Giustizia
Il Citizen Kane di Sicilia è mafioso?
“Facciamo finta che tutto va ben” cantava Ombretta Colli e la canzone era anche la sigla con la quale Peppino Impastato apriva la trasmissione Onda Pazza su Radio Aut Aut. Altri tempi! Ma la Sicilia li ha fatti questi maledettissimi cento passi avanti da allora? A Catania c’era Pippo Fava, che scriveva e scriveva di una città che è una troia dagli occhi mafiosi. A Catania c’era e c’è ancora Mario Ciancio, dominus dell’editoria del Sud Italia, padrone e direttore de “La Sicilia”, di radio, televisioni e anche proprietario in parte di altri giornali. Un impero da Citizen Kane in piena regola quello dell’uomo più potente di Sicilia, perché oltre all’informazione c’è tanto altro.
“La Sicilia” è quello strano e paradossale giornale che è riuscito nell’impresa di ospitare tra le sue pagine la lettera di un boss mafioso dal carcere (ed è mistero sul come un detenuto al 41 bis riesca a comunicare con la redazione di un giornale), lettera non commentata dal giornale, siamo nel 1994 e successivamente ospitare l’editoriale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nel marzo scorso faceva gli auguri di compleanno al suddetto giornale. En passant ricordiamo che la notizia della chiusura delle indagini su Mario Ciancio è di febbraio, l’editoriale di Mattarella è di marzo. Questioni di opportunità, ma questo lo giudicheranno i lettori e i posteri.
La notizia di giovedì scorso, la ricostruisce Claudio Fava, vicepresidente della Commissione Nazionale Antimafia: “se sequestrano 17 milioni di euro a Mario Ciancio, cioè al più potente, riverito e temuto editore del sud Italia; se quei soldi (e molti altri ancora, risulta dalle carte) venivano conservati su fondi svizzeri gestiti da fiduciarie di copertura; se la Procura distrettuale di Catania (a cui va il nostro riconoscimento per il lavoro paziente e rigoroso che ha fatto, dopo molti anni di colpevole inerzia di quell’ufficio) ha deciso di esercitare l’azione penale nei confronti di Ciancio ‘per avere lo stesso, da numerosi anni, apportato un contributo causale a cosa nostra catanese’: insomma, se tutto questo è vero (e chi ha il coraggio di dubitarne?) dovremo riscrivere la storia di Catania e probabilmente dell’intera Sicilia”.
Fin qui i se, il fatto invece è che Mario Ciancio ieri è finito davanti al GUP di Catania che doveva decidere il rinvio a giudizio per reati di mafia e c’erano da sciogliere anche le riserve su tre richieste di costituzione di parte civile (Ordine Giornalisti, eredi commissario Montana e SOS impresa). Che avrà fatto il giudice? Semplice, ha rinviato il tutto al 14 ottobre prossimo venturo. E qui ci soccorre il caustico Sergio Scandura che su Facebook osa fare la seguente pubblicità comparativa: “Bene: oggi, 19 giugno 2015, Il GUP di Catania, ha rinviato al 14 ottobre p.v. che ancora manca un mese e mezzo dalla rituale pausa feriale. Facciamo una pubblicità comparativa? Il GUP di Palermo, processo Apocalisse con 129 indagati del mandamento Resuttana, sciolse la riserva su una cinquantina – leggasi – cinquantina di richieste costituzioni Parti Civili e Lese in dieci – leggasi – dieci giorni (dal 15 al 25 maggio n.d.r.). Qualcosa che assomigli al finale di #TheUntouchables?”.
Questo lunghissimo rinvio non deve sorprendere più di tanto, perché la Procura di Catania sul caso Ciancio aveva chiesto l’archiviazione, come sul caso Raffaele Lombardo d’altronde e solo grazie a Luigi Barone all’epoca GIP a Catania (oggi trasferito in Cassazione) che l’indagine è andata avanti e che forse si arriverà a un rinvio a giudizio (seppur in autunno) per Mario Ciancio.
Insomma, per rispondere alla domanda che alcuni a Catania si fanno sottovoce da quarant’anni “Mario Ciancio è mafioso?”, c’è ancora tanto da aspettare.
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