Giustizia

Morte di Marco Pantani, aperta una nuova inchiesta

23 Novembre 2021

Aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di omicidio dalla Procura di Rimini dopo la lettura dell’interrogatorio di Fabio Miradossa, il pusher del «Pirata» che lo riforniva di cocaina, che in Commissione Antimafia ha dichiarato: “Non si vuole la verità”.

 

È stata riaperta per la terza volta l’inchiesta sulla morte di Marco Pantani dopo che, nel 2016 l’inchiesta bis fu archiviata e l’omicidio escluso.

Non è stato un omicidio dicono quindi i tribunali, ma la famiglia di Pantani ritiene che ci siano ancora verità da raccontare sulla morte del Pirata.

L’unico processo con tre condanne è quello del 2004, dove fu condannato a 4 anni e sei mesi Fabio Carlino, ex manager di discoteche, «per spaccio e morte come conseguenza dello spaccio» in seguito assolto perché il fatto non sussiste. Fu condannato a 3 anni e 10 mesi Ciro Veneruso, accusato di aver portato la cocaina a Pantani mentre Fabio Miradossa, il pusher di Pantani, ha patteggiato una pena di 4 anni e 10 mesi.

La famiglia di Marco Pantani ha consegnato un memoriale di 51 pagine ed è riuscita ad ottenere l’apertura di un nuovo fascicolo dal procuratore capo di Rimini, Elisabetta Melotti. La Commissione Antimafia indaga sulla vicenda dal 2019. L’obiettivo della famiglia è quello di fare luce definitivamente su quanto accaduto la notte di San Valentino, quel 14 febbraio 2004, nel bilocale del residence Le Rose di Rimini occupato da Marco Pantani. L’avvocato Fiorenzo Alessi, di Rimini, aveva difeso Riccardo Riccò nelle inchieste sportive e giudiziarie per fatti di doping è il nuovo legale nominato da Tonina Pantani.

“Sono convinto che Marco Pantani fu ucciso, l’ho conosciuto 5 o 6 mesi prima della sua morte e di certo non mi è sembrata una persona che volesse smettere di vivere”. Queste sono le parole di Fabio Miradossa, l’ex pusher condannato per aver venduto la dose fatale all’indimenticato campione e pronunciate davanti alla commissione parlamentare Antimafia che fanno parte dell’articolato fascicolo sulla morte di Pantani. Un’indagine per omicidio “che porta la data del 2019 e di cui nulla si sapeva prima”, spiega il legale della famiglia Pantani, l’avvocato Fiorenzo Alessi.

“Obiettivo dei genitori è mettere finalmente una parola definitiva, in un senso o in un altro, su questa morte soprattutto dopo che un soggetto, che forse qualcosa sapeva, ha dichiarato, davanti alla Commissione Antimafia, che Marco è stato ucciso. E’ difficile che, a distanza di tanti anni, ci possa essere una clamorosa novità, ma è anche vero che la procura sta indagando e ha deciso di ascoltare a lungo la mamma. Ora confidiamo che la procura svolga indagini attente e scrupolose”, ha ha affermato all’Adnkronos l’avvocato Fiorenzo Alessi commentando la nuova inchiesta aperta sulla morte del ciclista sottolineando che l’obiettivo della mamma di Pantani, Tonina, è “mettersi il cuore in pace”.

Nel febbraio 2004, mentre i genitori partivano per una vacanza in Grecia, Marco Pantani gli raccontò di voler andare in vacanza in montagna, passando da Milano. Cambiò però idea e decise di rientrare verso Rimini. Secondo quanto dichiarato dal tassista con cui fece la sua ultima corsa, il bagaglio di Pantani era costituito unicamente da una piccola busta in plastica, contenente medicinali. A Rimini, Marco Pantani prese alloggio inizialmente per una notte, poi per quattro, presso il residence “Le Rose”. La sera del 14 febbraio 2004 fu ritrovato morto nella stanza D5 dell’edificio. L’autopsia rivelò che la morte era avvenuta fra le 11:30 e le 12:30 e che fu causata da un edema polmonare e cerebrale presumibilmente causata da un’overdose di cocaina e, sempre secondo una perizia effettuata in seguito, anche da psicofarmaci.

Secondo invece il Miradossa, a togliergli la vita sarebbe stato altro, perché il campione “era perennemente alla ricerca della verità sui fatti di Madonna di Campiglio”, quando venne squalificato dal Giro d’Italia per doping e ha sempre detto che “non si era dopato”.

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