Giustizia

Processo NSU: il tutto e per tutto per tacitare lo psichiatra forense

3 Gennaio 2017

Il processo per i crimini dello NSU è entrato nella pausa invernale da oltre una settimana senza che, come preannunciato, si sia giunti all’audizione del professor Henning Saβ. Il prof. Saβ è una delle massime autorità della psichiatria forense tedesca ed è stato incaricato dai giudici di condurre un’analisi dell’imputata principale Beate Zschäpe, ritenuta terzo membro effettivo a formare il nucleo terroristico neonazista.

 
La perizia psichiatrica è a priori una materia delicata per un difensore perché è idonea a dare al giudice indicazioni sulla comminazione di eventuali misure di sicurezza aggiuntive alla pena. In questa luce il trio di avvocati d’ufficio Wolfgang Heer, Wolfgang Stahl ed Anja Sturm hanno imposto alla loro mandante il rifiuto di qualsiasi collaborazione ad un’esplorazione psicologica, vale a dire un colloquio diretto col perito. Il prof. Saβ per questo deve basarsi per la sua opinione scientifica principalmente al solo studio dell’imputata in aula, all’osservazione ed interpretazione di quegli atteggiamenti corporei istintivi che forniscono elementi sul suo modo di pensare. Nel corso del dibattimento la difesa ha perciò anche fatto slittare il posto in cui era seduto per allontanarne il più distante possibile lo sguardo dall’imputata.

 
Poi però Beate Zschäpe ha cercato di far saltare il processo ricusando ad uno ad uno, così come in gruppo, i tre avvocati d’ufficio originari, finché i magistrati non le hanno assegnato un quarto legale e le hanno consentito di sceglierne anche un quinto. I nuovi difensori aggiunti hanno cambiato la strategia difensiva e dopo oltre due anni di silenzi hanno letto set di risposte di Beate Zschäpe a quesiti orali dei giudici. Con il gioco delle domande e risposte il perito ha quindi acquisito anche elementi di giudizio sulla biografia di Beate Zschäpe da ella stessa offerti.

 
Il prof. Saβ su richiesta dei giudici ha presentato preventivamente una perizia provvisoria scritta. Questa in poco più di 170 pagine conclude in buona sostanza che l’imputata sia adusa alla criminalità e idonea a sottostare ad una pena. In pratica apre la strada all’assegnazione, in caso di condanna, delle misure di sicurezza accennate sopra. Uno scenario catastrofico per il trio di difensori d’ufficio originari che hanno cercato sottilmente anziché di contrastare i contenuti della perizia, prima ancora che essa possa essere formalizzata in via orale, di sostenere che lo psichiatra non possa formulare un giudizio idoneo senza esplorazione e che quindi debba essere sollevato dall’incarico.

 
In subordine hanno richiesto che sia ammesso un contro perito che hanno indicato nominalmente nel prof. dr. Pedro Faustmann dell’Università della Ruhr. I giudici volevano però restare nella tabella di marcia che si erano prefissi ed hanno rigettato appena un giorno dopo tutte le censure degli avvocati Heer, Stahl e Sturm. Questo ha costretto i legali a giocare il tutto e per tutto e ricusare il Senato giudicante, i magistrati hanno detto -non senza forse cogliere nel segno- hanno fretta di decidere (il dibattimento d’altronde è in corso da oltre tre anni e mezzo) e non hanno adeguatamente affrontato gli argomenti della difesa indicati in una memoria di 33 pagine alla quale era acclusa un’opinione di 17 pagine in cui il prof. Faustmann critica il metodo del perito d’ufficio.

 
A questo punto si è registrato quanto sia anomalo questo processo con due squadre di difensori separate per una sola imputata. I tre avvocati d’ufficio originari hanno presentato l’istanza di ricusazione in modo tempestivo subito dopo la decisione dei giudici a nome di Beate Zschäpe. Quest’ultima però non si sente rappresentata da loro ed ha atteso che esponessero l’istanza perché poi il duo di nuovi legali che la assiste chiedesse una pausa e predisponesse una dichiarazione in cui ella ha fatto propria la richiesta di ricusazione dei magistrati.

 
Dai banchi dell’accusa la Procuratrice federale Annette Greger ha colto la palla al balzo asserendo che l’istanza era da dichiararsi tardiva e da non considerare e perciò senza bisogno, come altrimenti necessario, venire decisa separatamente da altri magistrati.

 
Il Presidente della sesta sezione penale Manfred Götzl, che presiede il processo, avrebbe potuto scegliere di accogliere la tesi della Procura, oppure anche semplicemente di accantonare una decisione per un’udienza ed iniziare ad ascoltare lo psichiatra. Ma il rischio di apparire voler procedere a tutti i costi gli è parso evidentemente concreto ed ha rimandato tutto al gennaio 2017.

 
La difesa di Beate Zschäpe ha così guadagnato tempo per affinare le controdeduzioni e cercare di ribattere punto per punto alle tesi del Prof Saβ. Da esse non può aspettarsi nulla di sostanzialmente diverso da quanto il perito non abbia già anticipato nel suo parere provvisorio scritto, giacché altrimenti questi contraddirebbe alla radice la sua competenza di giudizio. Oltre a tutto lo psichiatra forense potrà trarre oralmente nuovi elementi anche dalla corrispondenza dell’imputata ad un altro neonazista già internato in Nord Reno Vestfalia: Robin Schniemann. Dal carcere di Monaco le lettere uscirono senza censura, le intercettarono però i servizi di sicurezza dell’istituto di pena di arrivo e gli scritti furono fotocopiati. La difesa di Beate Zschäpe aveva cercato di contestarne l’acquisizione agli atti e la valutabilità come prova. I giudici hanno però corretto l’errore di forma disponendo il sequestro d’ufficio delle lettere. Il Prof Saβ non ne ha potuto tenere conto nella perizia provvisoria scritta, ma ne potrebbe trarre motivo argomentativo nel formalizzarla in forma orale nel dibattimento.

 
Mentre intanto Beate Zschäpe, almeno nominalmente tempo fa ha fatto atto di ricusare l’ideologia neonazista in un’attestazione di circa 30 secondi, l’unica letta di propria voce, decisamente non hanno voltato le spalle alle amicizie nella scena dell’estrema destra i due coimputati Ralf Wohlleben e André Eminger. Alla penultima udienza dell’anno è comparso un manipolo di 7 neonazisti, uno con due bambini, a salutare dall’alto della platea l’ex consigliere della Npd Ralf Wohlleben. Questi ha portato il pugno della mano destra orizzontalmente al cuore in cenno di saluto ai ragazzini mentre i due gli facevano ciao con la mano dall’alto. All’uscita il manipolo ha poi accolto amicalmente André Eminger e si è allontanato con lui che è a piede libero.

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