Giustizia

Lo scandalo che non sussiste sulla sentenza della Cassazione

18 Luglio 2018

La notizia che ieri ha infiammato le bacheche dei social di molti è quella che agenzie di stampa e quotidiani hanno pubblicato relativa a una sentenza della Corte di Cassazione (n. 32462/18) depositata ieri su un caso di stupro commesso da due 50enni ai danni di una ragazza che aveva bevuto a cena in loro compagnia: “La vittima si ubriaca, stupro senza aggravante”, riportava l’Ansa, seguito da molti altri titoli simili di altri giornali.

Veniva spiegato come i giudici, confermando la condanna per violenza sessuale di gruppo della Corte d’Appello di Torino, avessero escluso l’aggravante di “aver commesso il fatto con l’uso di sostanze alcoliche” — e così il relativo aumento di pena — dal momento che la donna aveva consumato alcolici volontariamente.

La notizia ha fatto molto scalpore, scatenando polemiche e critiche sui social e nel mondo della politica. Negative le prime reazioni da parte di alcune deputate e di molti altri sulla loro scia.

Per gli amici e le personalità pubbliche e politiche che sul web si stanno ancora scandalizzando sulla sentenza della Corte di Cassazione: leggendo le motivazioni della sentenza, anch’io come altri giuristi più ferrati di me la trovo giuridicamente corretta.

Anzi dirò di più, concordo con chi afferma che è un errore attaccare una sentenza che invece andrebbe sostenuta perché ha difeso il principio dell’inviolabilità del corpo di una donna: se una donna è ubriaca, anche se ha bevuto di sua spontanea volontà e non è stata indotta o costretta a bere, è stupro.

La sentenza della Cassazione afferma infatti che c’è stata “violenza sessuale di gruppo con abuso delle condizioni di inferiorità psichica o fisica”. Secondo i giudici integra questo reato “la condotta di coloro che inducano la persona offesa a subire atti sessuali in uno stato di infermità psichica determinato dall’assunzione di bevande alcooliche, essendo l’aggressione all’altrui sfera sessuale connotata da modalità insidiose e subdole, anche se la parte offesa ha volontariamente assunto alcool e droghe, rilevando solo la sua condizione di inferiorità psichica o fisica seguente all’assunzione delle dette sostanze”.

Purtroppo alcuni giornalisti e la loro voglia di sensazionalismi (o forse la scarsa capacità di comprensione del testo) fanno passare la sentenza per altro; la Corte non ha assolutamente inteso nè sottinteso teorizzare che lo stupro non c’era perché la vittima si era ubriacata. Nessuno sta dicendo quindi: “è colpa tua perché hai bevuto”.

La violenza sessuale è stata ritenuta sussistente. Perquanto riguarda l’aggravante avrebbero dovuto essere i soggetti attivi del reato, alias i due uomini stupratori, a costringere la vittima a bere per poi innescare la violenza sessuale compiuta e non la donna a bere consapevolmente e intenzionalmente.

Molto rumore per nulla?

Tutto questo è accaduto perchè non si leggono con attenzione le sentenze ma solo le prime righe e si tralasciano le argomentazioni.

Un bravo giornalista non deve studiare le fonti, comprenderne il significato e solo poi scrivere? Dovrebbe essere così.

Perchè altrimenti si rischia di capire fischi per fiaschi, si rischia di fuorviare il lettore. Di creare polemiche dove non vi è motivo ve ne siano e portare chi legge a dubitare del raziocinio e della competenza del più alto organo giurisdizionale dello Stato, che ricordiamolo, si è espresso in punto di diritto e non di merito.

Per chi volesse leggere qualcosa sull’argomento di più equilibrato e meno “tecnico” personalmente ho trovato l’articolo di Valigia Blu davvero apprezzabile.

Questo può essere uno spunto per ricordare sommessamente a tutti (giornalisti e pubblico) che serve un giornalismo di maggior qualità e di meno sensazionalismo.

 

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