Giustizia

Se per qualcuno la legge sulla tortura è un problema

10 Aprile 2015

Ieri sera ho seguito Virus, su Rai Due. Ospiti di Nicola Porro erano Matteo Salvini e Gennaro Migliore, e fra le altre cose si è parlato del reato di tortura che proprio ieri sera era in votazione alla Camera. Votazione conclusasi positivamente con 244 voti favorevoli, 14 contrari e 50 astenuti, che segna un altro decisivo passo per l’introduzione di un reato che l’Italia avrebbe dovuto introdurre da tempo, anche perché firmataria della Convenzione dell’ONU contro le torture.

Porro, parlando dell’introduzione di questo reato, l’ha definito rischioso per il corretto svolgimento del lavoro da parte delle forze dell’ordine. Una presa di posizione abbastanza curiosa: come può un reato che colpisce un abuso intralciare il regolare e corretto svolgimento del lavoro delle forze dell’ordine? Vuole sottintendere che ci sia qualcosa di corretto e regolare nel torturare qualcuno? Mi auguro fortemente di no.

Al conduttore andrebbero ricordati i casi Aldrovandi, Cucchi, Uva, Magherini, Ferulli, ad esempio. Casi di persone arrestate e inspiegabilmente morte nelle mani di chi ha il dovere di proteggere la vita delle persone. Persone morte per i pestaggi, i maltrattamenti ricevuti, per degli abusi a cui oltre al danno, spesso, alla famiglia della persona morta si aggiunge la beffa: tipo la denuncia del COISP, uno dei sindacati di polizia.

Guardando a questi fatti e pensando alle parole di Porro, provo soltanto rabbia. Rabbia e vergogna, per come un personaggio pubblico si permetta di fare certe affermazioni. E che rincara, rispondendo a chi gli ricorda quei casi che lui non vuole rifare i processi in televisione. Non si tratta di rifarli a mo’ di gogna pubblica, ma solo ricordare delle pagine buie dell’Italia e delle sue forze di sicurezza, venute meno in questi casi al loro giuramento di difesa delle persone. Il reato di tortura, ma anche i codici identificativi sui caschi dei poliziotti, sono utili per proteggere l’onorabilità dei tanti poliziotti che svolgono bene il loro lavoro e colpire invece chi disonora la divisa che indossa.

Chiudo riportando l’articolo 1 della Convenzione ONU contro le torture. Un articolo, come dice il Luigi Manconi, che raggiunge una limpidezza altissima e che contiene tutto ciò che può essere considerato tortura. Un articolo che, alla luce di tanti episodi accaduti, fa molto riflettere.

Ai fini della presente Convenzione, il termine “tortura” designa qualsiasi atto con il quale sono inflitti a una persona dolore o sofferenze acute, fisiche o psichiche, segnatamente al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimidirla od esercitare pressioni su di lei o di intimidire od esercitare pressioni su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su una qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o tali sofferenze siano inflitti da un funzionario pubblico o da qualsiasi altra persona che agisca a titolo ufficiale, o sotto sua istigazione, oppure con il suo consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore o alle sofferenze derivanti unicamente da sanzioni legittime, ad esse inerenti o da esse provocate.

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