Giustizia
Primavera 2022: gli italiani attesi dal referendum politematico
Partendo dalla legge Severino, fino al tema della separazione delle carriere dei magistrati . Su cosa saranno chiamati ad esprimersi gli italiani nel prossimo referendum ?
Alcuni dei quesiti formulati alla Corte Costituzionale, sono stati giudicati ammissibili, in quanto, le proposte contenute, non possono essere ascritte a nessuna delle ipotesi escluse costituzionalmente.
Ed allora, al prossimo referendum, la cui data verrà fissata in un lasso di tempo compreso tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi, il popolo italiano potrà esprimere il proprio parere di natura politematica, tra cui anche sul controverso argomento riguardante la carcerazione preventiva e la tanto discussa separazione delle carriere per i magistrati.
In particolar modo, dalla Consulta è stato concesso il placet perché i cittadini si pronuncino circa le proposte ritenute ammissibili dal nostro ordinamento costituzionale, per le quali, quindi, non è precluso ricorrere al referendum.
Si attendono nei prossimi giorni, le motivazioni su cui la Corte Costituzionale fornirà indicazioni più approfondite.
A cominciare dalla ipotesi di abrogare la cosiddetta legge Severino, ovvero l’intero Testo unico delle disposizioni normative in materia di incandidabilità, insieme ad uno dei decreti attuativi della legge stessa, di cui si sono fatti promotori sia la Lega che i Radicali.
In buona sostanza, questo, laddove venisse supportato dal consenso dei cittadini, comporterebbe l’eliminazione delle norme che vietano ai condannati in via definitiva per reati di stampo mafioso, terrorismo, corruzione ed altre fattispecie penalmente rilevanti di grave entità, di prendere parte alle elezioni per il Parlamento europeo ed italiano, ma anche a quelle regionali, provinciali e locali. Inoltre, verrebbe abrogato l’articolo 11, che commina la sospensione per gli amministratori locali, a seguito di una condanna subita in primo grado per alcune tipologie di reati.
In tema di custodia cautelare, invece, si richiede che venga depennato parte dell’articolo 274 del Codice penale, ridimensionando di molto l’ambito di applicazione delle misure cautelari, più propriamente, della carcerazione preventiva per alcuni titoli di reato.
Su tutti, spiccano il reato di finanziamento illecito ai partiti, o quelli per cui è prevista una reclusione non inferiore nel massimo della pena a cinque anni, salvo che non si ravvisino particolari pericoli di fuga o di inquinamento delle prove da parte dell’indagato.
Troviamo anche il delicatissimo e controverso argomento attinente alla separazione delle carriere dei magistrati. Il prossimo referendum conterrà la possibilità per i cittadini di esprimere il proprio parere favorevole o contrario al cambio di funzioni tra Giudici e Pubblici Ministeri, durante la carriera in magistratura. Ancora, il quesito referendario di specie, chiederà agli italiani di cancellare o meno, la disposizione normativa che prescrive che ciascuna candidatura per il Consiglio Superiore della Magistratura, vada supportata almeno da 25 presentatori firmatari. In modo tale da perseguire l’obiettivo annunciato nel testo nella riforma Cartabia sull’opportunità di sottoporre candidature individuali e, soprattutto, libere.
Infine, nell’ambito dell’amministrazione della Giustizia, l’ultimo dei quesiti referendari in oggetto, chiederà di approvare o meno anche il diritto di voto degli avvocati, al fine di esprimere valutazioni sulla professionalità dei magistrati all’interno dei Consigli giudiziari.
Nei prossimi giorni si conosceranno le motivazioni delle sentenze per le proposte giudicate ammissibili dalla Consulta.
A quel punto, verrà diramata la comunicazione delle stesse al Presidente della Repubblica ed ai presidenti di Camera e Senato. Il Capo dello Stato, su deliberazione del Consiglio dei ministri, indirà con decreto, il suddetto referendum politematico.
Giova ricordare che è necessario il raggiungimento di un quorum del 50%+1 degli aventi diritto, perché il voto sia valido.
I quesiti valutati come inammissibili dalla Corte Costituzionale, invece, riguardavano la responsabilità civile diretta dei magistrati, che attualmente è indiretta e prevede che sia lo Stato ad operare un risarcimento da danno ingiusto cagionato ad un cittadino, rivalendosi, solo in seguito, sul magistrato che ha commesso l’errore.
Poi, il quesito in merito alla depenalizzazione degli stupefacenti, sul quale il Presidente della Consulta, Giuliano Amato, ha testualmente comunicato che: “Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”.
E, da ultimo, il quesito sulla spinosa questione legata all’eutanasia che proponeva di depenalizzare l’omicidio del malato consenziente. “Il referendum, non era sull’eutanasia, ma sull’omicidio del consenziente. L’omicidio del consenziente sarebbe stato lecito in casi ben più numerosi e diversi da quelli dell’eutanasia”, ha concluso lo stesso Amato.
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