Giustizia

NSU: dopo 373 udienze il via alle comparse conclusionali

18 Luglio 2017

Dopo oltre 4 anni, con la fine della 373ma udienza è stata chiusa a Monaco di Baviera la fase probatoria del processo per i crimini dell’organizzazione terroristica “Clandestinità nazionalsocialista” (NSU). Già mercoledì 19 luglio la procura generale inizierà con la presentazione delle proprie richieste conclusive. Il procuratore federale Herbert Diemer ha preannunciato che l’esposizione richiederà prevedibilmente 22 ore e quindi dovrà essere divisa in più giorni.

 

Dopo la pausa estiva di agosto sarà poi il turno delle parti civili e dei difensori di presentare le rispettive istanze conclusionali. Per i legali delle oltre 80 parti civili è prevedibile un arco di tempo tra le 50 e le 60 ore; per le difese non è ancora stata preannunciata alcuna stima. Resta anche da vedere se i 5 avvocati dell’imputata principale, Beate Zschäpe -accusata di essere l’unica superstite dell’associazione terroristica- che sono divisi in due gruppi procederanno in modo unitario o separato. Ella è infatti rappresentata dal trio legale Wolfgang Heer, Wolfgang Stahl ed Anja Sturm, che ha ricusato ma resta incaricato d’ufficio, ed al contempo dal tandem di avvocati Mathias Grasel, anch’egli disposto d’ufficio a metà processo, ed Hermann Borchert, il solo difensore eletto.

 

I giudici devono tuttavia decidere ancora due istanze appena presentate. I tre avvocati originari di Beate Zschäpe hanno domandato che l’esposizione conclusiva della procura venga registrata, od altrimenti ne venga loro data copia dattiloscritta. Alla richiesta hanno aderito tutti gli altri difensori. Il processo penale tedesco è tuttavia caratterizzato dall’oralità e finora i giudici hanno rigettato ogni richiesta di effettuare registrazioni.

 

L’imputato Ralf Wohlleben, ex esponente del partito neonazista tedesco NPD accusato di avere fornito l’arma per 9 omicidi e di avere aiutato il gruppo in clandestinità, ha poi nuovamente richiesto di essere rimesso in libertà. È in carcere preventivo da 5 anni ed 8 mesi ed i suoi difensori hanno argomentato che il termine massimo ammesso dalla convenzione europea per i diritti dell’uomo è invece di 4 anni e non sussisterebbe pericolo di fuga.

 

Per l’avvocato Sebastian Scharmer che rappresenta la sorella del ristoratore Mehmet Kubaşık ucciso a Dortmund il 4 aprile 2006 circa un mese prima di compiere 40 anni, il processo ha chiaramente dimostrato la piena colpevolezza dei 5 imputati. Contrariamente dall’atto di accusa presentato dalla Procura Generale l’avvocato Scharmer afferma però che l’NSU non è stato composto solo da tre persone -numero minimo necessario perché giuridicamente sussista un’associazione terroristica- bensì da una rete più vasta. Inoltre ribadisce che non è ancora stata fatta piena luce nelle responsabilità dei servizi segreti per la mancata tempestiva scoperta del gruppo prima del 4 novembre 2011. A dargli ragione ci sarebbero le risultanze della seconda commissione di inchiesta parlamentare del Bundestag, rese pubbliche da poco. In esse si riportano come credibili testimonianze che hanno riferito che Ralf Marschner, informatore dei servizi del Verfassungschutz col nome in codice Primus avesse dato lavoro a Uwe Mundlos mentre era in clandestinità. Circostanza che per la Procura Generale non è invece inequivocabile, tanto che Marschner non è mai comparso di fronte ad alcuna autorità in Germania ed è stato escusso solo per rogatoria in Svizzera.

 

Per l’avvocato difensore Wolfgang Stahl per contro nei 4 anni di processo non sono emerse prove inconfutabili della compartecipazione di Beate Zschäpe ai crimini dello NSU -10 omicidi, 15 rapine ed almeno 2 attentati dinamitardi- e lascia capire di voler perorare che la sua assistita sia tutt’al più dichiarata responsabile solo dell’incendio doloso dell’ultimo covo a Zwickau.

 

I giudici hanno però indicato di ritenere sufficiente la perizia psichiatrica del prof Henning Saβ, che ha suggerito che Beate Zschäpe dovrebbe essere sottoposta a misure rieducative in carcere, e respinto le critiche mosse alla stessa dal prof. Pedro Faustmann. Quest’ultimo -dietro incarico dagli avvocati Heer, Stahl e Sturm- aveva invece affermato che in qualità di psichiatra forense il prof. Saβ non fosse idoneo ad esprimersi su un’imputata sana. I giudici hanno inoltre anche ricusato per manifesta parzialità la perizia del prof Joachim Bauer, indicato dal duo Grasel e Borchert. Il prof Bauer pur non avendo mai partecipato prima al dibattimento e basandosi su una scelta molto ristretta di atti ricevuti dai due difensori, aveva potuto sottoporre l’imputata in carcere ad alcune sedute esplorative ed era giunto alla conclusione che ella fosse stata vittima di violenza fisica e psichica da parte del defunto compagno di fuga Uwe Böhnhardt. Durante il processo nessun testimone entrato in contatto col trio in clandestinità tuttavia ne ha mai neppure lontanamente suggerito alcun indizio. Pochi giorni dopo avere presentato le sue risultanze in aula, il prof. Bauer aveva poi inviato copia della propria perizia per la pubblicazione al caporedattore di un quotidiano indicando come essa sostanzialmente mettesse a nudo che si stava conducendo una caccia alla strega.

 

Dopo tre settimane dalla presentazione di tutte le comparse conclusionali, presumibilmente non prima della fine di ottobre, i giudici dovranno annunciare il dispositivo della sentenza. Se ritenuti colpevoli gli imputati rischiano pene, nel massimo, tra 15 e 10 anni di reclusione. Tuttavia per il pentito Carsten S. verrà applicato il diritto minorile e ci si attende una pena lieve, forse addirittura con la sospensione. Per contro, in esito alla perizia del prof Saβ, Beate Zschäpe potrebbe essere sottoposta a misure di controllo suppletive che ne prolungherebbero la custodia.

 

 

[In copertina l’avvocato Sebastian Scharmer, foto dell’autore]

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