Giustizia
Il Sistema
Il Sistema, di Alessandro Sallusti e Luca Palamara.
Immaginiamo di sostituire gli autori con nomi a caso, Mario Rossi intervista Guido Bianchi e di cercare il libro in libreria nelle sezione novità, sezione romanzi, gialli, polizieschi, casi giudiziari etc. In copertina l’immagine di un’aula di tribunale popolata da giudici in toga, avvocati e imputati. Scoprendo poi che il libro è diventato un best seller ed è in testa alle classifiche da diverse settimane forse saremmo spinti, in quanto amanti del genere e dalla curiosità, ad acquistarlo.
Iniziata poi la lettura ci troveremmo di fronte ad una storia avvincente, coinvolgente, appassionante, trascinante, piena di colpi di scena, con intrighi, raggiri e misteri degni dei più grandi autori, che raccontano storie e verità nascoste ,che non devono essere rivelate. Una spy story in piena regola, con informazioni sensibili, riservate, e poi utilizzate per raccontare il conflitto tra poteri. Fatti che si possono rinvenire in un ottimo romanzo di spionaggio.
Peccato che il racconto narra un pezzo di storia della magistratura e della politica italiana degli ultimi anni, raccontata da uno stimato giornalista che intervista un ex magistrato italiano, ex membro del consiglio superiore della magistratura. Il racconto di un sistema perverso, che rivela un’organizzazione che mette un velo alla democrazia, coprendo il suo significato più legittimo. Nel libro sono coinvolti giudici, giornalisti, politici e forze dell’ordine succubi di meccanismi diabolici, che portano confusione a tal punto da non distinguere più il bene dal male.
Non sono un critico e non è nelle mie intenzioni scrivere una recensione del libro, probabilmente non ne avrei nemmeno le capacità. Questo non mi impedisce, però, di esprimere alcune considerazioni sul contenuto.
Incredibile scoprire quanto una parte della magistratura, organismo dei massimi poteri dello Stato con il compito di vigilare sull’applicazione delle leggi, intervenendo poi quando vengono violate, abbia condizionato, con il suo potere, molti anni della politica italiana. Va ripristinata la fiducia dei cittadini nella legge e nello Stato di diritto. Mi riferisco specialmente al contrasto permanente tra magistratura e politica. Il paradosso è che le leggi le fa la politica e la magistratura avrebbe il compito di vigilare e intervenire restando all’interno dei propri confini.
C’è però uno squilibrio tra i due poteri.
I magistrati hanno il potere di compromettere la carriera dei politici distruggendola, nel peggiore dei casi, mentre i politici non possono fare altrettanto. È vero che le leggi le fa la politica, ma i politici potrebbero essere esposti a pericoli nel legiferare provvedimenti sgraditi ai magistrati, da qui la non libertà e il condizionamento. Il Consiglio Superiore della magistratura dovrebbe garantire l’indipendenza dei magistrati e il potere della giustizia, ma gli interessi dei magistrati, il dominio e la superiorità hanno fatto sì che la funzione imparziale sia venuta meno.
Andrebbe urgentemente riformato il CSM e ricondotto alla sua corretta e nobile funzione, ma come fare se i politici che si fanno carico di questo compito sono esposti al rischio di pericoli per loro stessi e per la loro carriera? Il nuovo Governo, guidato da un tecnico e composto da tutte le forze politiche, tranne una, potrebbe approfittare della storica occasione per mettere fine al contrasto politica-magistratura. I rischi probabilmente sarebbero limitati in quanto condivisi.
È importante farlo. I cittadini hanno il diritto di riappropriarsi della fiducia nello stato e nelle sue leggi.
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