Giustizia
L’ex SS Hanning chiede scusa
Nella 13ma udienza del processo che lo vede imputato con l’accusa di concorso in omicidio in almeno 170.000 casi per aver prestato servizio di guardia nel lager di Auschwitz dal gennaio 1943 al giugno 1944, l’imputato Reinhold Hanning per la prima volta dall’inizio del dibattimento ha preso posizione sulle accuse. Dapprima attraverso il suo legale Johannes Salmen che ha letto un testo di una ventina di pagine in cui Hanning ha dichiarato di non aver mai parlato del suo passato ad Auschwitz neanche alla sua famiglia e di vergognarsi di non aver fatto nulla mentre venivano bruciati degli esseri umani. Di aver cercato per tutta la vita di dimenticare. Auschwitz era un incubo.
<Potevo percepire l’odore dei corpi che bruciavano; sapevo che i corpi venivano bruciati> riporta le sue parole David Rising per la AP. Mentre Silke Buhrmester per il Lippische Landeszeitung cita <mi pento profondamente di aver preso parte ad un’organizzazione criminale che è stata responsabile della morte di tante persone innocenti, della distruzione di innumerevoli famiglie, della miseria, sofferenza e dolore delle vittime e dei loro parenti>.
Per la più parte la dichiarazione letta dall’avvocato Salmen è stata una ricostruzione delle tappe della carriera militare dell’imputato: volontario nelle SS a 18 anni, impegnato in diverse battaglie, quindi dopo essere stato ferito da schegge di una granata alla testa e ad una gamba a Kiev nel 1941 venne giudicato inidoneo di tornare al fronte e finì ad Auschwitz.
Anche Hanning stesso però, in sedia a rotelle, ha poi preso la parola e con voce flebile -lo riporta sempre David Rising per AP- ha detto in pubblico di vergognarsi per aver visto l’ingiustizia e non aver mai fatto nulla per porvi termine, chiedendo scusa per le sue azioni.
Leon Schwarzbaum, che ad Auschwitz perse 35 membri della sua famiglia, lo ha ascoltato rigido e pur dicendosi lieto che abbia domandato perdono ha detto che non è sufficiente, riporta sempre Rising. Caustico anche il giudizio di Cristoph Heubner del Comitato Internazionale di Auschwitz, che alla Bild ha dichiarato <era tempo che Hanning dicesse qualcosa e glielo si deve riconoscere ma ogni parola della sua dichiarazione era limata e calcolata .. come se ad Auschwitz lui fosse stato solo uno spettatore> Nella dichiarazione scritta in effetti Hanning ha ammesso di essere stato assegnato ad una torre di guardia e che tutte le persone sulle torrette avevano l’istruzione di sparare se qualcuno cercava di fuggire, ma non ha indicato se lui lo abbia mai fatto. Non ha preso alcuna responsabilità diretta per l’uccisione di alcuno del milione di morti di Auschwitz.
In ogni caso oggi Hanning ha ammesso di essere stato di guardia ad Auschwitz e di essere stato alla guida di picchetti di sorveglianza di squadre di prigionieri costretti al lavoro. Ha anche ammesso di sapere delle uccisioni col gas. Anche se ha indicato di avere prestato servizio solo ad Auschwitz I e contestato di essere mai entrato ad Auschwitz-Birkenau. Non si è preso delle responsabilità dirette, ma ha comunque dato corpo alle accuse.
Nelle udienze precedenti diversi sopravvissuti avevano testimoniato le disumane e brutali condizioni del lager, dove erano perennemente tra la vita e la morte, sottoposti al capriccio ed al sadismo dei guardiani, senza che i cronisti abbiano mai potuto cogliere alcuna reazione dell’imputato. Neanche quando i testimoni gli si erano rivolti direttamente. Leon Schwarzbaum lo aveva esortato <Signor Hanning abbiamo quasi la stesa età, siamo entrambi vicini al tribunale supremo .. parli dica cosa ha fatto così come ho fatto io ora. Voglio sentire la verità.> La tensione nella voce e le mani tremanti che ne tradivano l’emozione, ma l’imputato non aveva reagito.
La conclusione del processo è per ora prevista il 27 maggio. In caso di condanna Hanning potrebbe subire una sentenza sino a 15 anni di reclusione, ma vista l’età è impensabile che sconti alcuna pena.
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