Giustizia

Pace tra gli europei, ma non agli europei

30 Marzo 2017

Mentre si ha notizia oggi che è stata sgominata una cellula jihadista a Venezia, anche in Germania si ripetono i casi di arresti e rinvii a giudizio di ex combattenti islamisti che hanno potuto intrufolarsi nel Paese sfruttando le rotte dei profughi insieme ai tanti disgraziati che scappano dalla guerra. Di seguito i tre casi più recenti.

 
Khamel T. H. J. e Azad R. due siriani di 22 e 25 anni che dall’agosto 2013 all’aprile 2014 avevano preso parte ai combattimenti in Siria attorno ad Aleppo nelle milizie Ahrar al-Sham sono da oggi sotto processo innanzi alla 8ª sezione della Corte di Appello di Monaco di Baviera. Uno dei due, che era stato ferito in combattimento e si era fatto curare in Turchia, è comparso in sedia a rotelle. Il coimputato lo aveva accompagnato in clinica ed insieme si erano poi uniti ai flussi di rifugiati verso la Germania, approdando infine in Baviera. Qui grazie a testimonianze ed indagini erano stati individuati un anno fa circa e fermati in un alloggio per richiedenti asilo di Bamberg. I sospetti trovarono le prime conferme attraverso le foto rinvenute sui loro cellulari. Sono perseguiti anche per violazioni delle leggi sugli armamenti da guerra. Si tratta del primo processo contro rifugiati jihadisti in Baviera. Entrambi rischiano fino a 10 anni.

 
Già una settimana fa era stato arrestato ad Ostallgäu, pure in Baviera, il cittadino afghano 30enne Abdullah P., con l’accusa di aver causato la morte di 16 soldati afgani e statunitensi e di aver contravvenuto alle stesse leggi sulle armi da guerra. Abdullah P. era in Germania dal luglio 2011 dove era giunto attraverso la rotta balcanica. Per la Procura Generale aderì nel 2002 in Afghanistan all’associazione terroristica Taliban entrando in un’unità comandata da suo padre. Dalla fine dell’aprile 2004 avrebbe poi preso egli stesso la guida della milizia, che per combattere venne dotata oltre che di armi da fuoco, anche di razzi ed un cannone. In un attacco ad un convoglio di sette/otto veicoli fece esplodere almeno due cariche e missili anticarro provocando la morte di almeno 16 soldati americani ed afghani. Secondo la ricostruzione degli inquirenti si era sposato nel 2008 e poco dopo, nel 2009, aveva lasciato la guerra scappando in Pakistan. Da allora sarebbe stato minacciato di morte.

 
Da poco prima, il 20 marzo, è rinviato a giudizio a Coblenza il 21enne afghano Hekmat T. Era stato arrestato il 1° dicembre 2016 con l’accusa aver militato nello stesso gruppo terroristico Taliban partecipando in almeno 6 casi a combattimenti sul terreno (qualificati giuridicamente come tentativi collettivi di omicidio contro almeno 100 persone) ed aver contravvenuto alle leggi sugli armamenti. Avrebbe aderito all’associazione terroristica dalla metà del 2013 in Afghanistan e sarebbe stato coinvolto in almeno 4 occasioni come ausiliario nel portare le munizioni e ricaricare una mitragliatrice automatica ed in altre 2 avrebbe sparato egli stesso contro la polizia afghana con un Kalashnikov.

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