Giustizia
Richiesti 7 anni e 2 mesi al venditore dell’arma della strage all’OEZ di Monaco
Nel processo nei confronti di Philipp K. di Marburg (Assia), il 33enne venditore dell’arma Glock 17 usata per la strage del 22 luglio 2016 all’esterno del Centro commerciale olimpico di Monaco di Baviera, il Procuratore della Repubblica Florian Weinzierl ha presentato il 10 gennaio 2018, alla 19ma udienza, le proprie richieste di pena. Per l’accusa l’imputato deve essere dichiarato responsabile di 9 casi di omicidio colposo e 5 di lesioni colpose a 4 anni e 6 mesi, oltre altri 2 anni ed 8 mesi per violazioni della normativa sulle armi ed il controllo degli armamenti da guerra. Complessivamente 7 anni e 2 mesi. La mattanza costò la vita a dieci persone per lo più giovani con origini straniere, compreso lo stesso cecchino 18enne David S. figlio di iraniani, suicidatosi per sfuggire all’arresto.
Per il procuratore Weinzierl per le modalità di contatto attraverso la darknet, la giovane età dell’acquirente e la cospicua richiesta di 450 munizioni, l’imputato doveva prevedere che l’arma sarebbe stata impiegata per uccidere. Contestualmente però Philipp K. non può essere dichiarato colpevole di correo in omicidio volontario, perché il dibattimento non avrebbe permesso di raccogliere prove certe che egli abbia partecipato, o quantomeno conosciuto, i piani della strage.
Peso nella richiesta di pena del procuratore ha avuto la dichiarata disponibilità dell’imputato a vendere un’altra arma a due investigatori in incognito nell’agosto 2016. All’epoca Philipp K. già sapeva dell’atto criminoso messo a termine dal suo cliente a Monaco, ma avrebbe inconcepibilmente e freddamente comunque proceduto nel vendere nuovamente una pistola. Il procuratore ha però ritenuto di soprassedere ad una richiesta di altri 4 mesi di reclusione a compensazione del clima processuale. L’imputato ha dovuto subire frequenti attacchi delle parti civili, le quali -a giudizio dell’accusa- avrebbero prolungato immotivatamente con le loro richieste il dibattimento.
Legali di parte civile, come l’avvocato Yavuz Narin, hanno ipotizzato invece che alla base dei pluriomicidi ci possano essere state simpatie di estrema destra condivise sia dall’assassino che dal fornitore dell’arma. Il quotidiano di Monaco Süddeutsche Zeitung riporta che un parente di una delle vittime abbia perciò lasciato l’aula prima del termine dell’udienza dicendo di non reggere oltre le parole del procuratore, mentre un altro avrebbe liquidato le richieste dell’accusa come ridicole.
Il processo in effetti era inizialmente previsto dover durare ancora, quando la Corte mercoledì 10 gennaio 2018 ha inaspettatamente dichiarato la chiusura della fase probatoria ed invitato l’accusa a formulare le proprie conclusioni. Proseguirà lunedì 15 gennaio con le prolusioni conclusive dei legali delle famiglie delle vittime, quindi con quella della difesa.
Immagine di copertina: https://pixabay.com/it/revolver-colt-pistola-a-mano-arma-2933620/
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