Giustizia

Per la fine del “populismo giudiziario”?l’inversione ad “U” di di maio

29 Maggio 2021

Suscita impressione, e un po’ di sconcerto, l’inversione ad “U “di Luigi Di Maio, il quale, in una lettera pubblicata su “Il Foglio”, ha chiesto scusa, senza giri di parole, per l’aggressione politica e mediatica al sindaco di Lodi, Simone Uggetti, assolto dopo cinque anni per non avere commesso il fatto ed aver subito l’offesa del carcere e delle dimissioni. Quando fu ingiustamente accusato, i cinque stelle, con Di Maio e gli altri manettari, soffiarono sul fuoco e, prima che Uggetti fosse processato, già fu definito acriticamente e aspramente come colpevole, dai grillini di oggi (insieme alla Lega) amaramente pentiti, almeno per bocca del Ministro degli Esteri.

Si può affermare che, con questa lettera, sia venuta la fine del “populismo giudiziario“, dell’estremismo, della giustizia interpretata come sovranità punitiva, della fine dell’età “dell’ardore poliziesco” come ha scritto Ennio Amodio, professore emerito di procedura penale in un bellissimo libro, “A furor di popolo” (Donzelli editore)?

Dunque, i Cinque Stelle sono partiti da Robespierre e sono arrivati a Cesare Beccaria?

È noto che i grillini celebrano le manette come momento salvifico di una società nella quale il sospetto è già parificato a colpa e, sulla scia del teorema di  Camillo Davigo“non esistono politici innocenti ma colpevoli su cui non sono state ancora raccolte le prove” – battono la danza macabra e le urla di giubilo quando parte un avviso di garanzia, già ritenuto sentenza di colpevolezza passata in giudicato. Fanno della gogna la componente essenziale del loro programma politico, ritengono l’indagato come un nemico della società ed è ovvio che, se viene irrogata la pena, ne desiderano anche l’estromissione. Esprimono un giudizio di sacertà ,secondo cui il colpevole non è degno nemmeno del processo, essendo uno scarto di cui privarsene.

Ecco allora che “la moltitudine e le sue grida” (Storia della colonna infame, Alessandro Manzoni) costituiscono per i Cinque Stelle il sistema di giudizio che aborrisce il diritto penale nella sua fondamentale funzione di tutela, di momento costitutivo, strutturale per la salvaguardia dello statuto garantistico del presunto colpevole. Il diritto penale, infatti, per una società che ha abbandonato la caccia alle streghe e vede il lume della ragione anche a corredo della giustizia, diventa punto di equilibrio tra tutela e garanzia, baricentro per l’identificazione del valore irriducibile della persona. Il diritto, pertanto, deve essere vissuto ed interpretato come la struttura necessaria per il mantenimento di una convivenza pacifica, ove regni la presunzione d’innocenza e sia interpretata la pena come rieducativa, alla luce della Carta Costituzionale. Il magistero penale è dedicato a proteggere la libertà individuale, sosteneva Francesco Carrara, faro della criminalistica ottocentesca. La speranza è che questa lettera di scuse non sia una becera mossa politica per la perdita irreversibile di un consenso elettorale, ormai ridotto alle briciole. Si attendono i fatti.

(Nella foto, Simone Uggetti dopo l’assoluzione).

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