, il tutto è stato organizzato contro di lui. Renzi voleva rottamare la parte sinistra del PD, poi voleva rottamare la parte sinistra della magistratura. Quella del PD gliel’hanno lasciata fare, come ha provato a rottamare la parte sinistra della parte più ideologica, più faziosa della magistratura è stato messo nel mirino e gli è stato scatenato addosso l’inferno. Prendiamo l’indagine dei suoi genitori: il problema non è se le fatture di babbo Renzi erano corrette o scorrette, ma è la violenza e le forze in campo con le quali sono andati contro babbo Renzi. Da attacchi di questo genere, credo che pochi italiani potrebbero uscirne indenni. A molti nella vita sarà capitato di pagare l’idraulico in nero, ma se per questo mi scateni contro una Procura è ovvio che si tratta di una scelta politica, perché non stai cercando Bin Laden, non stai cercando il più grande corruttore di questo mondo, non stai cercando il capo dei pedofili, stai indagando se i genitori di Renzi hanno fatto, o meno, un pasticcio con le fatture. Stiamo parlando di noccioline. Per capire che i genitori di Renzi fossero dei pasticcioni dal punto di vista imprenditoriale non ci voleva una grande inchiesta. Si tratta quindi di una vicenda assolutamente inerente a quello che si racconta nel mio libro.
“Lobby e Logge”, ripeterà il successo de “Il Sistema”?
Questo non lo so, tutto lascia pensare di no. È difficile ipotizzare che un seguito ottenga gli stessi risultati. Questo non succede nemmeno nel cinema e, mi dicono, tantomeno nei libri. Detto questo ci aspettiamo un buon riscontro, i primi risultati sono incoraggianti, ma sarebbe veramente un miracolo se questo libro raggiungesse le performance del primo.
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