Giustizia

Il dietro le quinte delle unioni civili raccontato da Monica Cirinnà

20 Ottobre 2017

Se solo meno di quattro anni fa avessimo chiesto a qualcuno “Conosci Monica Cirinnà?”, i più – compreso il sottoscritto – avrebbero sgranato gli occhi. Oggi alla stessa domanda nessuno rimarrebbe interdetto, perché in qualche modo tutti – ammiratori e detrattori – si sono incontrati, ritrovati o scontrati con questa signora bionda e riccioluta o almeno con il suo pensiero politico.

Quando nel 2013, in Commissione Giustizia del Senato, decisero che dovesse essere lei la relatrice della legge sulle unioni civili, ormai diventata per tutti la “legge Cirinnà”, questa senatrice senza esperienza, alla sua prima legislatura, si spaventò eccome: “Mi vogliono fregare…” pensò subito, poi grazie anche al fondamentale contributo di suo marito decise di buttarsi a capofitto in questa avventura.
Da qui parte la narrazione che Monica Cirinnà fa della sua esperienza di questi ultimi tre anni, raccolta in un libro uscito pochi giorni fa per Fandango, “L’Italia che non c’era”, che l’autrice presenterà oggi a Milano alla Libreria Feltrinelli di Piazza Duomo alle 18.30, intervistata da Sergio Rizzo.
Il libro è un documento di cronaca politica fatta da un punto di vista interno al Palazzo, ma è anche una narrazione ricca di contenuti eterogenei: oltre alla descrizione legata all’iter della legge, dove l’autrice dettaglia la vita dentro e fuori il Senato, i patti, gli inciuci, gli accordi, i tradimenti, gli screzi, le amicizie e gli abbracci, ci sono le tante lettere ed email che ha ricevuto in questi anni, messaggi d’amore, di speranza, di conforto, alcuni di rabbia e, purtroppo spesso, di attacco alla persona. Alcuni commuovono, altri fanno davvero sorridere.

E poi c’è l’aspetto più personale di Monica Cirinnà, una “tigre romantica” di cui emergono i momenti di forza e di vero sconforto, come anche la grinta personale continuamente ritrovata e rinvigorita grazie a un mondo nuovo, quello della comunità LGBTI*, che ha vissuto visceralmente e che fino ad allora conosceva solo in superficie. Ci sono gli alti e i bassi vissuti con i colleghi di partito (alcuni dei veri “fratelli coltelli”) e con gli altri parlamentari: la delusione e la rabbia dopo il tradimento dei Cinque Stelle, la battaglia faticosa contro quelli che lei chiama i “cavalieri medievali”.
C’è l’Italia attraversata da Nord a Sud, c’è la gente comune che ha incontrato in questi anni. C’è la scoperta dei social e dello smartphone – questo sconosciuto -, da parte di una donna che solo fino a tre anni fa era beatamente felice col suo funzionale Nokia di vecchia generazione. E poi c’è un angolo, il più prezioso, di ampia intimità, che nel suo caso ha un nome preciso: Esterino, suo marito. Questo omone, anche lui impegnato in politica, che come un ombra ha affiancato la moglie supportandola col suo sorriso gentile e trasferendole per osmosi una carica potente di energia e di vero amore. Leggere nel libro alcune loro lettere private per credere.

Senatrice, le brucia ancora la delusione per il comportamento tenuto dai 5S al momento di votare il suo disegno di legge, o meglio il famoso emendamento “canguro”? Ha avuto modo di parlarne successivamente con il loro senatore Airola, che l’ha aiutata nella battaglia per poi fare una dichiarazione di voto contrario in Aula?


“Il tradimento del M5S mi ha ferito dal punto di vista politico e personale. Direi soprattutto personale: per me i rapporti umani vengono prima e valgono di più dei rapporti politici. Come è possibile contribuire a scrivere una legge, sostenerla per due anni e mezzo in Commissione e poi, per un diktat venuto dall’alto, gettare tutto a mare, fregandosene delle vite delle persone a cui è rivolta? Il cinismo politico mi ha sempre disgustato e quello ne è stato uno degli esempi più schifosi. E poi torno sull’aspetto personale. Colleghi con i quali hai lavorato fianco a fianco che nel giro di una notte ti voltano le spalle senza battere ciglio. Nel libro ho raccontato nel dettaglio cosa è successo con il senatore Airola. Fatti gravi. Da allora quando mi vede cambia strada o non mi saluta.”

In questi anni ha ricevuto lettere, mail da tanti oppositori riconducibili prevalentemente a persone vicine al pensiero ecclesiastico. Qual è la cosa che l’ha ferita di più tra i vari attacchi ricevuti?


“La Chiesa è un mondo variegato e la Chiesa di Papa Francesco è sicuramente più inclusiva che in passato. E’ vero, ho ricevuto tante mail da sostenitori ultracattolici e oscurantisti, ma mi sono arrivati anche tanti attestati di stima e sostegno da quel cattolicesimo “adulto” che vive l’insegnamento di Cristo nella sua forma più alta e vera: chi sono io per giudicare? Parole ripetute anche da Papa Bergoglio. Ricordo lettere di catechisti, di insegnanti di religione, sia gay che etero, che mi ricordavano che ciò che conta è l’amore, spronandomi ad andare avanti. E così è stato. Ferite? Le mie sono guarite, quelle nell’anima di chi ha istillato odio e disprezzo non credo.”

Nel libro racconta come uno dei punti fondamentali nella discussione della legge sia stata la famosa adozione coparentale, a cui una frangia agguerrita di senatori cattolici del Pd, ha fatto opposizione. Ricordo che subito dopo lo stralcio della stepchild adoption il PD promise subito la riforma delle adozioni, come fosse un qualcosa che potesse sanare la ferita aperta, pur consapevoli che visti i tempi della legislatura e la difficile maggioranza parlamentare non avrebbero permesso nulla di ciò. Ha qualcosa da recriminare ai colleghi del suo gruppo parlamentare?

“Ho sempre combattuto a viso aperto, anche con chi, in modo assolutamente minoritario, nel Pd ha cercato di porre un freno alla legge. I Gruppi del Pd del Senato prima e della Camera poi hanno fatto un grande lavoro, questa legge esiste perché il Pd l’ha voluta e caparbiamente sostenuta. Se non c’è l’adozione coparentale c’è un solo ed unico responsabile: il M5S che si è sfilato al momento del voto sul famoso emendamento “canguro” che avrebbe garantito una legge piena.”

Oramai la stepchild adoption è già roba vecchia, superata grazie ad alcune sentenze dei tribunali. Qual è la sua proposta sui diritti dei bambini e sui doveri legati alla genitorialità?
”Credo che ora la cosa più urgente da fare sia una riforma profonda delle adozioni che, nell’interesse della tutela dei bambini, consenta procedure più snelle per tutti, coppie etero, omosessuali e single. Penso inoltre che si debba puntare più in alto, per meglio garantire la tutela di tutti i bambini, va riconosciuta la responsabilità genitoriale alla nascita a tutti i genitori, biologici e sociali. Conosco e frequento tante famiglie Arcobaleno, soffro ogni volta che penso ai loro figli, bambini meno uguali e meno garantiti degli altri.”

Avendo seguito da vicino tutto il cammino della legge che porta il suo nome, ho avuto come l’impressione che una volta approvata, in molti alla fine siano saliti sul carro della vittoria. È così o è solo una mia percezione?

“In Parlamento i cavalieri medievali, non sono cambiati. Sono ancora lì. Così come chi ha sostenuto la legge. Nel mondo cattolico credo che molto sia cambiato e, anche se resistono sacche di omofobia, la “normalità” della vita sta prevalendo sul pregiudizio. Così come nel Movimento Lgbt: vedo che anche chi ci accusava di fare una legge al ribasso e inutile oggi si è già unito civilmente o ha programmato di farlo. Segno che i diritti e i doveri reciproci nella coppia ci sono tutti, sono veri e reali.”


Nel suo libro assume un ruolo “più pubblico” anche suo marito Esterino (Montino, sindaco di Fiumicino). Che contributo le ha dato?

“Il nostro è davvero un grande amore, privo di competizione, orgoglio e ruoli precostituiti. Esterino mi è stato accanto sempre, sostenendomi nei momenti di difficoltà e stanchezza, mi ha sempre dato preziosi consigli. So che ho fatto passare due anni e mezzo d’inferno, e tante notti insonni… devo dire che è un uomo molto paziente, buono e generoso.”

Da paladina della comunità lgbt* quali sono le priorità legislative da affrontare per i diritti delle persone LGBT*?
“Tutte le infinite applicazioni dell’articolo 3 della Costituzione, l’articolo più bello presente nella legge sulle unioni civili, quello che prevede l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Ricordo che anche i cattodem in commissione contrastarono il richiamo a questo articolo, che ora è nella legge grazie al coraggioso lavoro del ministro Andrea Orlando.”

C’è stato un momento in cui avrebbe voluto mollare tutto?

“I giorni peggiori sono stati quelli a metà di febbraio 2016, quelli del tradimento dei Giuda a 5 stelle. Anche tante notti in Commissione Giustizia sono state complicate, con tanti attacchi anche personali contro di me. Ma io sono caparbia e determinata. Se mi prendo un impegno lo porto fino in fondo. E’ grazie a questo mio carattere (qualcuno dice caratteraccio) che non ho mai mollato. Se qualcuno aveva pensato che una parlamentare di prima nomina non sarebbe riuscita ad arrivare in fondo a questa durissima battaglia aveva sbagliato di grosso i suoi conti.”

Lo ius soli temperato sarà approvato entro questa legislatura?
“Proprio ieri è stato uno dei miei tre giorni di digiuno per sensibilizzare e accelerare sul provvedimento dello ius soli. Purtroppo c’è una profonda disinformazione che le forze conservatrici stanno facendo in questo Paese: si tratta dei bambini che vanno a scuola con i nostri figli, sono nati in Italia da genitori con regolare permesso di soggiorno, che producono reddito in questo Paese. E si tratta di riconoscere loro la cittadinanza alla fine del ciclo scolastico. Questa legge si deve fare e penso che il Senato la possa approvare a metà tra le due letture della legge di Bilancio. Il Partito Democratico, se vuole essere una forza di centrosinistra in Europa, deve avere il coraggio di portare la legge in aula. Senza giochi e senza calcoli, si vota in aula e se non dovesse essere approvata, chi avrà votato contro questi bambini ci dovrà mettere la faccia. Sono convinta che potremmo farcela.”


Qual è la cosa che ha apprezzato di più in questi tre anni? Cos’è che l’ha resa felice?


“L’aver messo il nome su una legge che porta gioia. E’ sicuramente una legge storica, che ha fatto fare un salto culturale importante al nostro Paese. Una legge che afferma tre grandi valori presenti nella nostra costituzione: uguaglianza, libertà, laicità. Ora quello che mi riempie il cuore è vedere tante coppie e famiglie che adesso possono dire: io ci sono! Esisto per il mio paese! Le nostre famiglie sono uguali alle altre!”.

In effetti questo libro è il racconto di una gioia, di un pezzo di cammino, di una legge tanto faticosa e tanto bella, quanto ancora, purtroppo, incompleta. Il primo passo di un cammino più lungo.

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