Giustizia
L’arte di prendersi il merito
Stamane un pezzo della storia d’Italia indigesto ha rimesso piede dentro i confini nazionali dopo quasi quarant’anni di latitanza.
È già tragicomico pensare che un terrorista nemico dello Stato porti lo stesso nome di uno storico eroe di Stato, ancor di più sapere che il primo è molto più famoso del secondo, nel sapere comune; a sbilanciarsi sul comico ci pensano però le dichiarazioni del Ministro Bonafede all’aeroporto.
La prassi ricorda un po’ quella dello studente che, ad un test a crocette brillantemente superato grazie all’opzione del 50/50 sulle domande non sapute, si mette a vantarsi coi colleghi di corso della votazione ottenuta. Anche se il risultato è un esame passato, non significa che vi sia un reale merito nell’averlo passato. A volte è solo questione di incommensurabile fortuna.
La cattura di Cesare Battisti non è merito dell’attuale legislatura, anche se il Ministro Bonafede ci tiene a strumentalizzare questa magistrale botta di culo capitata durante il suo governo, ma è meglio chiamarla con il suo nome: epilogo che prima o poi sarebbe arrivato comunque. La vita cambia, le condizioni cambiano, i protettori vanno e vengono.
L’Italia va a testa alta perché i suoi Servizi Segreti Antiterrorismo sono i più avanzati del mondo. Lo erano anche prima di questa legislatura. Lo saranno anche dopo. E a fare la differenza, qui, non è stato-lo-Stato italiano, ma il venir meno della protezione dello stato brasiliano. Fosse capitato cinque anni fa, dieci anni fa, o quindici, sarebbe successa la stessa cosa: stessi eccellenti Servizi Segreti italiani, stesso arresto, stesso ritorno in patria. Governo diverso.
Bonafede parla di rispettabilità riguadagnata a livello internazionale. Facile diventare rispettabili quando il topo viene lasciato libero e non ti resta che prenderlo. Sarebbe stato molto più rispettabile combattere, battere i pugni sul tavolo ad oltranza ed ottenere la legittima restituzione del topo quando era indebitamente nella gabbia di altri.
Noi italiani, oggi, qui, ci arriviamo sfiniti più che contenti. Con la faccia di Battisti che sembra sempre sorridere con un ghigno soddisfatto, qualunque cosa accada. Lo catturano, sorride. Atterra, sorride. Intanto, quarant’anni più o meno liberi, la metà media di un’esistenza umana, li ha sottratti al suo destino giudiziario. Perciò bentornato in Italia, Cesare. Morirai dove devi, ma tanto lo sapevi anche tu.
Devi fare login per commentare
Accedi