Giustizia
Masseria Ferraioli: l’impegno civile come strumento per debellare la camorra
“Che cos’è un uomo in rivolta? Un uomo che dice no”. È la celebre frase con cui inizia “L’uomo in rivolta”, saggio in cui Camus riflette sul significato di ribellione, riflessione che sarà ripresa nei Taccuini dove approfondisce il rapporto tra ribellione, bellezza, giustizia ed eguaglianza.
La bellezza non è solo una categoria estetica, è inscindibilmente legata all’etica, l’attributo del bello non prescinde mai da valori morali perché è intimamente legato alla capacità di osservazione critica del reale, di ribellione allo squallore. È, ancora, giudizio, progetto. È perciò capacità di scelta. Ribellione come capacità di dire no al malaffare, un “no” che secondo la Dickinson è la parola “più selvaggia del vocabolario” e che si traduce in responsabilità. Il “no” non è semplice negazione, è, invece, azione, ha valore costruttivo e creativo soprattutto quando si alimenta di valore collettivo. Per Camus la rivolta raccoglie, riunisce, rianima, egli identifica la capacità umana di ribellione con il cogito cartesiano: mi rivolto quindi siamo. Il concetto di ribellione è, dunque, ancorato ai valori della giustizia sociale, al rifiuto dell’ iniquità.
La Masseria Antonio Esposito Ferraioli è il frutto di una rivolta etica, bene confiscato più grande dell’Area metropolitana di Napoli, si estende su una superficie di circa dodici ettari, pari a 120mila metri quadrati. Situata nel territorio comunale di Afragola, in provincia di Napoli, porta il nome di Antonio Esposito Ferraioli, cuoco, scout e sindacalista della CGIL, vittima innocente della camorra che fu ucciso a Pagani il 30 agosto 1978 per il suo lavoro sindacale e per le sue indagini sull’uso di carne sospetta nella mensa, dove lavorava.
La Masseria è stata affidata da poco più di un anno a una rete guidata dal Consorzio Terzo Settore di cui sono partner la Cooperativa “L’uomo e il legno”, la CGIL di Napoli, l’Associazione “Sott’e’ncoppa” e la Cooperativa” Giancarlo Siani”. Queste realtà si stanno impegnando nel difficile compito di far rinascere un bene confiscato e rimasto per circa vent’anni in stato di abbandono, con un progetto altamente innovativo per la capacità di attivare i cittadini attraverso la partecipazione e promuovere azioni in grado di dare anche risposte occupazionali ai soggetti più penalizzati.
In particolare, i soci della Cooperativa sociale “L’uomo e il legno” hanno fatto del lavoro, di là delle barriere create dallo svantaggio, il pilastro stesso dell’impegno quotidiano in quanto assertori della possibilità di tutti di superare i momenti di particolare difficoltà attraverso l’inserimento in un contesto professionale solidale e attento alla persona.
La Camera del lavoro di Napoli, articolazione della CGIL sull’Area metropolitana di Napoli, è stata sempre in prima linea nella lotta contro le mafie. Un tratto distintivo della sua storia, dalle lotte bracciantili d’inizio secolo scorso fino all’attività di questi ultimi anni contro la corruzione e le infiltrazioni mafiose negli appalti, è il riuso sociale delle aziende e dei beni sequestrati e confiscati alle mafie.
La Cooperativa “Giancarlo Siani” già sede del progetto “Radio Siani, web radio della Legalità”, è nata dalle ceneri di Radio Nuova Ercolano, radio dei clan a servizio della camorra. Intitolata alla memoria del giovane cronista napoletano ucciso dalla camorra, Radio Siani si pone come realtà dinamica e assorbente il cui pilastro fondante è quello della rete, affinchè venga scardinata la cultura dell’arroganza, dell’indifferenza e dell’omertà. La piattaforma di lancio di ogni rivoluzione culturale, infatti, non può non partire che dall’innesto di valori collettivi.
L’Associazione di volontariato “Sott’e’ncoppa”, vanta oltre 16 anni di attività nel campo del Commercio Equo e Solidale e promuove il consumo critico. Partendo dalla presa di coscienza del valore sociale dei propri gesti quotidiani, solleva problematiche legate ai rapporti tra nord e sud del pianeta volte a proporre un nuovo modello di società fondato sulla solidarietà tra persone e popoli. L’associazione rivolge, inoltre, la sua azione al sostegno di donne vittime di violenza e dal 2010 ha attivato centri antiviolenza per offrire loro sostegno.
Nell’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini attraverso lo svolgimento di qualsiasi attività produttiva che rispetti e valorizzi ambiente e territorio, cultura e saperi locali, 10mila metri quadrati di terreno sono stati destinati agli orti urbani. Cittadini, associazioni e scuole coltivano un orto urbano alla Masseria, contribuendo attivamente a questo percorso collettivo di rinascita.
Tra i partner della Masseria ci sono ben sette istituti scolastici. In collaborazione con l’Istituto “A.Torrente” si sta realizzando un progetto che concerne la trasformazione, la cucina e l’esportazione dei prodotti agricoli di eccellenza e, al tempo stesso, l’ideazione e la promozione di percorsi di turismo responsabile che coinvolgano la Masseria e altri beni confiscati dei territori limitrofi.
“Le cose non vanno sempre lisce”, spiega Gianluca Torelli, uno dei promotori delle iniziative alla Masseria, la quale ha subito il furto dei primi 400 alberi di mele annurche piantati, “ma non ci si è lasciati intimidire dall’accaduto”. A conferma di una volontà coraggiosa e testarda, oltre alla denuncia, si è deciso di ripiantare nuovamente gli alberi e, in una giornata chiamata “Open day”, si è chiesto a chiunque volesse, di partecipare all’iniziativa per dimostrare che ormai il bene confiscato aveva iniziato il suo percorso di restituzione alla cittadinanza e che niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo. Circa 1000 persone hanno accolto la sfida intervenendo attivamente.
A pochi giorni dall’assegnazione della Masseria, inoltre, viste le bellissime immagini dei peschi in fiore, numerose persone hanno sollecitato affinché fosse qui organizzato il Lunedì di Pasqua. La gran parte delle pesche è stata regalata con la dovuta comunicazione sulla provenienza e sul gesto simbolico del regalo inteso come restituzione del maltolto dei clan durante la festa di Sant’Antonio ad Afragola. Le pesche sono state anche distribuite durante la manifestazione della Cgil a Roma contro il caporalato.
“Un albero ha bisogno di due cose: sostanza sotto terra e bellezza fuori. Sono creature concrete ma spinte da una forza di eleganza”. Alla masseria, questa spinta ha consentito la nascita di un frutteto che coprirà una superficie di cinque ettari; Treedom è la community di persone, aziende e contadini coinvolta nel progetto. Tante le specie selezionate, molte in vie di estinzione che daranno l’opportunità a tante persone di ritrovare un pezzo della storia agricola e contadina del luogo in cui vivono, una storia che si interseca con quella delle vittime innocenti della camorra. Il frutteto sarà, quindi, attraversato anche dal “percorso della memoria” che sarà realizzato durante l’estate del 2018 dai Campi estivi di “E!state Liberi”.
Nel progetto di recupero della memoria storica, si iscrive la necessità di recuperare feste antiche e ormai quasi dimenticate. Insieme all’associazione “Kairos”, è stato organizzato il primo “focarazzo di Sant’Antuono”, festa durante la quale tante persone hanno partecipato portando cibo e bevande da condividere, un’occasione di socialità durante la quale si rafforza la capacità di ricordare il passato, di raccontarlo, perché leggendo e raccontando storie si può immaginare di cambiare il mondo, cercando di dargli una forma quanto più possibile vicina a come dovrebbe essere.
Tra le collaborazioni più forti con la Masseria c’è quella con la FLAI, la categoria della CGIL che organizza e rappresenta i lavoratori del settore agro-alimentare. La FLAI è stata protagonista di un lungo percorso che ha condotto all’approvazione della legge 199/2016 con la quale lo Stato ristabilisce il principio della legalità nelle campagne, contrastando il degrado dei diritti e delle persone e lo sfruttamento dei lavoratori da parte di chi scarica verso il basso il risparmio dei costi facendolo pagare a chi deve lavorare per pochi euro e con pochi diritti.
Altro importante obiettivo vede la liberazione dal ricatto della violenza subita delle donne. Il superamento del ruolo di sottoposto e di vittima è intrapreso con l’autodeterminazione attraverso l’indipendenza economica. Le donne coinvolte durante il percorso di formazione saranno istruite non solo alle mansioni utili alla produzione (creazione di una filiera produttiva sostenibile, dalla pianta al succo di frutta, realizzazione di prodotti come passata di pomodoro, sughi pronti e sott’olio, i cosiddetti “boccaccielli” che, attraverso la tecnica della vasocottura, offrirà prodotti più elaborati come pasta già pronta e dolci), ma svilupperanno anche competenze gestionali, acquisiranno un bagaglio di competenza sui processi partecipativi, sulla commercializzazione e distribuzione dei prodotti agro-alimentari, sul ruolo dei beni confiscati per il lavoro e la legalità. Impareranno, infine, a essere protagoniste dell’intera attività in un percorso di autonomia personale e sviluppo economico locale.
Tutto questo è una realtà che Sabato 30 giugno chiunque sia intervenuto, perché coinvolto o semplicemente per curiosità, ha potuto toccare con mano. Ragazze e ragazzi provenienti da ogni regione d’Italia, insieme agli adulti a vario titolo coinvolti nel progetto, sono impegnati nei campi estivi promossi da “Libera”, dopo aver deciso volontariamente di dedicare una settimana delle proprie vacanze a affiancare e partecipare attivamente al quotidiano impegno di cooperative sociali e associazioni.
Tra le iniziative, da annoverare le visite e le attività di formazione che permettono di incontrare la realtà di Napoli, dei suoi quartieri, da Ponticelli a Scampia e al Rione Sanità, quartieri in cui il disagio e la marginalità hanno saputo creare anche dinamismo e bellezza. I ragazzi riscoprono con i loro occhi interi quartieri, imparando, così, ad andare oltre i pregiudizi e sperimentando tutta la bellezza di cui sono capaci certi territori, una bellezza in grado di resistere anche alla violenza e ai soprusi.
La giornata ha visto la partecipazione tra gli altri di Carmine Mocerino, Presidente della Commissione Anticamorra della Regione Campania, e di Franco Roberti, già Procuratore nazionale antimafia, adesso Assessore alla Sicurezza della Regione Campania. Con loro Giuseppe Massafra, Segretario nazionale della CGIL, Lucia Rossi, Segretaria nazionale del sindacato dei pensionati, e Ivana Galli, che dirige la FLAI CGIL. In chiusura, l’intervento di Fabio Giuliani, Referente regionale dell’Associazione Libera, che riunisce da vent’anni centinaia di realtà che si occupano di far rivivere i beni sottratti alle mafie.
La buona cucina ha allietato questi momenti di condivisione con i prodotti genuini della Masseria Ferraioli preparati direttamente dalle mani degli ortolani: famiglie e cittadini di Afragola. Le pietanze sono state rigorosamente servite con materiali monouso in quanto la Masseria Ferraioli ha adottato la politica del “Plastic Free e collabora con “ Let’s do It!” che da anni promuove azioni contro il problema dei rifiuti.
Tutti i relatori sono convenuti sulla necessità non solo di espropriare i beni illecitamente accumulati dalle organizzazioni criminali, ma anche di restituirli alla collettività cui erano stati illegalmente sottratti. Attraverso il riutilizzo del bene confiscato, infatti, si indeboliscono le organizzazioni criminali, si afferma in modo concreto e visibile il principio di legalità nei luoghi in cui le mafie sono presenti, si riconsegnano ai cittadini dei beni che costituiscono un’opportunità di sviluppo e di crescita. Ispirandosi ai dettami sanciti nella Carta Costituzionale e in modo particolare al secondo comma dell’articolo 3, (“È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”) si intende ridare dignità e competenza ad un welfare statale pubblico che sia capace di legare libertà personali e dignità umana, di ridurre la distanza tra istituzioni e cittadini, di accogliere i problemi e le difficoltà dei più fragili, sostenendo le tante intelligenze e esperienze che permettono una migliore qualità di vita agli esclusi.
Si è ribadita, inoltre, la necessità di un agire politico che sia durevole e che non si basi solo su proclami ambigui e nebulosi, che garantisca libertà che non tutelino solo interessi e privilegi particolari, una libertà, quindi, la cui salvaguarda è assicurata dal rispetto delle leggi o meglio da una concezione etica delle leggi intrisa di uguaglianza di opportunità capaci di coinvolgere l’ineludibile questione dell’uguaglianza degli esseri umani.
La libertà implica sempre una responsabilità, è al tempo stesso emancipazione e rimedio, è uno spazio libero contro il degrado, la corruzione, la perdita di dignità. Mi viene in mente, perciò, la considerazione che Levi, nello struggente racconto dell’“Ultimo” (uno dei pochi che prende parte alla rivolta degli insorti di Birkenau ribellandosi alla legge del Lager) fa: “doveva essere di un altro metallo dal nostro, se questa condizione, da cui noi siamo stati rotti, non ha potuto piegarlo” . Oggi, nel caso della Masseria Ferraioli, quella stessa considerzione può essere declinata al plurale.
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