Giustizia
La questione morale anche nella magistratura. Plenum con Mattarella al CSM
Il “caso Palamara” fa infuriare i Magistrati milanesi, che in un durissimo comunicato pongono “la questione morale” anche nel seno della Magistratura.
Non viene digerito il rapporto tra la politica e la Magistratura, proprio nella scelta di quei Procuratori che dovrebbero coprire le sedi vacanti, in modo particolare Perugia, Roma e Trani.
Nelle intercettazioni della Guardia di Finanza, che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati alla Procura di Perugia per il reato di corruzione il giudice Luca Palamara (vedi nostro articolo su Stati Generali del 2 giugno scorso), si fa riferimento ad un incontro al quale hanno partecipato Palamara, l’ex sottosegretario del governo Renzi Luca Lotti, il deputato del partito democratico ed ex magistrato Cosimo Ferri (entrambi di ferrea fede ed appartenenza renziana) ed altri due Magistrati, nelle persone di Corrado Cartoni ed Antonio Lepre.
Oggetto della discussione consisteva proprio nella scelta di chi avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di capo della Procura di Roma, dopo il pensionamento di Pignatone.
Luca Lotti sta brigando per rendere possibile che alla Procura capitolina ci vada un Magistrato a lui vicino: ha molto paura dell’inchiesta Consip, di cui è imputato e sta facendo l’impossibile affinché sia insabbiata.
È intollerabile, come ha scritto stamane il giudice Armando Spataro sulle colonne di “ Repubblica”ed allo stesso modo il 2 giugno Giorgio Meletti sul “Fatto Quotidiano” e Vladimiro Zagrebelsky il primo giugno su “La Stampa”, che le conversazioni intercettate costituiscano lo specchio di relazioni personali a dir poco improprie e di interessi di singoli, di correnti e di esponenti di partiti che si intrecciano al di fuori di ambiti istituzionali.
Questo, in realtà, non tollerano i Magistrati milanesi, che si sono accorti che la commistione tra Magistratura e politica nuoce al prestigio della toga e allontana il giudice dal dettato costituzionale e dalla sua delicata e rilevante funzione nel fragile equilibrio tra i poteri dello Stato.
La rabbia che montava dentro la magistratura meneghina, dunque, è esplosa. E così a Milano c’è stata un’assemblea spontanea che s’è conclusa con un documento durissimo: «Non nel nostro nome. C’è una questione morale tra noi».
I magistrati milanesi non hanno digerito le notizie di cene, incontri, inciuci, finalizzati alle nomine.
Per di più emergono accordi impropri tra magistrati non più eletti al Csm e uomini politici, tra cui, come detto, il dem Luca Lotti che è imputato a Roma. Perciò scrivono, indignati: «Queste condotte suggeriscono l’idea di una magistratura corrotta, vicina, se non parte, di centri di potere occulti, che pretendono di pianificare dall’esterno le nomine».
Il documento delle toghe milanesi si conclude con un terribile monito: «I magistrati non abbiano alcun rapporto con centri occulti di potere politico o affaristico, da chiunque rappresentati. Per salvaguardare le istituzioni, i consiglieri che sono o dovessero risultare coinvolti diano immediatamente le dimissioni».
Oggi ci sarà il Plenum straordinario al CSM alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella.
Potrebbe esplodere una crisi irreversibile.
Biagio Riccio
Devi fare login per commentare
Accedi